Recensione di Nessun Dove
di
Neil Gaiman
Trama
Richard è un giovane uomo d’affari, per un atto di generosità si trova catapultato lontano da una vita tranquilla e gettato in un universo che è al tempo stesso stranamente familiare e incredibilmente bizzarro. Qui incontra una ragazza di nome Porta e le persone che vogliono ucciderla. Poi un angelo che vive in un salone illuminato dalle candele, e un signore che abita sui tetti. Dovrà attraversare un ponte nella notte sulla via di Knightsbridge, dove vive il Popolo delle Fogne; c’è la Bestia nel labirinto, e si scoprono pericoli e piaceri che superano la fantasia più sfrenata. Richard troverà uno strano desiderio che lo attende.
Recensione
Probabilmente, per molti fan o vecchi seguaci di Neil Gaiman, il romanzo Neverwhere rappresenta una delle più alte vette della produzione letteraria di quest’ultimo, tanto che la fama stessa del scrittore in questione viene il più delle volte associata a questo racconto. Tuttavia, magari, non tutti sanno che Gaiman prima di scrivere Nessun Dove, aveva buttato giù, nero su bianco, la sceneggiatura di una storia che non a caso poi si sarebbe trasformata nell’avventura che noi ora ci apprestiamo a recensire.
La genesi, or dunque, di una delle prime opere di Gaiman, è per certi aspetti singolare, dato che si dal caso che questa sia stata concepita prima come copione per la serie televisiva della BBC omonima e poi, in un secondo momento, a causa di incomprensioni tra produttore e scrittore, rivisitata e (ri)scritta come romanzo vero e proprio.
Sebbene la vicenda narrata sia indubbiamente fonte di ispirazione per molti nuovi scrittori Inglesi (e non) e abbia influenzato di non poco gli autori di romanzi posteriori ad essa, e sebbene abbia il grandissimo merito di aver dato una vera e propria folata di freschezza al genere fantasy, mischiando anche un po’ di horror, umorismo nero e sequenze a dir poco grottesche, va detto che l’opera, in fin dei conti, non può essere considerata il capolavoro enunciato dai più in passato e che a lungo andare risente principalmente e sopratutto il fatto di essere figlia dell’adattamento di un testo scritto per una serie tv.
Il problema principale lo si riscontra prettamente nella narrazione, che se da un lato rimane sempre molto scorrevole nonché fluida, capace di proporsi senza tanti problemi ad un pubblico qualunque (e non solo adulto) e di qualsiasi età, complice anche uno stile estremamente povero di complessità tecniche, dall’altro il prodotto mostra lacune e debolezze abbastanza rivelanti e su cui è impossibile chiudere un occhio legate allo svolgersi degli eventi, poiché il ritmo è talmente sostenuto, per tutto il romanzo, che par sempre di leggere una storia incapace di godere di pause e momenti “morti” che possano far prendere respiro non solo al lettore, ma anche alla trama stessa. Tutti gli avvenimenti che accadono nelle trecento (e oltre) pagine di Neverwhere, corrono velici come un treno senza freni, lasciando, alla fine, ben poco nella testa di chi legge la storia di Richard Mayhew e di Porta accentuando sempre più la sensazione che le tante rocambolesche peripezie cariche di pathos e adrenalina funzionino bene unicamente sullo schermo e non quadrino poi più di tanto nel libro.
I personaggi, inoltre, sono tanti, ognuno diverso dall’altro e con obbiettivi e peculiarità differenti; ma anche per questo aspetto della storia è bene chiarire fin da subito come persino alcuni dei protagonisti siano essenzialmente stereotipati o quanto meno poco approfonditi e che non godano di una introspezione psicologica tale da renderli concreti. Il tutto alla fine appare, di conseguenza, un insieme di uomini e donne costretti a convivere alla rinfusa e senza un preciso motivo o ordine, alcuni dei quali estrapolati, come Gaiman ci ha abituato, dalla letteratura classica e dai Miti antichi ove ognuno di essi fa parte della“Londra di Sotto”, avvolti da una storia ed un mistero che l’autore il più delle volte non vuole svelare aumentando così la curiosità nel lettore e in più casi la delusione, dato che molti personaggi secondari che popolano la “London Below” rimangono solo delle affascinanti “Comparse” e niente più. Qualcuno potrebbe obbiettare che è proprio il “non sapere”, questo strano alone di mistero attorno ai co-protagonisti a fare la forza del libro, ma così facendo l’autore è comunque ed erroneamente caduto in una trappola assai banale ovvero quello di rendere un minimo interessante i suoi beniamini e non, solo da un punto di vista estetico e apparente, lasciando poi poco o nulla dietro alle loro azioni o alle loro parole.
