LIVORNO – Nell’ambito del contest Obiettivo Livorno – Scatta la città: Scorci di Vita Livornese, l’Associazione Uni Info News si è prefissata tra gli “obiettivi” quello di far conoscere da un punto di vista artistico tutti i partecipanti, così che coloro che ci seguano possano dare uno sguardo all’artista che è dentro ognuno di loro.
Il terzo che intervistiamo a Gianluca Beccani, che ringraziamo calorosamente per le risposte e a cui auguriamo un forte in bocca al lupo!
Quando fai una foto cosa provi?
Se ho deciso di scattare una foto, è perché qualcosa mi ha colpito, ha in qualche modo attirato la mia attenzione, e voglio che lo scatto preservi quella sensazione o quell’emozione provata, magari provocandola in chi non era con me in quel momento. Spero sempre che lo scatto, come dico io, “funzioni”. In realtà, quello che provo al momento dello scatto, in sostanza, è un gran senso d’impazienza. Molti anni fa non vedevo l’ora di sviluppare il rullino fotografico; oggi, esattamente come allora, non vedo l’ora di “sviluppare” il file sul computer per scoprire se sono riuscito o meno a creare un’immagine che trasmetta qualcosa.
Preferisci come soggetti le persone o i paesaggi? Perché?
Cerco un’immagine che funzioni, che trasmetta qualcosa. Il contrasto di colori di un bel tramonto o l’evidente complicità tra Sposo e Sposa a pochi secondi dal fatidico “si”, sono entrambi attimi rubati, alla Natura o alle persone, che garantiscono un’emozione in chi osserva quella fotografia. E per me va bene, ho raggiunto il mio obiettivo. Ho sempre cercato la stessa cosa in ogni campo della fotografia in cui mi sono cimentato nel tempo, dall’astrofotografia alla fotografia macro, dall’infinitamente “grande” all’incredibilmente “piccolo”. Se dovessi scegliere, direi che adoro gli scatti che ritraggono Uomo e Natura insieme, in forte contrasto o delicata armonia.
Propendi più per una macchina analogica o digitale? Quali pensi siano i vantaggi e gli svantaggi?
Ho iniziato a far foto nel 1996, con una reflex meccanica Zenit, per poi passare a reflex elettroniche a rullino e finire con le attuali reflex digitali. Attualmente potrei scattare con una macchina analogica, piuttosto che con una digitale, esclusivamente per vezzo, non essendo l’analogica avvantaggiata in alcun modo nei confronti della digitale. Le reflex digitali attuali hanno ormai superato di gran lunga le capacità di ripresa delle analogiche più evolute. Ai tempi non ho mai sviluppato foto in camera oscura, ma anche se così fosse non so se ne sentirei la mancanza, visto che comunque sono solito sviluppare un file in formato raw per arrivare alla foto finita da stampare o utilizzare sul web. I due procedimenti sono davvero molto simili, tra l’altro con la controparte digitale davvero molto più potente. Oggi propendo quindi inevitabilmente per la digitale.
Pensi che Livorno sia una città culturalmente attiva? E con una certa attenzione per l’ambito fotografico?
Credo che Livorno sia una città che potrebbe essere culturalmente molto più attiva, andando a valorizzare e sfruttare tutte quelle realtà che vedo invece trascurate e maltrattate da tutti, non solo dalle amministrazioni. Ho poi spesso l’impressione che molte iniziative in ambito fotografico non vengano promosse o pubblicizzate abbastanza, rendendole, di fatto, appannaggio dei pochi appassionati, tra tutti quelli residenti, che ne vengono a conoscenza, che hanno i mezzi e la volontà di prendervi parte. Mi considero il primo (magari è colpa mia) che si trova spesso a notare eventi, concorsi e quant’altro, quando ormai è troppo tardi.
Cosa ne pensi dell’uso che si fa quotidianamente dei social per pubblicizzare o pubblicare le fotografie? Che ne pensi di Instagram?
