Recensione di Blue Jasmine
Poche presentazioni per questo capolavoro di Woody Allen, un opera tanto semplice quanto crudele che grazie ad un cast affiatato e ben equilibrato riesce a conquistare il posto più alto del podio tra le produzioni recenti del regista Americano. Blue Jasmine ci fa ricordare tutto il cinema di quest’ultimo grazie alle tante sequenze, alla fotografia, alla musica, le canzoni ed alla regia, ma sopratutto ci fa tener presente che il cinema di Allen, dopo tanti anni di eccellenti lavori che vanno da Manhattan a Io e Annie, da Match Point fino ad arrivare Amore e Guerra, non è ancora morto e che “To Rome with Love” non sia stato altro che una svista, un qualcosa di mal riuscito che in un certo senso lato ha giovato alla sua carriera poiché senza quella “ricaduta” non avremmo potuto apprezzare appieno il potenziale e la maestria di quest’uomo nel creare storie e personaggi imponenti e verosimili.
Un film Blue Jasmine che sulle note dell’omonima canzone blues, si prende la briga di raccontare l’America dei ricchi, mondana, superficiale, presuntuosa, arrogante e ipocrita contro quella dei poveri i cui valori, sebbene non rivestiti da gentilezza ed eleganza sono comunque basati sull’onestà, la semplicità e la fatica. Eppure anche stavolta Allen non ci regala una visione manichea della condizione umana né della società del presente, non limitandosi a spaccare il mondo in buoni e cattivi o peggio ancora in ricchi e poveri; la ruota della (s)fortuna può girare per tutti e chi cade in balia del destino non può che arrendersi ed accettare ciò che gli accade davanti a gli occhi. Tuttavia, sarebbe molto riduttivo etichettare questo lavoro come una parabole sul fato poiché Jasmine da una parte è vero che viaggia su un aereo diretto all’autodistruzione psicologica e sociale ma è altrettanto vero (e grottescamente esilarante) osservare come sia lei stessa, con le sue azioni e le sue crisi, ad aver mandato in aria tutta la sua esistenza, perché troppo presa da se stessa e troppo attirata dal vivere una vita beata e senza problemi le cui angosce erano indirizzate unicamente ad un paio di scarpe firmate o a come vestirsi per una festa di gala nella odierna New York mondana.
Una continua ricerca, quella della protagonista, interpretata da una straordinaria Cate Blanchett (la quale non si cala stavolta in una regina o una dea, personaggi a cui siamo stati abituati a vederla grazie alla sua eleganza e fascino, ma in un fragile essere umano) che sfocia, alla fine, in un nulla di fatto a causa del troppo orgoglio e della poca voglia di mettersi in gioco. Jasmine appare così una donna distrutta, sempre ancorata al passato, uno dei personaggi meglio riusciti e creati dalla mente di Allen, capace di far suo il film e mettere in ombra ogni altro co-protagonista,
Blue Jasmine è uno dei più bei film, se non forse il migliore, realizzato da Woody Allen negli ultimi dieci anni, un opera tanto drammatica quanto delicata, che gode anche di una delle interpretazioni più sentite e profonde dell’ultimo decennio da parte di una Blanchett che buca lo schermo e concentra su di lei l’attenzione in ogni inquadratura, dimostrandosi esser una delle attrice migliori al momento e conferendo al lungometraggio quel tocco in più che altrimenti, sotto certi aspetti, sarebbe venuto a mancare. Con una storia come questa, con un cast come questo, di fronte ad una realtà come quella descritta in Blue Jasmine è difficile rimanere indifferenti!
Claudio Fedele