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Recensione del libro : Il papa guerriero, Giulio II nello spazio pubblico europeo

Chi era papa Giulio II? Un despota, un tiranno o un novello Augusto?

Massimo Rospocher ha cercato di rispondere a questo quesito. L’autore del libro dopo aver raccolto fonti storiche di ogni tipo, dalle bolle papali alle vignette satiriche, è riuscito a mostrarci le molteplici sfaccettature, del papa più temuto dell’età moderna. Rospocher, ricercatore presso l’Istituto Storico Italo-Germanico di Trento, ha provato a delineare un quadro democratico della situazione, dando equa importanza sia alle lodi sia alle infamie che, fin dalla sua ascesa al trono, hanno circondato il nome di Giulio II.

Ma come ha ordinato l’autore questo mare magnum di informazioni? Semplice, suddividendo in tre sezioni l’opera. 

Nella prima parte: analizza le forme di auto-promozione che valsero a Giulio II la fama di paladino della cristianità, adottate dal Della Rovere nei territori dello Stato della Chiesa, per convincere i suoi sudditi a sostenere le sue campagne belliche. Nella seconda, invece, osserva il punto di vista degli avversari politici italiani del papa, dal ducato di Ferrara alla Serenissima, che ne denigrarono la fama, sottolineando la sua dissolutezza morale e sessuale (in quanto accusato di sodomia). Infine, nella terza, riporta la prospettiva dei sovrani europei, nei confronti del successore di San Pietro, con particolare riguardo per le opinioni della Francia di Luigi XII, con cui il papa era in conflitto e dell’Inghilterra di Enrico VIII, con la quale era alleato.

All’indomani della morte di Alessandro VI, l’acerrimo rivale del cardinale Giuliano Della Rovere, si assistette al più breve pontificato della storia: quello di Pio III, che portò l’ultrasessantenne Della Rovere, il 1° novembre 1503, a cingere la tiara papale, con il nome di Giulio II, dopo un’attesa durata più di trent’anni. In base ai documenti a noi pervenuti possiamo notare che non emerge un ritratto unitario di papa Giulio II, poiché abbiamo sia l’immagine del guerriero, guidato dalla cupidigia e dalla sete di potere, sempre pronto a scendere in guerra, sia l’immagine del protettore della Chiesa romana, che avrebbe liberato l’Italia dal dominio straniero.

Giulio II fu l’emblema del papa del Rinascimento, in quanto la doppia natura della sua carica: principe italiano e pontefice romano, sovrano europeo e pastore universale, è tipica di questo periodo storico, contraddistinto dalle sanguinose Guerre d’Italia. Durante il suo turbolento pontificato (1503-1513), ogni città o Stato che entrò in relazione o conflitto con il papa roveresco, ebbe una diversa percezione del suo operato. L’oscillazione dalla laude al vituperio delle valutazione nei confronti di Giulio II, a seconda del momento e del contesto politico-geografico, in cui venivano formulate, caratterizza le opinioni sul papa guerriero in Italia e in Europa. 

Di se stesso Giulio II disse : “io non son uomo di lettere” ma questo non gli impedì di essere un sommo mecenate, che ebbe alla sua corte i più illustri artisti del Cinquecento, in primis Michelangelo Buonarroti, che proprio sotto il vessillo della quercia, affrescherà la Cappella Sistina e realizzerà in seguito la tomba per il suo potente protettore. L’avvento di Giulio II coincise anche con lo sviluppo di un nuovo media: la stampa, inventata da Gutemberg nel 1448 c.a. a Magonza, rivoluzionò la circolazione delle informazioni e si rivelò l’elemento chiave delle campagne di propaganda, promosse dal papa. Il Cinquecento fu dunque un periodo di transizione nella storia della comunicazione, che vide la stampa affiancarsi a pratiche comunicative consolidate da secoli, prima fra tutte: l’oralità.

Nel variegato panorama rinascimentale un ruolo di spicco fu occupato dai cantimbanco, i girovaghi menestrelli che costituivano per gli analfabeti, la fonte primaria delle notizie. Questi saltimbanco canterini, incarnarono senza volerlo la figura emblematica della transizione in atto: fenomeni di intermedialità, eredi di una tradizione verbale millenaria, divennero i promoter ante litteram della diffusione della stampa, tra il pubblico eterogeneo, che assisteva alle loro performance. Le fonti poetiche popolari costituiscono perciò, la base documentaria primaria, su cui Rospocher ha fondato lo studio dell’immagine di Giulio II, immerso nello spazio pubblico a lui coevo. L’accusa principe che veniva mossa al papa era proprio quella di essere un “mondan pastore”, dedito alle armi e alle battaglie, per espandere i propri domini, piuttosto che alla cura delle anime dei suoi fedeli. 

Nonostante la repressione e i continui processi per lesa maestà, indetti dal papa: componimenti, xilografie e stampe canzonatorie si propagarono comunque in tutta Europa. Le censure ecclesiastiche servivano principalmente per mantenere intatta la sua egemonia ed atterrire la popolazione, costretta in un continuo stato di angoscia. Giulio II si avvaleva del privilegio di essere papa, per usare contro i nemici le armi spirituali in suo possesso: la scomunica dei sovrani e l’interdetto di città intere. La massiccia veicolazione delle bolle di scomunica pontificie e degli atti ufficiali dei processi, divenne sotto il suo papato una vera e propria strategia comunicativa. Questi opuscoli con le bolle, rigorosamente tradotte in volgare e dal tono spesso minaccioso, venivano venduti a poco prezzo nelle strade, per garantirne una capillare diffusione. Inizialmente acclamato come liberatore, al momento della sua ascesa al trono, fu chiamato “flagello universale” e definito “ruina d’Italia”, non appena dimostrò di non avere nessuna intenzione di mantenere la promessa fatta ai suoi sudditi: promuovere una crociata in Terrasanta.

La figura controversa di Giuliano della Rovere non scomparve con lui il giorno della sua dipartita, il 21 febbraio 1513, ma rimase viva per molti secoli nell’immaginario collettivo popolare. Ciò è stato possibile perché Giulio II, come scrive Rospocher: “nonostante il fallimento della sua missione apostolica e dei suoi disegni poltici, riuscì a conferire al suo pontificato un’impronta duratura e alla sua visione della Chiesa una vitalità perenne”.  Consiglio comunque la lettura di questo volume a tutti, perchè si tratta di una visione della storia sui generis, ma soprattutto agli appassionati di Giulio II, che potrebbero trovare in questo libro interessanti aneddoti, sul più carismatico ed irascibile papa di tutti i tempi .

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