Recensione de Il Cappotto di Lana
e
di Petits Amis
Petits Amis di Dario Albano
“Un Corto sobrio e leggero, ma capace di intrattenere e citare con eleganza un maestro del cinema: Roman Polansky!”
Recensione
Cosa centra tutto questo con l’ultimo lavoro firmato da Dario Albano, sotto l’insegnamento e la supervisione di Luca Dal Canto, e di conseguenza prodotto dalla Vertigo Cinema? Molto a dire il vero, poiché l’intero cortometraggio prende come base quella pellicola ove si inscenava una storia realizzata in un appartamento con quattro protagonisti soltanto (due coppie sposate che discutevano sempre più animatamente di un incidente con protagonisti la loro rispettiva prole, modello su cui regista/scrittrice avevano poi ben pensato di basare un dramma che simboleggiasse il degrado della borghesia moderna). Dimenticatevi, tuttavia, la politica e la forte critica sociale, non pretendiate troppo sul serio questo corto, ma preparatevi a rimanere sorpresi, perché in fondo Petits Amis non è altro che una dimostrazione di quanto anche la vita di coppia tra adolescenti non sia tutta rose e fiori, un quadro semplice ma abbastanza realistico su cui speculare e fare qualche riflessione oltre che a mettere in tavola, su un piatto d’argento, tutto il necessario per far partire dal pubblico plausi e complimenti all’intera troupe tecnica e ai cinque attori richiamati a raccolta da Albano per il suo (si presume) secondo progetto.
Il lavoro qui proposto è davvero notevole, considerati i mezzi e allo stesso tempo il potenziale e bastano poche scene per capire quanto ispirata fosse la sceneggiatura, curata anche dal regista stesso, (che ha realizzato il corto in veste di direttore assieme a Damiano Schirru), in compagnia di Sergio Consani che portano la storia su un livello piacevole, privo di eccessive frivolezze e momenti morti, condensando e dosando in modo egregio tutti gli otto minuti a disposizione e in fine girando un qualcosa che se da un lato convince dall’altro ci invita, anche solo per un attimo, a prendere coscienza di una realtà fin troppo conosciuta. E’ un po’ il gioco della vita, alla quale piace giocare senza mai però mostrare le proprie carte, barando e facendoci credere a volte, a noi umili mortali, che si abbia la situazione nelle proprio mani, che in fondo niente possa sorprenderci o andare storto.
Commento Finale
Eccolo, dunque, il vero cuore di questo bel corto, che per un paradossale scherzo del destino, al contrario del famoso Carnage, non vede accendere il climax drammatico per cause ovvie, ma per tutta una serie di punti di vista tanto banali quanto scontati da rivelare, forse, tutta una serie di scelte superficiali che oggi le persone, quando decidono di fidanzarsi, che sia una lei o un lui, fanno senza badare davvero a quegli aspetti, quelle basi su cui si fonda un vero rapporto d’amore o d’amicizia. Complimenti, dunque, ad Albano e agli attori per averci permesso di vedere questo buon lavoro!
Voto: 3/5
“Ritratto sentimentale e sincero di una città ancora viva, senza sdolcinatezze e di grande attualità”
Trama
Amedeo, Dedo per gli amici, è un bambino dolce e sensibile. Ama alla follia l’arte e la letteratura e soprattutto i versi del poeta Giorgio Caproni che ascolta quotidianamente grazie ad un vecchio walk-man; è questo l’unico modo per estraniarsi dalla realtà circostante e dal rude ignorante padre che considera la cultura roba da femminucce. Un giorno scopre nella cantina di un amichetto un antico baule, in cui è custodito un vecchio cappotto di lana appartenuto proprio a Giorgio Caproni; lo prende e dalla felicità decide di non toglierselo mai di dosso, suscitando nel padre rabbia e rimproveri. La mattina seguente però il cappotto color cammello è sparito. Dedo comincia allora a vagare per Livorno; inizia così la magica avventura che lo porterà nel fatato mondo della sua più creativa immaginazione.
Recensione
Pochi film italiani al giorno d’oggi possono davvero impressionare e compiacere critica specializzata e pubblico; fortuna per loro, dunque, che Il Cappotto di Lana sia “solo” un cortometraggio prodotto dalla Vertigo Cinema (che ha curato, per chi se lo fosse lasciato sfuggire anche il precedente corto recensito, Petits Amis) , diretto da Luca Dal Canto e incentrato sulla vita di un ragazzo nato e cresciuto a Livorno in una tipica famiglia Labronica.
Il vero punto di forza di questo cortometraggio è infatti quello di essere una storia universale, dove tutti possono immedesimarsi, ma al contempo capace di far breccia in quelli che sono gli usi ed i costumi della città designata qui raccolti e proposti in modo impeccabile a cominciare dalla parlata. Ecco che dunque, se ad un occhio esterno quei luoghi possono soltanto risultare e risuonare nelle orecchie come dei comuni nomi, per un ragazzo, un anziano ed un bambino nati e cresciuti tra le vie di Livorno, i tanti esempi, le tante battute, frasi e scenografie non possono che colpire, emozionare e, per certi versi anche, compiacere di essere nati in una città che ancora al giorno d’oggi può dare molto, la cui bellezza non è affondata, ma solo smarrita tra le proprie strade.
Chi, se non il poeta Labronico per eccellenza, Giorgio Caproni, non poteva far nascere nel protagonista (ma sopratutto indirettamente nel padre, il quale a voler entrare in contatto con la cultura alla fine, dopo un atteggiamento sprezzante, ne rimane contagiato sigillando ed mettendo in evidenza così un ottimo messaggio che il regista vuole mandare a noi tutti) la speranza e la consapevolezza che questo luogo è ancora pieno di energia, bellezza e luce? Il cui vero cuore pulsante sono i propri abitanti: i Livornesi.
Commento Finale
Tirando infine le somme, potremmo azzardare a dire che questo prodotto diventa una sorta di Midnight in Paris, una favola tanto delicata da essere quasi onirica, riempita di tanto sentimento che solo grazie alla bravura del regista non scade nella più banale sdolcinatezza. Il Cappotto di Lana è un cortometraggio che dovrebbe essere guardato da chiunque, un lavoro davvero eccellente che potrebbe invero spronare chi lo vede a prendersi cura del luogo in cui vive e ad apprezzarne la storia. Dal Canto dedica e ringrazia questo suo lavoro a tutti i livornesi, ma chi recensisce questo film di soli 14 minuti, non può fare a meno di ringraziarlo con tutto se stesso quest’ultimo, perché è proprio grazie a lavori come Il Cappotto di Lana che Livorno ancor oggi brilla di quella luce di cui Caproni parla al giovane Amedeo. Di persone così, non ce ne è mai abbastanza in questa città.
Voto: 3.50/5
Claudio Fedele