23 Novembre 2024

Questa la domanda provocante pronunciata da uno studente durante un’assemblea scolastica di qualche anno fa per celebrare il giorno della memoria. Per rispondere dobbiamo prima fare una riflessione.

La legge numero 211 del 20 Luglio 2000 afferma che : « La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. »


Quindi chi vuole parlare delle foibe il 27 Gennaio non è necessariamente fascista ,ma di sicuro è fuori tema. Nessuno vieta di commemorare le vittime delle foibe, ma perché volerlo fare proprio il 27 Gennaio? Le stragi, gli eccidi, sono innumerevoli nella storia dell’uomo, del Novecento e non. Ci sono conflitti odierni i cui numeri non fanno audience, oppure sono troppo scomodi e di conseguenza ne sappiamo poco o nulla. Si potrebbero organizzare tantissime conferenze, tantissimi dibattiti su tantissimi e terribili argomenti, ma il 27 Gennaio è dedicato alla Shoah e la legge va rispettata. Quindi perché insistere di voler parlare delle foibe? Sembra di voler fare un confronto che, a priori, è un’operazione moralmente scorretta. Qual è l’eccidio migliore? Stiamo veramente scherzando? Qualsiasi eccidio in quanto tale è un atto senza spiegazioni e senza scuse, i paragoni non hanno senso e agli studenti non dovrebbero neanche passare per la testa certi propositi.

Le migliaia di scarpe presenti tutt'oggi nel Memoriale dedicato alle vittime di Auschwitz
Le migliaia di scarpe presenti tutt’oggi nel Memoriale dedicato alle vittime di Auschwitz

Oltre al confronto, un’altra ipotesi terribile per spiegare la domanda del titolo è quella del giustificazionismo. Ovvero: guardate i comunisti che cosa hanno fatto dopo: siamo tutti bestie, in fondo. Ma in questo caso il detto “mal comune, mezzo gaudio” non funziona proprio per niente. Potremmo chiamare in causa Hegel : il male c’è perché è necessario; ma di sicuro lo studente che ha formulato la domanda non voleva approfondire aspetti così profondi della natura umana. Temo che in fondo si tratti solamente di uno schierarsi politico, cieco e ignorante.
La legge numero 92 del 30 Marzo 2004 ha istituito il “Giorno del ricordo” che si celebra il 10 Febbraio in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Nessuno il 10 Febbraio parla di Shoah. Il fatto che il 10 Febbraio sia meno “famoso” è dovuto al fatto che l’Olocausto, lungi da me il voler fare in ogni caso paragoni inutili, ha coinvolto più nazioni e, oltre ad un “semplice” eccidio, è stato l’espressione di un progetto filosofico e politico che ha cambiato la cultura occidentale in maniera drastica ed irreversibile. Se c’è un giorno del ricordo, perché parlare di foibe nel giorno della memoria? Le persone dovrebbero informarsi prima di sparare giudizi e critiche. Penso che il fine della giornata della memoria sia un fine pacifista, di carattere umanitario, che serve per ricordare e non ripetere, per riflettere su cose che ci riguardano da vicino anche se non lo vogliamo ammettere.
Il problema dei numerosi link apparsi sulle home di facebook di molti studenti italiani non era il voler commemorare le foibe, che, come ho già detto, sarebbe stato un errore perdonabile, ma il messaggio che volevano tramettere in realtà. Oltre al fatto che sopra i cadaveri bianchi degli infoibati troneggiavano spavaldi una falce ed un martello rossi e la scritta “COMUNISMO” a caratteri cubitali, la provenienza dei suddetti link era da gruppi del tipo “Gioventù del fascio littorio”, “Forza nuova” ecc.

Ecco cosa c’è di sbagliato, di completamente errato come idea di fondo. Nel giorno della memoria non si dovrebbe fare politica. Quei link parevano una campagna elettorale. Non tutti quelli che celebrano il giorno della memoria sono comunisti, e non tutti quelli che tendono a commemorare le foibe sono fascisti. Questi preconcetti ottusi, questa opposizione, lascia la terribile sensazione che Voltaire abbia ragione e che l’uomo nasca cattivo. I bambini già alle elementari amano schierarsi in fazioni opposte. Alle scuole medie gli aggettivi comunista e fascista vengono utilizzati a sproposito. Pochi sanno il vero significato di queste parole. Ma anche fra i giovani, chi di coloro che si professano comunisti conosce la filosofia di Karl Marx, la sua analisi materialistica della realtà, o ha letto il Manifesto del Partito? Chi fra i convinti fascistelli della domenica ha mai riflettuto sul “Mein Kampf” ? L’Olocausto è nato da una ben precisa ideologia, organizzata e sostenuta nel modo più maniacale possibile. Il fatto che l’uomo possa essere arrivato a compiere atti del genere, ci deve far riflettere. A questo dovrebbero servire le commemorazioni alle quali le insegnanti “costringono” a partecipare. Dovrebbe crearsi un’atmosfera di riflessione e tolleranza, non una divisione fra gli studenti.

Il razzismo non nasce proprio così? Non è una divisione? Il razzismo non è solo una teoria scientifica (le cui basi sono, fra le altre cose, inesistenti), ma è soprattutto un atteggiamento. Sembra un paradosso, ma spesso è proprio durante il giorno della memoria, durante conferenze sull’argomento, che domande del genere scaturiscono nei dibattiti e si percepisce del razzismo. Chi vuole parlare delle foibe il 27 Gennaio magari è solo disinformato, ma spesso, temo, si tratta in realtà di politica, di provocazione di parte. Se i link precedentemente descritti provengono tutti da gruppi il cui orientamento è palesemente fascista, è lecito pensare che il ragazzo che ha posto la domanda abbia tendenze razziste. Spero si trattasse di disinformazione, malattia comune al giorno d’oggi quasi quanto il razzismo.

La legge italiana numero 645 del 1952, la cosiddetta legge Scelba, proibisce e punisce la costituzione di un nuovo partito fascista in Italia o qualunque altra manifestazione di fascismo e secondo questa ”si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”.

Anche se di fatto troviamo dei gruppi neofascisti in alcune parti d’Italia, la legge italiana ripudia il fascismo. Il tema fascismo è ancora critico per gli italiani; aspri dibattiti per l’abrogazione della legge Scelba risalgono a ben troppo pochi anni fa. Il fascismo è antidemocratico e la nostra costituzione ( ben meno flessibile dello Statuto albertino vigente durante il ventennio) lo vieta. Siamo di fronte ad un nuovo paradosso cui si aggrappano coloro che promuovono l’apologia del PNF: la democrazia impedisce la libertà di pensiero. Ma non è forse lecito che la democrazia cerchi di salvaguardare sé stessa da un pensiero che ha dimostrato a pieno la sua antidemocraticità e il suo risultato catastrofico ai danni dell’umanità? Non è forse assurdo che i nuovi fascisti parlino tanto di democrazia quando lo stato creato dal Duce era uno stato totalitario?
“Perché chi vuole commemorare le foibe il 27 Gennaio è fascista?”


Uno studente di una scuola superiore che fa una domanda del genere, se lo fa per fare polemica, se è spinto da una inconsapevole strumentalizzazione, ci deve spaventare.

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Alice Rugai

Alice Rugai è una giovane scrittrice fallita della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Pisa. Appassionata di letteratura e di arti in genere, scaricatrice pirata compulsiva di film mezzi sconosciuti e period drama della BBC, attrice shakespeariana per finta, come ogni Alice che si rispetti passa, ma non perde, la maggior parte del tempo fantasticando curiouser and curiouser.

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