BIOGRAFIA AUTORE: Mi chiamo Giorgiana Moruzzi e sono nata a Roma il 28 Settembre del 1980. Mi sono laureata in Comunicazione nel 2006 e poi dopo aver viaggiato un po’ in giro per il mondo ho iniziato, quasi per caso ad insegnare. In funzione di questo nel 2014 ho conseguito la seconda laurea in Scienze dell’educazione. Attualmente insegno in una classe terza elementare. Ho sempre coltivato una passione per la lettura di fiabe, storie e filastrocche e da sempre scrivo favole, poesie e brevi racconti. Questa è la mia prima pubblicazione e sono onorata che in qualche maniera contribuira’ a far conoscere il meraviglioso lavoro dell’associazione Faggio Vallombrosano Onlus.
–> Leggi gli episodi precedenti: ep. 1 & ep. 2
UN’INCREDIBILE AVVENTURA – Ep. 3
“Tiger Fort”
“Quando?”
Scrisse Hari il più velocemente possibile. Subito le lettere iniziarono a comparire una dopo l’altra.
“Oggi”
I due bambini si guardarono sgranando gli occhi. Si alzarono contemporaneamente.
– “Possiamo ancora restituirlo, ma dobbiamo sbrigarci. Hari, mio padre guida un motorisciò. Andiamo!” disse Prakhash afferrando il quadernetto e l’amico per la mano.
Iniziarono a correre fuori dalla casetta sbilenca, in mezzo alle bancarelle, oltre la via principale e direttamente nella stazione rumorosa.
– “Mio padre deve essere qui!” disse Prakhash scrutando affannosamente in giro fra la folla, gli autobus, i motorini, i mendicanti, le pozzanghere, le mucche ed i cani.
– “Dai Prakhash non lo troveremo mai! E’ impossibile!“ piagnucolò Hari strattonando l’amico.
– “Zitto! Non vorrai farti sentire dal quaderno! Impossibile è una parola fastidiosamente antipatica.” recitò Prakhash facendo un po’ il verso.
Tappò la bocca all’amico e continuò a guardare in giro. Dopo un po’ una voce conosciuta giunse alle loro orecchie. Era un cugino grande di Prakhash che faceva il procacciatore di clienti per un hotel. Ai due bimbi s’illuminò lo sguardo e si avvicinarono.
– “Ciao Aalok , hai visto mio padre?”
– “Cosa fai qui? Torna a casa Prakhash o farai morire tua madre di crepacuore!!”
– “Mi ha mandato lei! Aalok per favore sai dov’è mio padre?”
– “So che doveva portare dei turisti al Tiger Fort!” rispose Aalok.
Non persero un minuto e subito Hari prese la parola parlando talmente veloce che quasi le parole si confusero una sull’altra!
– “C’è qualcuno che deve andarci?”
– “Beh chiedete. Io devo già trovare clienti all’hotel, non posso pensare anche a voi mocciosetti!” rispose Aalok tirando le orecchie al cuginetto.
I due bambini rincuorati dalle belle notizie iniziarono a chiedere a tutti i guidatori un aiuto. Erano le prime ore del pomeriggio ed erano certi di poter trovare un passaggio in quella direzione. Cercarono senza sosta, finchè un uomo col turbante gli fece segno con la testa di salire. Sul veicolo c’erano già 5 persone appollaiate e strizzate come sardine.
– “Non abbiamo soldi!” dissero in coro i bambini mostrando i palmi delle mani sporche e vuote.
– “Lo so! Però sembra molto importante per voi arrivare al Tiger Fort. Approfitterò per andarci così da caricare qualche cliente che rientra per la sera. Salite!”
Senza farselo ripetere due volte Hari e Prakhash salirono a bordo felici come non mai. Si compressero tra le membra dei presenti come un domino ben assemblato e si lasciarono trasportare tra le vie trafficate della città, oltre le mura e su in cima fino alla collina sopra la quale troneggiava il meraviglioso palazzo.
