“Nella vita c’è sempre un ma, nell’amore c’è sempre un ma, che sorprese ci dà”
Un pubblico incuriosito ha riempito il Teatro Goldoni di Livorno per la prima rappresentazione teatrale italiana di Orgoglio e Pregiudizio messa in scena giovedì 16 dicembre 2021 che ha inaugurato la stagione di prosa. Sviluppata su adattamento di Antonio Piccolo e regia di Arturo Cirillo, questa produzione di Marche Teatro e del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale si è lanciata nell’ardita ed alquanto rischiosa impresa di dare nuova veste ad un classico molto caro al pubblico.
Uno dei titoli più amati a livello mondiale, il romanzo della graffiante Austen è stato pubblicato per la prima volta nel 1813 e ha visto svariate riproposizioni cinematografiche (più di quindici) ispirando al contempo scrittori, artisti, lettori e romantici di ogni epoca. La tagliente ironia, il lucido distacco e l’acuta osservazione rendono infatti questa scrittrice capace di un’analisi intelligente del suo tempo, che stila attraverso i fili di vita dei suoi personaggi e l’evoluzione delle loro emozioni. Un tema oggi molto sentito, quello della salute emozionale, che sentiamo di dover accogliere e priorizzare nel nostro quotidiano ma che, nel primo Ottocento, era tutt’altro che importante. Così, un Darcy diventa la personificazione dell’orgoglio al pari di una Elizabeth che lo è del pregiudizio; il ventaglio degli altri personaggi svela la gamma delle emozioni e degli atteggiamenti umani: dall’ingenuità al narcisismo, dal realismo alla stupidità, dalla presunzione all’eccessiva bontà che intelaiano il canovaccio per la storia principale che parla di crescita, insieme, alla ricerca di un livello più profondo di realtà in cui vivere.
È difficile per noi oggi immaginare le difficoltà e la quotidianità di quei giorni, le ore lente, le attese per gli eventi che risvegliavano le stagioni, il chiacchiericcio che diventava il pane delle emozioni perché no, non c’era molto di meglio da fare se si nasceva (per fortuna) mediamente abbienti. La Austen ci parla spesso attraverso i suoi personaggi di una realtà costruita, socialmente strutturata, in cui l’eroismo si cela nel conoscersi ed avere il coraggio di essere sé stessi. Questa scrittrice svela la sua grandezza grazie anche a quell’aura di proto-femminismo che fa parlare Lizzie a voce alta verso una nobildonna (quale gran ardire), e di essere una protagonista capace di essere forte nelle sue convinzioni e decisa a pagarne le eventuali conseguenze.
Ammettiamolo: quante di noi non hanno voluto, almeno una volta, essere più simile a lei in questo contesto culturale che ancora oggi continua a dire “woman, be quiet please”?
Carattere ed energia che sicuramente emergono da questo adattamento, seppur con le dovute differenze che lo rendono un interessante concentrato di emozioni contrastanti. La scelta di selezionare solo alcuni ‘fili’ della storia lascia sicuramente spazio all’interpretazione dei personaggi: si ha quindi una diacronica Elizabeth (Valentina Picello) che canta ballate; si hanno cambi di scena ritmati e ballati a suon di musica; un Mister Bennet (Arturo Cirillo) particolarmente affettuoso e una Lady Catherine (Arturo Cirillo) alquanto peculiare per movenze e atteggiamenti. Si sperimenta l’ironia che nasce non da affilati sottintesi ma dal susseguirsi di situazioni caricaturali: le emozioni, impersonificate, rimangono nell’ottica di voler essere ‘masticate’ da tutti attraverso la risata. Quei famosi non detti, quell’eccessiva educazione, quella dissimulazione e quel contegno che tanto affascinano nel romanzo vengono qui citati attraverso i loro opposti, fortemente sostenuti da movenze e azioni che parlano un linguaggio nuovo, possibilista e leggero.
Questo spettacolo non ha bisogno di presentazioni perché è capace di autoaffermarsi, disarmante, come una visione della versatilità dell’opera che si svela anche in un gioco di specchi tra l’attore e lo spettatore che guarda, ascolta e spesso ricorda il film, il libro o le pagine di antologie scolastiche. L’aspettativa viene smantellata e il ricordo scansato da battute, tonalità e intercalari che, seppur avvicinandoci all’opera, le cambiano la veste riflettendosi in una scenografia presente, funzionale e simbolica: quattro grandi ‘specchi’ permettono di creare gli ambienti e l’interazione dei personaggi e dei loro sguardi, la loro scomparsa e la loro entrata in scena ricordandoci che anche ognuno di noi può specchiarsi in loro nel grottesco gioco della vita.
Cirillo e Piccolo sono sicuramente riusciti a creare un riadattamento capace di farsi strada tra i sottili fili di realtà e di finzione scenica, teatralmente intrecciati, in un’opera che sarà aprifila esperienziale di questo grande classico capace di vivere e far vivere a distanza di più di due secoli.
Orgoglio e pregiudizio – di Jane Austen
Adattamento teatrale di Antonio Piccolo
Regia Arturo Cirillo
Interpreti e personaggi principali:
Arturo Cirillo SIG. BENNET
Valentina Picello ELIZABETH, seconda figlia dei Bennet
Francesco Petruzzelli Fitzwilliam DARCY, migliore amico di Bingley
Sabrina Scuccimarra SIG.RA BENNET
Rosario Giglio COLLINS, cugino dei Bennet
Eleonora Pace JANE, prima figlia dei Bennet
Giacomo Vigentini Charles BINGLEY, nuovo vicino dei Bennet
Giulia Trippetta CHARLOTTE, la migliore amica delle sorelle Bennet
Arturo Cirillo LADY CATHERINE De Bourgh, zia di Darcy
secondari
Rosario Giglio SIG. CAMPBELL, domestico di Bingley
Giacomo Vigentini REYNOLDS, domestico di Lady Catherine
Giulia Trippetta CAROLINE Bingley, sorella di Charles
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Camilla Piccioni
musiche originali Francesco De Melis
assistente alla regia Mario Scandale
assistente scenografo Eleonora Ticca
assistente costumista Nika Campisi