21 Novembre 2024

Recensione di Black Sea 

Foto di scena del film Black Sea distribuito da Notorious Pictures ed in uscita nelle sale il prossimo 16 AprileIl capitano Robinson, dopo essere stato licenziato dall’azienda Agora, incentrata sull’esplorazione dei fondali marini, accetta senza molti scrupoli quella che sembra essere l’ultima occasione per riscattare la propria vita. Per dimostrare a se stesso ed alla propria famiglia, abbandonato anche da quest’ultima, il suo vero valore e trovare una via di fuga dalla povertà in cui naviga, prende parte ad una missione clandestina, commissionata da un riccone qualunque, il cui fine è quello di recuperare una considerevole quantità d’oro data, da quel che si dice, a Hitler da Stalin affinché la Germania non invadesse la Russia, poi però andata perduta nella profondità del Mar Nero. Con un equipaggio di dodici uomini, sei inglesi e sei russi, e con un sottomarino in pessime condizioni, Robinson si getta a capo fitto in un’impresa ardua e irta di pericoli, mettendo a repentaglio i propri uomini ed il lavoro assegnatogli.


black-sea2Affascina sempre un film ambientato in un sottomarino, vuoi per la tensione, per l’ubicazione particolarmente claustrofobica, o per il rapporto che si instaura tra l’equipaggio con il passare del tempo, che può essere di natura pacifica o, nel caso peggiore, conflittuale, e Black Sea non rappresenta affatto un’eccezione, poiché l’opera di Kevin MacDonald riesce abilmente a gestire tutti gli elementi in grado di conferire al suo cinema quel non so che di classico che è possibile riscontrare in analoghe pellicole thriller, a sfondo bellico o drammatico.

E’ un insieme di citazioni e generi la sua ultima fatica, ed il capitano Robinson (il cui nome pare una citazione del noto romanzo di Defoe) si presenta a noi quasi come un capitano Achab, non alla ricerca della nota balena bianca, ma dell’oro che per lui rappresenta l’unica ed ultima possibilità di riemergere al mondo con le vesti di un uomo nuovo, rinato e privo di quella povertà e solitudine, insuccesso e ingiustizia, che ha sempre contraddistinto la propria esistenza.

Jude Law si carica il film sulle proprie spalle, e cuce attorno al suo alter ego un pathos ed un senso del drammatico interessante e ben riuscito, alimentando una climax perfetta che, al momento opportuno, non va mai sopra le righe, perché è proprio nel sapersi contenere, nel non andar oltre, che Robinson rivela tutta la sua natura, le sue debolezze e la consapevolezza di aver gettato al vento l’ultima possibilità donatagli. A Law spetta il compito di segnare non solo 8ef4d986-d335-4eec-a053-eaf8fdfa00eai vari passaggi che costituiscono i rapporti interpersonali dell’equipaggio, ma di fare anche da metronomo per quelle che sono le sequenze ricche di tensione, ben riuscite e gestite, realizzate in modo verosimile e naturali.

Sotto quello che potremmo considerare il profilo tecnico, la pellicola di MacDonald sembra abbracciare vari generi e lungometraggi passati; al di là di una palese citazione a Jaws di Steven Spielberg ed a Shining di Kubrick, la struttura del sottomarino, il suo aspetto capace di suscitare inquietudine e claustrofobia, pare strizzare l’occhio all’astronave Nostromo di Scottiana memoria, e le  strette panoramiche, così come i movimenti di macchina, che aumentano ancora di più la sensazione di essere in un luogo ostile, unita all’irascibilità dell’equipaggio, donano maggior enfasi a quanto detto poc’anzi. Certo, non siamo dalle parti di Alien, data 720x405-4075_FP_001351420669898la natura del prodotto qui presente, ma Black Sea non si vergogna affatto di mostrare quale sia il materiale da cui attinge sotto molte delle sue sfumature sia tecniche che scenografiche.

Black Sea si è rivelata essere una pellicola interessante, compatta e solida nella sua messa in scena, meno brillante magari nella gestione di alcuni momenti che potevano essere gestiti meglio o che una mano più esperta avrebbe concesso loro maggior attenzione o enfasi. Dietro, tuttavia, a queste critiche, il prodotto di MacDonald rimane un lungometraggio godibile e appagante, sopratutto nel saper gestire un cast che, per quanto sconosciuto, rimane costantemente presente sulla scena e per questo bisogna dare atto al fatto che la pellicola sappia sapientemente destreggiarsi ed aggirare molti dei cliché e luoghi comuni che avrebbero conferito al tutto una patina di già visto o di disinteresse. E’ un film incentrato sull’uomo, sull’avidità di quest’ultimo ed il bisogno di riscattare la propria vita anche quando questo significa sacrificare quella degli altri pur di mettere fine alla missione, e Kevin MacDonald 4075_D036_00297_CROP1420669879[1]riesce a toccare tali tematiche in modo semplice ed obbiettivo, non giudicando nessuno dei suoi protagonisti né assolvendoli per i peccati commessi.

Siamo, in definitiva, quel che vogliamo essere, figli di un mondo e di una società che porta l’uomo ad essere meno di niente, un mollusco in mezzo alla vastità di un oceano di orrore e bugie, opportunismo e crudeltà e tutto questo ha un prezzo, molto salato e duro da pagare. Con un Jude Law in stato di grazia, che corre ai ripari di un cast non proprio eccezionale ed a tratti anonimo, Black Sea può ritenersi soddisfatto del proprio protagonista, sempre credibile e arricchito di dettagli che donano un background narrativo semplice, ma efficace alla figura del capitano Robinson. Quasi fosse un film d’avventura all’Indiana Jones, ma incentrato in un universo realistico drammatico, la caccia al tesoro russo si rivela non una semplice missione di recupero, ma una vera e propria analisi della natura umana, sulla quale MacDonald attua una denuncia ed una tragedia degna di essere accostata alle più belle mai narrate nella letteratura marittima degli ultimi anni.


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Jude Law, Thriller, Kevin Macdonald, Dramma,
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Claudio Fedele

Nato il 6 Febbraio 1993, residente a Livorno. Appassionato di Libri, Videogiochi, Arte e Film. Sostenitore del progetto Uninfonews e gran seguace della corrente dedita al Bunburysmo. Amante della buona musica e finto conoscitore di dipinti Pre-Raffaelliti.
Grande fan di: Stephen King, J.R.R. Tolkien, Wu Ming, J.K. Rowling, Charles Dickens e Peter Jackson.

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