Recensione de La Vita di Adèle – Capitolo 1 & 2
Tratto dall’omonimo libro e presentato in concorso al Festival di Cannes 2013, in un primo momento quasi sottovalutato dalla critica, La Vita di Adele – Capitoli 1 & 2 è riuscito, alla fine del concorso, ad aggiudicarsi la Palma d’Oro come miglior film, seguito immediatamente da un numero notevole di curiosi e giornalisti i quali, assaporata la pellicola di Abdellatif Kechiche, non hanno potuto far a meno di spingere l’attenzione del grande pubblico sugli aspetti più “osé” del lungometraggio francese. Eppure, in tutta onestà, guardare Le Vie d’Adèle come un film che punta solo ed esclusivamente allo scandalo, alla morbosità e al nudo femminile inteso come mezzo di intrattenimento gratuito sarebbe davvero un grave errore, così al tempo stesso etichettarlo come una “normalissima” storia d’amore saffico, appellativi che sono stati dati a quest’ultimo ingiustamente da alcuni membri della stampa europea.
La due attrici (Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos) che vestono i ruoli delle giovani protagoniste, riescono a mettere in scena in modo convincente la tormentata e passionale storia d’amore tra Adele e Emma, l’una studentessa in un liceo di Lille, l’altra artista che studia alle belle arti. Sullo schermo sia la Seydoux che la Exarchopoulos danno indubbiamente prova della loro bravura non accusando mai della durata del lungometraggio, che rimane considerevole dato che si parla di quasi tre ore di lunghezza e lasciamo a voi immaginare quante siano state le riprese fatte durante la produzione, né perdendo di credibilità nelle scene di nudo e sesso che sottolineiamo, ancora una volta, non danno mai l’impressione di essere inserite a caso né di disturbare lo spettatore. Certo, calarsi in questa storia non deve essere stato semplice, non tanto per la vicenda in sé, piuttosto per come essa viene raccontata e approfondita. Kechiche parla dell’amore tra due donne come una cosa naturale, una delle tante facce della passione, non premendo assolutamente sulla morbosità né ricercando quel vago senso di proibito e di conseguenza La Vita di Adèle si manifesta come un percorso umano attraverso il quale la protagonista deve capire chi sia davvero, cosa desidera dagli altri e da se stessa e cosa veramente la realizzi nella sua vita. Una pellicola a due voci, con due donne completamente differenti e sempre in mutamento, l’una che troverà il benessere e la serenità attraverso l’arte l’altra attraverso l’amore e l’affetto che prova verso la sua compagna a cui cercherà sempre più di aggrapparsi e da cui ne rimarrà segnata in eterno.
La Vita di Adèle è una pellicola che gode di un fascino proprio, dove ogni particolare ha una sua valenza ed importanza a cominciare dal colore dei capelli di Emma, quel blu così acceso che poi rappresenterà non solo una tinta, ma l’essenza stessa della persona per Adèle, la quale continuerà incessantemente, anche nei momenti più bui, più tristi e soli a cercare la sua amica, la sua donna, il suo amore, nei colori, magari immergendosi nel mare o vestendo un particolare vestito. Un film, se è consentito dire, fisico, fatto di corpi ricchi di bellezza, in continuo movimento e sempre avvinghiati dove sulla scena raggiungono a volte una bellezza quasi pittorica. Kechiche dipinge così il suo film più bello fino ad ora, lo fa girando la più classica delle storie e cercando di scavare affondo tra la mente di due persone, non dimenticandosi di riempire il suo quadro di tutti quei pregiudizi e fobie che le persone hanno nei confronti degli omosessuali, non passando in rassegna tutte quelle piccole cose che compongono la vita di tutti i giorni, da un semplice pranzo ad una manifestazione in piazza colma di persone, ma sopratutto riuscendo, in tutto questo, a mettere in luce in modo assolutamente naturale e sereno una storia, incredibile ed allo stesso tempo non più eccezionale di altre, d’amore che trascina lo spettatore in ogni momento grazie anche alle attrici che danno, senza mezzi termini, il loro meglio sulla scena in ogni inquadratura rivelandosi straordinarie. Tra riferimenti all’arte, alla pittura, alla filosofia, alla storia, alla mitologia e alla continua ricerca di capire chi siamo davvero in fondo e cosa veramente ci renda felici, quale sia il prezzo che dobbiamo pagare per esserlo, La Vita di Adèle è senza ombra di dubbio uno dei più bei film dell’anno 2013 e nella sua normalità risiede la sua sfumatura più sublime.
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