Massimo Rospocher ha cercato di rispondere a questo quesito. L’autore del libro dopo aver raccolto fonti storiche di ogni tipo, dalle bolle papali alle vignette satiriche, è riuscito a mostrarci le molteplici sfaccettature, del papa più temuto dell’età moderna. Rospocher, ricercatore presso l’Istituto Storico Italo-Germanico di Trento, ha provato a delineare un quadro democratico della situazione, dando equa importanza sia alle lodi sia alle infamie che, fin dalla sua ascesa al trono, hanno circondato il nome di Giulio II.
Ma come ha ordinato l’autore questo mare magnum di informazioni? Semplice, suddividendo in tre sezioni l’opera.
Nella prima parte: analizza le forme di auto-promozione che valsero a Giulio II la fama di paladino della cristianità, adottate dal Della Rovere nei territori dello Stato della Chiesa, per convincere i suoi sudditi a sostenere le sue campagne belliche. Nella seconda, invece, osserva il punto di vista degli avversari politici italiani del papa, dal ducato di Ferrara alla Serenissima, che ne denigrarono la fama, sottolineando la sua dissolutezza morale e sessuale (in quanto accusato di sodomia). Infine, nella terza, riporta la prospettiva dei sovrani europei, nei confronti del successore di San Pietro, con particolare riguardo per le opinioni della Francia di Luigi XII, con cui il papa era in conflitto e dell’Inghilterra di Enrico VIII, con la quale era alleato.
Giulio II fu l’emblema del papa del Rinascimento, in quanto la doppia natura della sua carica: principe italiano e pontefice romano, sovrano europeo e pastore universale, è tipica di questo periodo storico, contraddistinto dalle sanguinose Guerre d’Italia. Durante il suo turbolento pontificato (1503-1513), ogni città o Stato che entrò in relazione o conflitto con il papa roveresco, ebbe una diversa percezione del suo operato. L’oscillazione dalla laude al vituperio delle valutazione nei confronti di Giulio II, a seconda del momento e del contesto politico-geografico, in cui venivano formulate, caratterizza le opinioni sul papa guerriero in Italia e in Europa.
Nel variegato panorama rinascimentale un ruolo di spicco fu occupato dai cantimbanco, i girovaghi menestrelli che costituivano per gli analfabeti, la fonte primaria delle notizie. Questi saltimbanco canterini, incarnarono senza volerlo la figura emblematica della transizione in atto: fenomeni di intermedialità, eredi di una tradizione verbale millenaria, divennero i promoter ante litteram della diffusione della stampa, tra il pubblico eterogeneo, che assisteva alle loro performance. Le fonti poetiche popolari costituiscono perciò, la base documentaria primaria, su cui Rospocher ha fondato lo studio dell’immagine di Giulio II, immerso nello spazio pubblico a lui coevo. L’accusa principe che veniva mossa al papa era proprio quella di essere un “mondan pastore”, dedito alle armi e alle battaglie, per espandere i propri domini, piuttosto che alla cura delle anime dei suoi fedeli.
La figura controversa di Giuliano della Rovere non scomparve con lui il giorno della sua dipartita, il 21 febbraio 1513, ma rimase viva per molti secoli nell’immaginario collettivo popolare. Ciò è stato possibile perché Giulio II, come scrive Rospocher: “nonostante il fallimento della sua missione apostolica e dei suoi disegni poltici, riuscì a conferire al suo pontificato un’impronta duratura e alla sua visione della Chiesa una vitalità perenne”. Consiglio comunque la lettura di questo volume a tutti, perchè si tratta di una visione della storia sui generis, ma soprattutto agli appassionati di Giulio II, che potrebbero trovare in questo libro interessanti aneddoti, sul più carismatico ed irascibile papa di tutti i tempi .