Figlio dei libri che hanno formato Gaiman come “Le Cronache di Narnia”, “Alice Nel Paese delle Meraviglie”, “Il Mago di Oz” e “The Lord of the Ring” e tanti altri, Nessun Dove, ad ogni modo, non è assolutamente un fantasy moderno da buttare o disdegnare, poiché possiede comunque alcune particolarità interessanti quali ad esempio le tante citazioni estrapolate da Shakespeare o da film cult come “Il Cacciatore” oppure omaggi a Tolkien e Lewis, per non parlare delle tante descrizioni riguardo la città di Londra, luogo in cui è ambientata interamente la storia, momenti in cui la penna di Gaiman sembra trovare maggior ispirazione proprio quando è chiamata in causa per raccontare la storia dei luoghi antichi e tipici della capitale inglese, non perdendo al contempo occasione per muovere delle pesanti critiche verso di essa. In alcuni momenti, però, questo porta quasi a pensare di avere tra le mani più una piantina turistica che un romanzo fantasy o urban fantasy; affascinanti senza dubbio sono i momenti in cui la vicenda si svolge nelle fogne ove a farla da padrone ci sono gli abitanti di una Londra sotterranea molto più elettrizzante e viva di quella “sopra”.
Commento Finale
Neverwhere, Neil Gaiman, si conferma essere un grande narratore, ma non un altrettanto talentuoso scrittore, poiché non riesce a sfruttare appieno il proprio materiale di partenza e finisce il più delle volte di imbastire l’opera di momenti e personaggi che purtroppo non riescono ad avere un’importanza ed una profondità tale da renderli concreti o realistici. Per quanto oggi, il fantasy, in tutte le sue sfumature, sia un genere apprezzato da molti, rimane ad ogni modo forse uno dei più difficili con il quale la mente umana possa confrontarsi poiché chi scrive non solo, il più delle volte, deve creare mondi inesistenti, ma far credere a colui che legge che quel che la sua mente elabora sia vero o quanto meno possa esserlo.
Con Nessun Dove si ha sempre, invece, il costante presentimento che tutto quello che Gaiman scrive possa trovare la giusta forma e rappresentazione solo attraverso uno schermo televisivo, mentre sulla carta faccia fatica a convincere appieno. La storia nel complesso è gradevole, con apprezzabili colpi di scena, anche se un lettore attento potrebbe giungere ad alcune conclusioni molto prima che queste vengano rivelate, ma la pessima gestione dei tempi e gli scarsi momenti di stallo portano il libro a farsi leggere tutto di un fiato, ma al contempo a non rimanere quasi per nulla impresso nella mente del lettore, con l’unica eccezione forse legata al fatto che il tutto si svolge a Londra (unica protagonista indiscussa della vicenda, ma troppo odiata e biasimata dall’autore).
Un’occasione, per concludere, semi sprecata per certi aspetti, anche se va menzionato comunque il coraggio di voler proporre nel complesso un qualcosa di innovativo ed originale capace di staccarsi dalla tradizione del genere, che tuttavia ci porta a procrastinare una valutazione del tutto positiva, stavolta, sull’opera di Gaiman al quale, se un giorno per miracolo dovessimo incontrarlo, consiglieremo caldamente di cambiare Editor dato che, come egli stesso scrive nella prefazione della nuova edizione rivisitata ed ampliata, alcune scelte riguardo alla vicenda narrata sono figlie di quest’ultimo come ad esempio il “modificare battute affinché siano comprese appieno dai lettori americani” o “descrivere in maniera minuziosa l’uggiosa Londra affinché questi [gli americani] possano comprendere l’esatta ubicazione dei luoghi descritti”. Alcuni retroscena riguardo il mondo dell’editoria e dei libri, forse, Mr. Gaiman è sempre bene non svelarli, mai a nessuno.
Neil Richard Gaiman è nato a Portchester nel 1960. Ha iniziato a lavorare come giornalista, oggi è scrittore di romanzi, racconti di fantascienza e di sceneggiature per fumetti ed in questo campo è diventato famoso grazie a Sandman. Il suo A Midsummer Night’s Dream ha vinto nel 1990 il Premio Nebula come migliore racconto breve di fantascienza. Gaiman è un artista eclettico: scrive canzoni, poesie, sceneggiati per la tv (uno di questi si è poi trasformato nel famoso romanzo Nessun dove, Fanucci). L’autore inoltre cura un blog e quotidianamente dialoga con i fan, i quali hanno così modo di sapere cosa sta scrivendo.
Claudio Fedele