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Recensione de L’ultimo cavaliere

Recensione de L’ultimo Cavaliere

Stephen King pone la prima pietra su quella che sarà la sua più grande e sentita opera, tra incertezze, immagini evocative e mancanze, il libro non si vergogna a mostrare il suo potenziale.

“L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì”

Prima che ve lo domandiate vi diciamo subito che No! Non siamo assolutamente dalle parti dei noti film di Sergio Leone, quelli dove Clint Eastwood sfoggiava il suo bell’aspetto e mostruoso talento, come ne “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”, stiamo parlando di quella che forse rappresenta, a detta anche dell’autore, la madre ( lo scrigno segreto e più caro) di tutte le storie nate dall’insaziabile, quanto poliedrica mente di Stephen King, un signore del Maine che ha saputo in quasi 30 anni di carriera affermarsi sia come Re del romanzo horror degli ultimi tempi, sia come romanziere e profondo conoscitore dell’animo umano. Recensire dunque il primo libro della saga de La Torre Nera, composta da ben 7 volumi e un libro che funge da Spin-off, non è semplice, in quanto quel che prendiamo in analisi rappresenta, per svariati motivi, un prodotto atipico dell’opera di King. Scopriamolo assieme, dunque!

La storia, che si affaccia prepotentemente ai lettori, prende il via immediatamente attraverso un’apertura teatrale davvero considerevole di grande impatto e in media-res. Roland Deschain è deciso ad attraversare il deserto che si staglia dinanzi a lui pur di acciuffare l’Uomo in Nero, un’entità quasi demoniaca e oscura che perseguita il protagonista nei suoi sogni e pensieri. Immersi in un mondo simile al nostro, tanto da farcelo ricordare in modo evidente quando si menzionano le canzoni di epoche passate (come Hey Jude dei The Beatles), l’universo a cui siamo messi di fronte è tanto affascinante quanto oscuro e pieno di pericoli, a cui il protagonista andrà incontro pur di sapere la verità, una verità per lui fondamentale e di estrema importanza, un desiderio profondo che riguarda profondamente il suo Ka (destino) e la misteriosa quanto mistica Torre Nera.

Non vi sono dubbi che questo lavoro, nato come romanzo breve e poi rivisto negli anni 2000 dall’autore stesso, con l’aggiunta di 30 pagine e la revisione di alcune parti, sia forse il libro più emblematico e ermetico di tutta l’opera di King. A volte si rasenta uno stile fin troppo stucchevole e una fin troppa evidente voglia di auto-celebrazione, accompagnata da frammenti e descrizioni tal volta troppo prolisse e tal volta assenti, tanto da far pensare che l’autore abbia dato per scontato diverse cose. In effetti il grande difetto di questo romanzo non sta nella storia, bensì nel modo in cui l’autore fa sì che il lettore si rapporti con essa, poiché viene dato poco spazio a quel che accade attorno al protagonista e una quasi inesistente introduzione a ciò che leggeremo e scopriremo, portando così a scoraggiare alcuni degli interessati. E’ un peccato, perché fin da subito salta all’occhio il potenziale del racconto e più che si va avanti, più saremmo tentati di lasciarci andare nella avventura del coraggioso pistolero. Nel complesso, tuttavia, l’opera funziona abbastanza bene, un inizio buono, sebbene a scriverlo sia un esperto come King ( precisiamo però che questo racconto fu scritto in un’età molto giovanile) e i rimandi al fantasy e a Leone sono molteplici; se infatti, nella prima parte, ci sia un forte omaggio alle ambientazioni Western, nella seconda i luoghi descritti e gli incontri fatti dal signor Deschain faranno venire alla mente le tanto amate (quanto temute) descrizioni che Tolkien ha fatto per buttar giù quella che è la Terra di Mezzo. Ai tanti toni aspri del deserto, con tanto di Saloon e sparatorie, si sostituiscono montagne, cerchi di pietre, cunicoli e vallate assieme a mostri spettrali e demoni. Il tutto ha un suo equilibrio e una sua coerenza, tanto che non si ha mai la sensazione che quel che leggeremo possa stonare con quanto già visto in precedenza. Si aggiungono, inoltre, i tanti momenti in cui King offre ai lettori spaccati sul passato del protagonista, anche se talvolta fastidiosi in quanto inaspettati e poco approfonditi, questi passi hanno una loro base e una loro importanza per entrare nella mente del pistolero. I personaggi presenti, fatta eccezione per Roland, sono poco caratterizzati, eccetto due o tre comparse e persino il protagonista stesso ha dei momenti in cui gode di alti e di bassi, rimanendo tuttavia nella piena sufficienza e non portando mai il prodotto ad una valutazione inferiore dal punto di vista della creazione dei comprimari e non.

Ottimo, bisogna ammetterlo, l’atmosfera ricreata con le parole da parte dell’autore e il voler subito immergere il lettore nell’inseguimento del protagonista, particolare che potrebbe essere, tuttavia, anti-producente per alcuni lettori più attaccati alla tradizione. Leggere le gesta di un uomo, senza averne una chiara spiegazione può portare alla nascita di interrogativi quali: “ehi, aspetta un attimo, ma chi me lo fa fare?”. Consigliamo apertamente di portare a compimento la lettura, in quanto, sopratutto alla fine, saprà dare delle sostanziose risposte e porre nuove domande. Molti hanno criticato questo romanzo, noi non vogliamo né elogiarlo né sminuirlo, data la sua natura conveniamo apertamente di classificare il suddetto prodotto come un’esperimento (ben riuscito) con dei difetti e con dei pregi. Chi ama King deve assolutamente leggerlo, chi non lo apprezza particolarmente può benissimo farne a meno, ma potrà fare lo stesso ragionamento per l’intera saga?

L’ultimo Cavaliere è la prima pietra di quella che sarà una grande opera, una saga che ha occupato quasi 20 anni della vita di Stephen King e che ha raccolto schiere di appassionati. Non vogliamo svelare nulla riguardo alla trama, vogliamo solo avvisare i lettori che questo racconto, per quanto atipico stilisticamente e acerbo è la base, il primo segnale di una storia che a detta di tutti ha dell’incredibile, conviene dunque perdere un po’ di tempo per leggere la vicenda del noto pistolero e attraversare con lui l’arido deserto che ha di fronte. Non vi pentirete di averlo fatto, le vostre domande dopo solo 225 pagine avranno delle risposte e la vostra sete di conoscenza e meraviglia verrà saziata accompagnata con nuovi ed emozionanti interrogativi. Se la caccia all’uomo in nero alla fine del libro giunge al termine (non vi riveleremo come) la via per la Torre Nera ha inizio.

Claudio Fedele

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