Credo che i social e tutte le varie applicazioni come Instagram abbiano “sdoganato” la fotografia anche verso coloro che mai avrebbero altrimenti comprato una vera macchina fotografica; questo ha di fatto inondato di immagini il nostro vivere quotidiano, con evidenti vantaggi e svantaggi. Il gioco di parole è d’obbligo: una miriade di scatti realizzati con filtri automatici, effetti digitali e viraggi, proposti senza più alcun “filtro”…a chiunque vi si imbatta. E’ indiscutibile il valore di un ricordo, tralasciando ogni aspetto tecnico legato allo scatto; ma troppe persone confondono lo scattare una foto col cellulare, col “fare fotografia”, e la stragrande maggioranza di loro non ha il benché minimo bagaglio tecnico e culturale in merito. Penso di poter sostenere che gli appassionati veri, quelli che magari hanno studiato ed appreso molto (e sul campo) prima di firmarsi “photographer”, ne escano diluiti molto, se non dispersi davvero.
Per te scattare le foto è più una questione “tecnica” o di impulso?
Ci sono scatti ottenuti d’impulso, giusto per cogliere un attimo, e scatti frutto di un vero e proprio progetto mentale, con tanta tecnica dietro. Cogliere l’attimo senza essere in grado di fissarlo non serve a nulla però, così come trastullarsi dietro a mille impostazioni perdendo il momento giusto è solo frustrante. Riassumerei molto sostenendo che non si può fare fotografia solo d’impulso, perché un’immagine ben ripresa è sempre più gradevole di una foto tecnicamente scadente. Esistono dei canoni proprio a riprova di questo! Più che d’impulso parlerei poi di “occhio fotografico”, questo si. Occhio fotografico e tecnica devono cooperare, quando possibile, per ottenere qualcosa di buono, e non solo un semplice file sulla scheda di memoria. E infatti ogni mezzo di ripresa, con i propri limiti, può essere usato per fare fotografia: basta conoscerli per sfruttarlo al meglio, e non chiedere di più.
Livorno offre sia paesaggi suggestivi che scenari tipici di una città come tante altre, alcuni anche con sfumature ricche di decadenza. Sei più attratto dai primi o dai secondi?
Riprendere immagini che rappresentino decadenza e degrado senza scadere nella banalità è secondo me molto difficile, e impone alla fotografia un inevitabile impegno di denuncia; un’esperienza del genere che ricordo benissimo l’ho avuta in occasione di un piccolo servizio fotografico delle Terme del Corallo col supporto del Comune di Livorno. Benché sia molto attratto dal genere, nella mia vita quotidiana amo riprendere gli scorci più suggestivi della mia città, in particolare quelli legati alla costa livornese; adoro sfruttare i tramonti più “drammatici” in prossimità di strutture o punti della riviera particolarmente iconici per Livorno, e cerco sempre di lavorare in quei pochi minuti in cui la luce, con il clima giusto, riesce a creare forti effetti di contrasto, o delicate sfumature di colore, spesso sfruttando la tecnica della posa B (scatto prolungato). Considero una foto della mia città ben riuscita quando riesce a stupire un livornese per un posto che lui conosce benissimo e che ha visto molte volte.
Qualora tu dovessi arrivare tra i dieci selezionati per la votazione finale del Contest, cosa rappresenterebbe per te il laboratorio fotografico indetto dal comune?
Un’opportunità per crescere e migliorarmi, confrontandomi e mettendomi alla prova, molto semplicemente. E per farmi conoscere, perché no? Ho la convinzione che coltivare una passione, apprendendone i rudimenti e mettendoli in pratica sul campo nel corso di anni possa sembrare molto, ma possa anche, allo stesso tempo, finire per “ingannare” chi la pratica, se a farlo si è sempre soli, senza alcun reale confronto. C’è sempre da imparare, e ci sono sempre spazi di miglioramento. Visto che (lo ammetto) non ho mai seguito un vero corso di fotografia, mi piacerebbe mettere alla prova le mie capacità, ottenute tutte da autodidatta.
Cosa ti ha spinto a prendere parte al nostro Contest Fotografico?
Sono anni che scatto fotografie alla mia città e ai suoi dintorni: paesaggi, persone, monumenti, qualunque cosa mi faccia fermare a guardare, facendomi “vedere” la foto prima ancora di scattarla. Sono sicuro di aver fatto davvero qualcosa di buono da quando iniziai nel 1996, e fin troppe volte non ho partecipato ai concorsi fotografici: magari ne venivo a conoscenza troppo tardi, o finivo io stesso per non farne di nulla, distratto da altro o banalmente intimorito. Stavolta ho deciso di provarci davvero, convinto di avere ormai raggiunto una certa maturità. Ok, ho scritto “convinto”, e non “sperando”.
Matteo Taccola
e
Claudio Fedele
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