Recensione de Il Figlio di Babbo Natale
“Originale e pungente, uno dei migliori film sul Natale degli ultimi anni”
La consegna dei doni, per Babbo Natale e il suo staff, non è certo cosa da poco, ma per fortuna il paffuto vecchietto vestito di rosso può contare sulla tecnologia avanzata e l’aiuto di un milione di elfi. Certo, l’errore capita sempre, ma su seicento milioni consegnati, Babbo Natale e suo figlio Steve ritengono che un regalo mancato sia un margine d’errore accettabile. Tuttavia il figlio più piccolo, Arthur, non la pensa affatto così, e decide che quell’unico regalo dev’essere assolutamente consegnato prima dell’alba. Anche se il destinatario vive dall’altra parte del globo.
Recensione
Di cartoni animati incentrati sul Natale, o sul periodo delle festività natalizie ce ne sono davvero molti, forse anche troppi ed è per questo che quando se ne presenta uno nuovo i dubbi e le paure non mancano mai. Dovendosi in primis rivolgersi ad un pubblico puramente infantile o estremamente giovane che a malapena superi l’adolescenza, il rischio di trovarsi tra le mani un prodotto imbastito di buoni sentimenti, retorica o una trama banale è sempre in agguato.
Il Figlio di Babbo Natale fortunatamente è l’eccezione che conferma la regola, poiché parte da una storia semplice, ma originale e capace di funzionare per tutti i suoi 90 minuti di durata complessiva. Le vicende attorno al giovane Arthur, figlio di Babbo Natale e fratello di Steve, prossimo Santa Claus in quanto primogenito, trovano la forza di imporsi sullo schermo senza richiamare eccessivamente gli stereotipi del genere, ma grazie ad una dose non da poco d
C’è da dire che gran parte del lavoro lo si deve ad un reparto artistico che se non rimane su alti livelli sotto gli aspetti puramente legati ai particolari resta comunque ispirato e variegato. Inoltre il cuore pulsante della pellicola sta proprio nel voler da un lato ancorarsi alla modernità, ma pur sempre, dall’altro, cercare di rimanere stretta ai valori di un tempo. Ed ecco che proprio questo dualismo porta alla nascita non solo ipotetica ed astratta, ma anche fisica tra due realtà: quella incarnata dal vecchio Nonno ed il gagliardo Steve che pago di tutta la tecnologia disponibile ha perso la capacità di vedere il Natale non come un periodo di gioia o pur sempre sotto gli occhi di un “umano”, considerandolo come un lavoro qualunque
Portare i regali è più un onore che un onere, ma nella realtà di oggi non sempre le cose si vedono in questo modo e Babbo Natale non fa eccezione e qui Sara Smith, alla cabina di regia, fa il salto di qualità perché ci mostra esattamente una realtà concreta riallacciandosi al mito ed ai simboli, ma non solo, ci fa capire che in ogni famiglia, che sia di Santa Claus o di un qualunque altro essere ci sarà sempre qualcuno che continuerà ad essere legato alle proprie radici e non si farà corrompere, o quanto meno plasmare dalla tecnologia o dalle frivolezze, perché sarà proprio Arthur, il quale non ha mai distribuito un regalo ad una bambina in vita sua, ad essere l’unico a capire l’importanza che questi possiede e che non contano quelli già dati, ma quelli che mancano.
Tutto questo, inoltre, viene poi collaudato da siparietti geniali ed a volte carichi di un retrogusto un po’ amaro, battute cattive che si sposano bene in bocca a chi le pronuncia, considerando che vengono proferite da Babbo Natale capaci di “alleggerire” il giusto l’atmosfera assieme a varie scene d’azione che ricordano, grazie ai movimenti di macchina, famosi film del passato di stampo spionistico.
Commento Finale
Un dramma familiare, dalle sfumature quasi di quello esistenziale pur sempre governato da tutte le leggi che delineano un cartone animato, un prodotto che comunque rimane interessante per gli adulti ed ottimo per i bambini, malizioso e pungente ma pur sempre leggero e fiabesco che inscena la crisi e la decadenza della figura più in voga nel periodo natalizio. Perché Sara Smith riesce a conferire a questa famiglia di Santa Claus una sfumatura quasi opportunista, ipocrita ed egoista e questo dettaglio è ciò che le permette di confezionare un qualcosa di unico, capace di allontanarsi dallo stereotipo e vivere di una luce propria. Uno dei film d’animazione migliori degli ultimi anni.