Recensione di Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie
Gli umani, nel frattempo, sono costretti, per quei pochi rimasti ed immuni al virus, a rifugiarsi in quelli che sono i resti di palazzi ed edifici un tempo effige del potere dell’uomo, al tempo in cui era quest’ultimo a “dominare” la terra.
In San Francisco la tribù delle scimmie è comandata da Cesare, leader adorato e rispettato dal suo popolo, che inaspettatamente si imbatterà in Malcom, questi mandato in missione, dal capo di un gruppo di superstiti,, assieme al proprio figlio ed un manipolo di persone per ripristinare la corrente prodotta da una diga nelle vicinanze; il tutto dà vita, in questo modo, ad un nuovo tipo di “rapporto” tra “uomo e scimmia” su cui,
Matt Reeves, già regista di Cloverfield e del remake horror svedese Blood Story, segue parallelamente le tematiche del precedente episodio con James Franco, Rise of the Planet of the Apes, uscito nel 2011, e, macchina da presa in spalla, decide di orientare il lungometraggio verso una nuova impronta, dando così ai personaggi ed al mondo post-apocalittico un tocco più personale. Ad emergere, infatti, nella pellicola sono in tutto e per tutto le scimmie e la loro natura, vere ed uniche protagoniste, certo, che però non affollano mai, in modo barocco, la scena né soffocano i momenti chiave in cui, sullo schermo, si animano gli umani.
Lentamente, Apes Revolution trascina lo spettatore nella vita e nella società dei primati, e con intelligenza ci presenta tutti gli elementi che la caratterizzano, a cominciare da una sequenza iniziale che sottolinea i doveri e gli impieghi in una giornata “tipo” di una scimmia, che essenzialmente prevedono la caccia, la famiglia, la cura per il benessere di chi vive loro attorno e condivide le stesse cose.
Una volta, infatti, familiarizzato e compresi tutti questi piccoli dettagli, la cui importanza resta da tenere in grande considerazione sotto alcuni punti di vista, la pellicola inizia a mettere in luce il rapporto tra umani e scimmie, le difficoltà, non tanto nel parlare o nel comprendersi, in
Reeves è abile a mostrare momenti importanti ed inserirli sempre nel modo giusto, con i tempi giusti, che aumentano in maniera esponenziale i contrasti e i punti in comune tra Cesare e Malcom, con tutto quello che ne deriva; questo aspetto, molte volte, fa in modo da rimanere stupidi e sorpresi, vinti dalla speranza di una possibile pacifica e serena unione, in un primo momento, per poi essere delusi o frustrati per il lento scivolare degli eventi verso un finale drammatico, ricco di pathos e potenza visiva che vedrà il popolo dei primati rivaleggiare contro i superstiti; un conflitto evitabile, voluto, sia chiaro, da ambo le parti.
Dawn of the Planet of the Apes non si lascia trasportare, però, né da una retorica guerrafondaia, né mina le basi per una assoluta mancanza di convivenza tra i popoli, bensì cerca di rivelare quanto gli interessi, a volte, di due culture, per quanto differenti, possano convivere e quanto non sia impossibile
In questo caso, esattamente come in entrambe le fazioni siano presenti personalità orientate verso una “pace” definitiva, fanno la loro comparsa comprimari, quali la scimmia Koba o Dreyfus che, spinti più per una vendetta e dall’egoismo, sfruttano la loro posizione per forgiare un mondo nuovo incentrato unicamente sull’odio e sulla guerra, razzista e xenofobo.
Visivamente stupefacente, con effetti speciali all’avanguardia, che vede l’utilizzo delle tanto discusse performances in motion-capture, qui a dir poco strepitose, capitanate ormai dal veterano Andy Serkis, Il Pianeta delle Scimmie è un blockbuster eccellente, che non regala momenti di azione sfrenata né esaltazioni retoriche, non giustifica né condanna nessuna delle due specie, spinge l’acceleratore più su gli errori che commettiamo
Apes Revolution è uno dei più bei film post-apocalittici degli ultimi anni, prodotto per essere apprezzato da gran parte del pubblico, ma insito, a sua volta, di quella sfumatura d’autore che lo rende un action-movie tanto insolito quanto appagante sotto gran parte dei suoi punti di vista, che potrà piacere anche a coloro che sono alla ricerca di una pellicola intelligente e interessante; grazie ad una storia avvincente, ricca di colpi di scena, che si apre e si chiude con un primo piano sul volto di Cesare mozzafiato, capace di racchiudere all’interno l’animo del lungometraggio, il lavoro fatto dal team di Matt Reeves è sorprendente nonché sperimentale, non solo per gli effetti speciali e la storia, la regia e la continuazione del brand, e si appresta a diventare uno dei più bei film incentrati sul dittico “uomo/primate”, tematica ancora fresca e, dopo tanto tempo, incredibilmente attuale, capace di affascinare e non stancare mai. Perché Dawn of the Planet of the Apes merita, in definitiva, la nostra più totale fiducia.