Quando arrivarono scesero dal mezzo, ringraziarono l’uomo col turbante e Prakhash si fermò subito fuori il grande cancello. Scrutava pensieroso il sentiero tortuoso che serpeggiava fino al portone. Aveva sempre creduto che quel palazzo celasse qualcosa di magico e misterioso. Le innumerevoli sale colorate le une dentro le altre; le decine di porte intarsiate, che si aprivano una dopo l’altra lasciando immaginare un mondo piccolo piccolo oltre le soglie; le centinaia di finestre che si affacciavano su giardinetti nascosti o terrazze assolate; i corridoi talmente lunghi che si rischiava di rimpicciolire attraversandoli. In quel luogo così surreale era possibile perdersi.
– “Hari dobbiamo stare attenti! Potremmo perderci.”
– “Ma cosa dici Prakhash! Non essere sciocco, dai andiamo sbrighiamoci!”
– “No! Io penso che dovremmo attendere qui. Se Lucia è già entrata allora dovrà uscire da qui. Se invece deve ancora arrivare allora dovrà passare da qui. Inoltre sai benissimo che non ci farebbero mai entrare.” disse Prakhash indicando i suoi abiti logori ed i loro piedi scalzi e luridi.
Hari non pote’ far altro che sbuffare e lasciarsi cadere esausto su un gradino. Alzò gli occhi al cielo e bofonchiando a mezza bocca domandò irritato:
– “Ed ora quindi che faremo?”
– “Aspettiamo! … aspettiamo Hari!” rispose Prakhash sicuro di sé .
Dopo di che come un soldatino ben addestrato e certo della missione incrociò le braccia e si mise seduto vicino al suo amico. Appoggiò la testa al muro e si perse osservando i giochi delle nuvole in cielo. Un cielo a dir poco strano per una giornata così assolata. Nuvole celesti e cielo tra il blu intenso ed il verde. Il bimbo però si lasciò semplicemente trasportare senza porsi troppe domande su quella stranezza. Dopo aver scoperto che i quaderni ed i libri sono magici nulla poteva più stupirlo. Passarono minuti che si trasformarono in ore. Ad un tratto il rombo di una moto senza marmitta giunse alle loro orecchie e li fece sobbalzare.
– “Hari ci siamo addormentati! Che pasticcio! Potremmo aver perso il passaggio di Lucia!” esclamò preoccupato Prakhash mentre si alzava in piedi agitando le braccia. Improvvisamente si bloccò e incrociò lo sguardo di Hari che con aria stanca chiese:
– “ Come faremo?”
Poi iniziò a sentirsi un rumore cupo e ripetuto.
TOC TOC TOC TOC TOC TOC TOC TOC
I due bimbi si guardarono intorno cercando di trovare la fonte di tanta confusione. Nulla. Si rimisero seduti sconfortati, ma subito udirono di nuovo quel rumore ritmico.
TOC TOC TOC TOC TOC TOC TOC TOC
Questa volta seguirono il suono e per terra sotto il gradino trovarono il quaderno che ballava mosso da un apparente turbamento interno. Un gran fracasso proveniva da dentro il quadernetto che sembrava far di tutto per riuscire ad attirare l’attenzione. I due bambini allora lo aprirono.
– “Ohhhh, finalmente! Bambini io sono un quaderno magico. Lo avete scordato? Posso aiutarvi!”
– “Come?” chiesero speranzosi.
– “Beh dovete entrare!” rispose seccamente il quaderno, come se la risposta fosse sempre stata così ovvia.
– “Dove? Nel palazzo? Tu sei matto! Ci perderemo! E poi non ci faranno mai passare!” disse Prakhash spazientito.
Il quaderno però rispose prontamente:
– “Io so che Lucia è qui! Sento che è qui e sento che è triste. Mi cerca! Guardate le mie pagine.”
Effettivamente le pagine del quaderno si erano colorate di azzurro e parte dei disegni si stavano sciogliendo.
– “Devo tornare da lei. Fate come vi dico per favore.”
Il quaderno aveva la voce rotta dalla preoccupazione. I due bambini si misero sull’attenti come soldatini diligenti e allargarono bene le orecchie. Chiesero quasi in coro:
– “Cosa dobbiamo fare?”