Recensione de La Bella e la Bestia
“Un film debole, privo di un qualunque pathos e di una spinta emotiva concreta, barocco oltre ogni dire e superficiale”
Siamo nella Francia di inizio secolo quando una ragazza Bella come nessun’altra decide di salvare il padre dalle grinfie della temuta Bestia, prendendo il suo posto come prigioniera in un castello un tempo splendente, ma ormai in rovina.
Recensione
Se un qualunque di voi lettori fosse andato in Francia lo scorso Dicembre darebbe ragione in toto al sottoscritto qualora questo diceste a voi tutti che La Bella e la Bestia è stato uno dei film più pubblicizzati dai cinema francesi tanto da scansare senza troppi giri di parole blockbuster internazionali quali, ad esempio, Lo Hobbit di Peter Jackson.
La lavorazione, infatti, attorno a questo titolo è stata indubbiamente molta, così come tante erano le aspettative alle quali La Bella e la Bet avrebbe dovuto prima o poi rispondere alla stampa specializzata e a gli spettatori.
Tuttavia la pellicola diretta da Christophe Gans, già dietro alla macchina da presa in svariati film tra cui “Il Patto dei Lupi” e dunque per questo da non identificare proprio come un novellino alle prime armi, non riesce minimamente a soddisfare lo spettatore, facendosi portavoce di una storia che se da una parte risulta molto più fedele al plot originario, scritto da Beaumont e in epoca più tarda ripreso da Villenueve, dall’altra si lascia andare ad una apatia e un’ingenuità davvero imbarazzante.
Se considerassimo il seguente lungometraggio come un qualcosa nato e cresciuto come prodotto indirizzato puramente ad un pubblico di giovani (e con giovani si intende Bambini, poiché gli adolescenti di oggi è difficile che si interessino anche solo minimamente a questo lavoro) e destinato dunque ad intrattenere genitori con tanto di prole al seguito incuriosita da effetti speciali e dalla trama, potremmo, in cuor nostro allora, quasi comprendere e giustificare gran parte degli errori fatti da regista e produzione, ma dal momento in cui La Bella e La Bestia deve comunque fare i conti con le altre trasposizioni del passato, tra cui in primis è bene citare il cartone animato del 1991 firmato Disney, è bene, a questo punto, cercare di identificare il film per quello che, ovvero: una grande e profonda delusione.
La storia, sebbene a grandi linee la si conosca tutti, è narrata attraverso la voce di Belle, che racconta l’intera vicenda ai suoi due figli prima che questi vadano a dormire; tutto ciò fa si che l’intero film viva di continui flashback e voci fuori campo che non solo rallentano la narrazione, ma spezzano di gran lunga il pathos che non riesce mai a crearsi in tutto il film portandoci quasi ad osservare una storia fatta di singoli episodi collegati da loro da un narratore onnisciente. Questa formula elementare può anche andar bene per i più piccoli, alleggerendo il tono della storia ed eliminando un qualsiasi tipo di tensione, ma non soddisfa minimamente uno spettatore adulto, il quale, che lo si voglia o no, già dai primi minuti capisce come andrà a finire l’intera vicenda e non potrà far altro che aspettare la tanto desiderata conclusione, privo di un qualunque interesse verso i co-protagonisti o la vicenda in generale.
Altro anello debole è il lavoro troppo superficiale fatto nella caratterizzazione dei personaggi, poiché se Belle brilli principalmente non tanto del suo carisma, ma della bravura della Seydoux (la quale va detto riesce a calarsi magnificamente in un ruolo completamente diverso da quelli da lei interpretati nelle ultime produzioni avvalorando così la tesi che questa sia davvero una delle migliori attrici francesi su piazza al momento), gli altri personaggi appaiono privi di una qualunque luce che possa accendere anche un briciolo di interesse a cominciare da La Bestia, dietro alla cui “ferocia” si nasconde il volto di un Vincent Cassel non proprio in stato di grazia e niente affatto a proprio agio dietro alla motion capture. La storia d’amore inoltre tra il principe decaduto del castello e la giovane innocente, inoltre, non riesce mai a decollare scadendo a volte in un insieme di messaggi subliminali che visto il target a cui è rivolto il lavoro potevano benissimo essere omessi a favore di battute un po’ più brillanti e azzeccate. Sembra strano a dirsi, ma ciò che stona di più in tutto questo lavoro è infatti l’elemento romantico che a lungo andare si presenta come una vera e propria forzatura, un qualcosa che è stato necessario inserire perché è parte della vicenda narrata.
Le citazioni, inoltre, non sono da meno e queste vanno dai lavori brillanti di Tim Burton, con forti richiami ad Edward mani di forbici fino a il Signore degli Anelli di Jackson, anche se l’intera messa in scena viene con il passare del tempo sempre meno a causa di un reparto tecnico e di effetti speciali che riesce e mantenere degli standar eccellenti, lasciandosi, dunque, andare a vistore lacune estetiche su cui è davvero difficile chiudere un occhio.
Commento Finale
Senza voler per forza cercare un confronto diretto con il bellissimo cartone animato Disney, La Bella e la Bestia che ha come protagonisti Cassel e Seydoux è essenzialmente un film debole, privo di una qualunque spinta emotiva, carico di citazioni sovrabbondanti, fuori luogo e a volte fin troppo barocche che a malapena vengono rette da un reparto
Claudio Fedele