Sebbene Robert De Niro oggi non sia nemmeno l’ombra di se stesso, e non possieda più lo spirito di quell’attore poliedrico e straordinario che una volta, qualche anno fa, metteva la propria faccia su capolavori fuori dal tempo (contribuendo a renderli tali) come Il Padrino – parte II, Il Cacciatore di Michael Cimino o uno dei tanti lungometraggi nati dal sodalizio con Martin Scorsese, resta comunque lecito aspettarsi ancora qualche pellicola interessante e augurarsi che uno dei mostri sacri della settima arte decida, sebbene palesemente a fine carriera, di regalare al pubblico qualche emozione, un brandello, per quanto misero, di talento o una o due performances capaci di farci rimpiangere l’uomo di un tempo ricordandocelo per quello che appare oggigiorno ai nostri occhi.
Se a questa premessa si aggiunge il nome di Nancy Meyers, donna divenuta famosa grazie alla buona riuscita di modeste commedie come “Genitori in Trappola” o “E’ Complicato”, prodotti apprezzati sia dal pubblico che dalla critica, le possibilità di gustarsi un film dignitoso si accentuano quel tanto che basta da domandarsi quanto Robert De Niro sia ancora efficace, dopo la parentesi di “Ti Presento i Miei”, nelle vesti comiche o in personaggi meno tormentati rispetto a quelli a cui ha dato volto in passato.
E’ un grande peccato, perciò, constatare quanto Lo Stagista Inaspettato si riveli, dopo poco meno di un’ora, un’opera veramente fiacca e noiosa, un qualcosa di insipido da digerire e masticare, che ricalca alcuni dei cliché della commedia americana degli ultimi 10 anni, quelli peggiori e meno riusciti, collocandoli in un mondo che sembra fatto unicamente di etichette e slogan, dove il lavoro è stare davanti a un computer e chiacchierare amorevolmente del più o del meno senza mai prenderlo troppo sul serio.
The Intern, la cui durata è quasi da segnare sul Guinness dei Primati in quanto davvero considerevole per il genere di appartenenza, si tratta di 121 minuti netti, è un minestrone riscaldato di buoni sentimenti e idilliaci siparietti poco riusciti, ove il caos non regna, le varie crisi economiche sono un ricordo lontano e ognuno, persino un pensionato, può decidere di tornare in cattedra senza farsi troppi problemi, perché, come la Meyers ci vuole insegnare, la vita al di là dell’esperienza lavorativa è estremamente troppo noiosa e ripetitiva.
A contribuire alla poco riuscita sceneggiatura ci pensa Anne Hathaway, tornata dopo l’Oscar per Les Miserables, che ricalca la figura del capo azienda in una versione opposta a quella che resta l’iconica Miranda di Meryl Streep ne Il Diavolo Veste Prada, lavoro a cui il film si ispira in determinate occasioni richiamando debolmente piccole parentesi indirizzate al rapporto tra“capo” e “segretario”. La Hathaway per quanto bella, brava, e genuina, nuovo ed eterno volto della commedia sentimentale post 2000, non conferisce al personaggio nemmeno lontanamente una profondità con cui enfatizzare, anch’esso troppo schiacciato dalla mole dei luoghi comuni e dei buoni sentimenti che fungono da perno all’intera produzione.
Cercando di allestire un teatro in cui De Niro e Anne Hathaway continuano a trovare un equilibrio tra le loro“impegnatissime” vite, Lo Stagista Inaspettato non si fa sfuggire l’occasione di riempire di retorica e pseudo femminismo una storia che, alla fine dei conti, dimostra tutto l’opposto di quello che avevano annunciato le premesse.
The Intern, non a caso, non è un prodotto leggero, o meglio, sulla carta ha tutto in regola per esserlo, ma i dialoghi, che scorrono a fiumi come se non ci fosse un limite, la pomposità di alcune sequenze, la ripetitività di alcuni momenti e l’inutilità di determinati personaggi e situazioni non fanno che appesantire un film che arrivato a metà ha già detto tutto e non ha bisogno di mostrare altro, diluito fino all’inverosimile e arricchito di frasi e pubblicità di social network e media tanto gratuite quanto fastidiose.
Se, qualche anno fa, una commedia nell’ambito lavorativo e in particolare in quello dello spietato e cinico mondo della moda, poteva risultare come un qualcosa di originale e interessante, cosparso di ironia e sorretto da interpretazioni all’altezza del dovuto, oggi quello che abbiamo tra le mani è un mediocre copia/incolla, che riesce a salvarsi unicamente grazie ai nomi che con fierezza inopportuna porta in copertina: De Niro, Hathaway e Meyers. Con la complicità di questi tre, nessuno però all’altezza del proprio passato e del proprio nome, The Intern riesce a non farsi a sua volta etichettare come un disastro totale, sebbene si avvicini molto ad un b-movie sdolcinato e mal riuscito, intriso di apatia e superficialità. Rimane, in definitiva, una verità assoluta ed incontrovertibile, ad ogni modo, che per arrivare ai titoli di coda ci voglia, comunque, una grande forza di volontà ed una pazienza non da poco, ma soprattutto la coscienza che, giunti alla fine, nessun premio sarà dato allo sventurato spettatore. Una commedia opposta alla sua perfetta ed elegante protagonista: completamente piatta e poco incisiva.
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