21 Novembre 2024

Costituzione, articolo 15, 1° comma: “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.”

Comunicato politico n. 45 di Beppe Grillo: “[…]La libertà di ogni candidato di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza. Il M5S vuole che i cittadini si facciano Stato, non che si sostituiscano ai partiti con un altro partito.[…]”


Queste due citazioni possono essere usate come punto di partenza per una riflessione, avente ad oggetto il “mito della trasparenza” del Movimento 5 Stelle.
I pentastellati, in fase di campagna elettorale e nei primi mesi successivi alle consultazioni elettorali, tra i vari punti di forza rivendicavano (e rivendicano ancora oggi) una sorta di primato esclusivo in merito alla promozione della trasparenza nel Parlamento.
E’ un principio sacrosanto. Se inteso correttamente. Il Parlamento, e la politica tutta, dovrebbe uniformarsi ad alcuni principi cardine, funzionali all’organicità dell’intero ordinamento giuridico: penso al principio di uguaglianza, al principio democratico e anche alla trasparenza delle operazioni. Vanno evitati inciuci diretti ed indiretti, perché così facendo viene tradita la fiducia degli elettori, che se sfilacciata e ripetutamente strappata porta all’abbandono del progetto condiviso.

Cosa significa l’espressione di politica “trasparente”? A mio avviso, significa approntare dei progetti di legge coerenti e comprensibili, in molte ipotesi, anche ai non – operatori del diritto. Significa non stravolgere un testo iniziale con emendamenti, contro – emendamenti, maxi – emendamenti (della cui costituzionalità si discute), veti ideologici, ostruzionismi, grida di manzoniana memoria. Significa evitare che le aule del Parlamento arrivino ad approvare dei progetti di riforma sulla base di intese che non hanno nulla a che vedere col destino del Paese e che ruotano attorno ad interessi monopolistici, oligarchici o simili.
Ancora, la politica “trasparente” è quella che impedisce alla burocrazia ministeriale di fare il bello ed il cattivo tempo, è quella che procede alla rendicontazione di tutte le spese compiute dalla Pubblica Amministrazione ed evita l’aumento della spesa pubblica con spese inutili, di cui il nostro Paese è narratore proficuo.
La politica “trasparente” è quella che non colloca nella Camera dei Deputati, nel Senato della Repubblica e nella Pubblica Amministrazione persone incompetenti, bensì quella che si preoccupa di promuovere idee e persone brillanti il cui unico scopo sia quello di contribuire al benessere economico e sociale di cui la Repubblica ha bisogno.

 

Non è trasparente l’operazione mediatica compiuta da Luigi di Maio, vicepresidente della Camera dei Deputati. Rendere pubblica e notoria a tutti una serie di biglietti, che costituiscono corrispondenza privata, è priva di tutto contraria alla Costituzione. Come ricordato in apertura, la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili: il Movimento 5 Stelle questo dovrebbe saperlo, da sempre attento al rispetto della Costituzione.
Oltre ad essere una violazione della Costituzione, è un atto politicamente molto scorretto. Questa non è trasparenza.
La stessa Costituzione prevede un regime di pubblicità per i lavori del Parlamento in seduta comune e per i lavori delle varie Commissioni Parlamentari profondamente diversi: il motivo di questa scelta è semplice. Nelle Commissioni Parlamentari, effettivamente, si svolgono le mediazioni lontane dall’occhio del ciclone, i politici hanno la possibilità di non cristallizzare la propria posizione per bearsi di fronte all’opinione pubblica e possono addivenire a concessioni reciproche, per conciliare posizioni diverse nell’interesse dei cittadini.

Non confondiamo la trasparenza con la privacy. Il rischio, di cui il Movimento 5 Stelle non pare rendersi debitamente conto, è quello di annichilire la sacralità della privacy della persona. Uccidendo la distinzione tra sfera pubblica e sfera privata. Come nei totalitarismi. Per i cittadini, contro i cittadini.

Trasparenza, infine, non è neanche, dopo vari ammonimenti, richiedere alla rete di sancire, o meno (seppur si parli di irregolarità varie e ripetute), l’espulsione dal Movimento 5 Stelle di quattro senatori per la semplice espressione di un dissenso. Non è trasparenza, è pubblico ludibrio.

Se la trasparenza travolge la privacy dell’individuo e la libertà di manifestazione del pensiero dell’individuo, qualcosa non va.


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