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Recensione de Il Cerchio di Fuoco di Tommaso Viscusi

 

 

 

Uno dei lati positivi di Internet è che permette a tutti di “diventare” qualcuno per un po’ di tempo, un regista, un musicista o un allenatore, oddio forse in Italia siamo allenatori da prima del Web ma questo è un altro discorso.

Oggi (s)fortunatamente per i miei venticinque Lettori, molti meno in realtà, provo ad assumere l’aspetto di un critico letterario per parlare di un romanzo Fantasy, uscito oramai da un anno, opera prima di un brillante scrittore Livornese.

L’autore : Tommaso Viscusi

 

 

“ Il Cerchio di Fuoco ” di Tommaso Viscusi rappresenta il primo tassello di una trilogia intitolata “ I Cicli di Podromas ” e descrive le vicende di quattro giovani alle prese con un destino comune, in un mondo squassato da odio, ingiustizie e tensioni sociali.

 

 

 

 

 

La trama dell’opera trae spunto da un’avventura del famoso gioco di “Dungeons & Dragons” elaborata dallo stesso Viscusi diversi anni fa e questa particolarità ha il merito di rendere unica la storia, privandola di eccessivi riferimenti alle pietre miliari del genere Fantasy.

La sfida ambiziosa è in gran parte vinta come d’altronde dimostrano gli stessi protagonisti, figure per molti aspetti simili ai classici archetipi del genere ma al tempo stesso originali e specchio del variopinto mondo di Podromas, luogodove è ambientata la vicenda.

La loro caratterizzazione è molto buona e spiccano in particolar modo quella di Laer e di Alan, l’uno nelle vesti di cattivo o, meglio, antieroe di turno devastato da episodi personali, l’altro nobile cavaliere con qualche macchia oscura o quantomeno grigia sul candido vestito; da sviluppare meglio le personalità dello stregone Jorek e, soprattutto, della religiosa Brienwen, emotivamente lontani dalla scena e ingessati in schemi rigidi davvero poco umani.

“ Laer proveniva da sud, quel sud infestato da mostri e malvagità, quel sud tanto minaccioso e insidioso. Lui conosceva quali forze erano in atto nel mondo, era preparato, era cosciente di quel che si stava profilando all’orizzonte ma giunto nel nord, quel nord borioso e macchinoso, allora fu sorpreso di vedere quanto l’inettitudine e la mal riposta fiducia che l’oggi sarà sempre uguale al domani avesse ridotto più di un paese alla mercé di pochi, scaltri e arroganti uomini di presunto potere. Di conseguenza la maggior parte di quelle persone vagava senza metà, senza scopo, senza una vita ricca di significato. Erano morti, morti viventi che credevano di possedere ancora qualcosa, sia ricchi che poveri. Erano privi di idee. (…) Ecco perché Laer sogghignava, ecco perché li scherniva, ecco perché si prendeva gioco di loro. Erano ignoranti e quindi nettamente inferiori.”

Il linguaggio, spesso terreno ostico per i novelli scrittori, si rivela essere molto scorrevole e per nulla contorto, contraddistinto da affascinanti descrizioni e coinvolgenti dialoghi.

“Guardò il vecchio servitore e gli domandò: << Come posso pensare ad un futuro, se quello che è già successo non mi abbandona?>>
<<Credo tu debba imparare a conviverci (…) devi essere più forte di lui o col tempo ti distruggerà >>
<<Non credo di poterci riuscire >>
Sentì una botta forte al capo e gemette (…)
<< Perché l’hai fatto? >> Gli domandò sbalordito.
<< Cosa importa, ormai è passato (…) Ragazzo, finché continuerai a chiederti il perché, oppure a pensare di poter cambiare quel che è già successo, non potrai mai pensare al futuro. L’unica cosa che puoi fare con il passato è scappare, oppure imparare qualcosa.>>”

I temi affrontati dall’autore spaziano dalle classiche contrapposizioni Fantasy come Giustizia-Ingiustizia a concetti più tipici di altri generi quale il significato di Democrazia o l’importanza della Natura.
Colpisce, soprattutto, la descrizione dell’eterno dissidio tra Bene e Male, reso molto labile grazie ai numerosi e diversi punti di vista di diversi personaggi, legato più alle loro scelte concrete che a petizioni di principio come “lui è cattivo in quanto malvagio”.
Queste tematiche introdotte possono, anzi devono, essere sviluppate maggiormente nei prossimi libri per tentare di accentuare la profondità della storia, a tratti ancora adolescenziale .

 

Il finale, aperto e ricco di suspense, è in tutti i sensi l’ultima sorpresa del romanzo, in grado di lasciare un senso di smarrimento nel lettore oramai curioso di sapere il destino riservato a Laer, Alan, Brienwen e Jorek.

Per scoprirlo, come nelle migliori tradizioni letterarie, occorre aspettare il prossimo libro.

 

“Il Cerchio di Fuoco” è in definitiva un romanzo che merita di essere letto, se non altro per incoraggiare un giovane autore a coltivare la sua innata creatività in una società spesso disattenta alle esigenze dei futuri adulti.
Auguriamo quindi a Tommaso Viscusi di non dimenticarsi mai del suo dono e di lottare sempre per la realizzazione delle sue aspirazioni letterarie.

Visto il primo ed ottimo risultato, siamo certi che ci riuscirà.

Voto: 3.50/5  

Giulio Profeta 

giulio.profeta@uninfonews.it

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