Recensione de Il Seggio Vacante
di
J.K. Rowling
La Rowling dimostra ancora una volta di saper dar vita ad una storia intelligente, che fa riflettere e soffrire.
Recensione: Il Seggio Vacante della Rowling, primo romanzo post saga di Harry Potter, è capace di unire, grazie al talento e allo stile semplice (ma efficace, nonché mai sopra le righe o banale) della scrittrice numerose storie, che vedono protagonisti adulti e adolescenti, tra le vie della piccola cittadina immaginaria di Pagford. La penna più ricca d’Inghilterra si prende il lusso di portare alla luce una storia soddisfacente, corposa e ricca di riflessioni di una attualità allarmante; così, tra le tante crisi adolescenziali, i rapporti sempre più logori tra padri/madri e figli, la droga, il sesso e la morte, il tutto acquista lentamente (forse in alcuni momenti fin troppo!) una sua identità conducendo lo spettatore ad un finale straziante, coerente, politico, beffardo, ironico e umano, capace di mettere in chiaro (una volta per tutte) che il seggio di cui si parla in tutta l’opera, che è presente sulla copertina dell’edizione italiana edita da Salani è solo un pretesto e che il vero obbiettivo di The Casual Vacancy è quello di andare ben oltre una lotta tra fazioni per un posto di prestigio nell’amministrazione del luogo. Alla Rowling non importa chi sarà il sostituto del defunto Barry Fairbrother, pur non facendo della politica un qualcosa fine a se stessa, ma ponendo le radici per quelle critiche, quelle manifestazioni e quei disagi che le stanno a cuore, evidenziando, sempre di più con il progredire delle pagine, la complessa psiche di molti dei suoi personaggi e incentrando l’attenzione del lettore sui rapporti umani firmando così un romanzo non privo di lacune (la prima, sottolineiamo ancora una volta, va riscontrata nella sua eccessiva lunghezza con annessa qualche superficialità nel delineare alcuni dei protagonisti) ma ben scritto, coerente e attuale.
Claudio Fedele