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Recensione de L’inferno di Cristallo

Recensione de L’inferno di Cristallo

I colossal che appartengono a quel genere di produzioni che vanno sotto il nome di “film catastrofici” sono oramai sempre più presenti nelle sale cinematografiche di tutto il mondo e vengono proposti al pubblico in svariati modi, quasi annualmente, tanto da poterli considerare una vera e propria tradizione. Se, tuttavia, ai giorni nostri possiamo fare “affidamento” su lungometraggi quali Indipendence Day, The Day After Tomorrow o 2012 dove a farla da padrone sono principalmente gli effetti speciali utilizzati in modo massiccio, in passato ben pochi potevano essere i titoli capaci realizzare storie drammatiche incentrate su vere e proprie tragedie di larghe proporzioni dove l’uomo doveva vedersela a tu per tu con la Natura e la sua forza demolitrice. Una di queste pellicole, uscita nelle sale nel 1974, fu L’inferno di Cristallo (in inglese The Towering Inferno). Se siete curiosi di sapere cosa Uninfonews.it pensa di uno dei film che stanno alla base del genere legato alle calamità naturali, vi consigliamo di continuare a leggere l’articolo!

San Francisco. Il party di inaugurazione di un grattacielo di 138 piani si trasforma in una vera e propria tragedia: un corto circuito, dovuto ad una scarsa qualità del materiale usato, scatena uno spaventoso incendio che, con il passare delle ore, diventa di dimensioni sempre più grandi, isolando le persone presenti alla festa nel salone panoramico in uno degli ultimi piani dell’edificio. Tanti sono i personaggi presenti, ognuno con una storia diversa, che saranno catapultati assieme in questo vortice drammatico. In aiuto dei sopravvissuti interverranno i pompieri della città, guidati dal capitano O’Halloran (Steve McQueen), dando una grande dimostrazione di coraggio e tenacia.

Ci sono voluti più di 14 milioni di dollari per realizzare la pellicola, la cui distribuzione e gestazione fu curata da ben due case di produzione cinematografiche statunitensi: la Warner Bros. e la 20th Century Fox. Fortunatamente il film riuscì a sbancare i botteghini in America diventando un vero e proprio successo, accontentando sia il pubblico che la critica, tanto da ricevere alcunee nominations agli Oscar tra cui quella per il Miglior Film. L’inferno di Cristallo è senza dubbio il pilastro, assieme a L’avventura del Poseidon (realizzato nel 1972), centrale su cui ruotano attorno, oggi, tutti quei film ricchi di pathos e dramma in cui l’uomo deve vedersela con la natura in situazioni particolarmente tragiche. La pellicola riesce a reggere bene il ritmo per l’intera durata e la storia non annoia mai, eccetto per alcune scene che potevano essere evitate o tagliate che allungano di qualche minuto la lunghezza del prodotto; il quale dura la bellezza di 160 minuti circa. Nella vicenda vengono inseriti tutti gli elementi chiave per la riuscita di un buon colossal, che spaziano dalla lotta eterna tra personaggi buoni contro personaggi cattivi la cui vera indole viene messa a nudo solo in estreme ed esasperanti condizioni; l’eterna sfida tra il bene ed il male ed allargando il discorso tra l’uomo che cerca di combattere la forza della Natura; così, infine, come le numerose storie d’amore che vengono qui proposte; indispensabili per la narrazione. A distanza di ormai trent’anni ci permettiamo di dire che il film diretto da Guillermin e Irwin Allen non ha nulla da invidiare alle produzioni odierne. Ovviamente non si possono paragonare gli effetti speciali dell’epoca con quelli di adesso, così come è altrettanto ingiusto fare un confronto diretto con il reparto dedicato agli effetti sonori; eppure nel suo contesto spazio/temporale il film può ancora sorprendere per la cura ed il dettaglio che è stato riservato nella realizzazione delle scenografie e nella creazione del grattacielo, incredibilmente realistico in ogni minuto ed inquadratura. Qualche mancanza è, tuttavia, possibile riscontrarla nella sceneggiatura (che mantiene sempre, ad ogni modo, un ottimo ritmo e accresce sempre più il pathos con l’avanzare del tempo) e in alcuni dialoghi non particolarmente ispirati ed a volte un po’ retorici, se non fini a se stessi. Ci sono alcuni dei più classici cliché a cui ormai il cinema americano ci ha abituati ed alcuni intrecci non sviluppati a dovere. Sottolineiamo, inoltre, alcune sequenze un po’ macchinose e surreali, che potrebbe (ai più realisti) far storcere un po’ il naso, presenti soprattuto nel finale.

Il vero punto di forza del prodotto sta, tuttavia, negli attori coinvolti per la realizzazione della pellicola. In primis citiamo nientemeno che Paul Newman, che se la cava (come sempre) bene, qui nelle vesti dell’architetto del grattacielo; così come è altrettanto convincente Steve McQueen nelle vesti del capitano della squadra dei pompieri. Insomma, con questi due al timone, è impossibile rimanere delusi sotto l’aspetto recitativo, perché, anche se lontani dalle loro migliori interpretazioni, il film si regge (quasi) completamente sulle loro spalle. A fare da cornice alle due star troviamo un gran numero di comprimari di grande importanza tra cui spicca il nome di Fred Astaire (qui candidato per la prima volta all’Oscar come miglior attore non protagonista), Faye Dunaway (bella, brava ed elegante nelle vesti di Susan Franklin), William Holden e Jennifer Jones (questa rimane la sua ultima apparizione cinematografica prima del suo precoce ritiro dalle scene). Così ad avvalorare l’intera produzione ci pensa il cast, un aspetto che oggi, ci rammarica dirlo in tutta sincerità, viene a mancare per quanto riguarda questo genere di film, dato più volte in mano ad attori non particolarmente brillanti. Ottima la colonna sonora curata da John Williams, il quale vincerà un oscar, per il suo talento da compositore, l’anno seguente per il film Lo Squalo. Altrettanto convincente la fotografia e le scenografie.

L’inferno di Cristallo, sebbene non privo di difetti, rimane forse il più bel film legato al genere catastrofico. Le motivazioni che ci portano a dare questo giudizio non vanno riscontrate più di tanto nell’interpretazione degli attori coinvolti, che ricordiamo essere ottime, o nella sceneggiatura (non priva di lacune), ma per il semplice motivo che per tutta la durata della pellicola si ha sempre l’impressione di essere davanti ad un qualcosa di realistico e non privo di una propria morale, per quanto drammatico ed esasperato. Data la natura degli ultimi colossal, legati a questo tipo di cinema, che propongono storie sempre più inverosimili e prive talvolta di logica, sconfinando nella totale fantasia degli autori, non possiamo che essere soddisfatti da quanto realizzato in The Towering Inferno. Consigliamo la visione di questo prodotto a tutti gli amanti del genere, ma siamo anche portati a suggerire questo titolo anche a chi ama il cinema ed a chi vuole godersi per due ore e mezzo un buon film di intrattenimento, forse a volte un po’ irreale, ma comunque ben fatto e con un grandissimo cast. Ce ne fossero, di questi tempi, di film così.

Claudio Fedele

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