Il Late Show è il programma TV nel quale i più grandi attori, musicisti, politici e giornalisti degli ultimi trent’anni si sono confrontati con l’ironia di un conduttore geniale. Il Late Show, vera e propria istituzione negli Stati Uniti, è forse una delle più acute espressioni del softpower americano nel mondo, visto che è distribuito in numerosi altri paesi (compresa l’Italia, in cui è trasmesso su Rai 5). Il Late Show, semplicemente, è David Letterman.
“Dave”, classe 1947, conduce questa trasmissione da ben trentatré anni e ha annunciato che il 20 maggio 2015 lascerà definitivamente la scrivania dell’Ed Sullivan Theatre. Così, dal recente annuncio del suo ritiro, importanti ospiti e celebri amici sono tornati un’ultima volta dall’uomo che, in molti casi, ha contribuito al loro successo. Tra gli altri, nei prossimi giorni saranno ospiti Tom Hanks, Julia Roberts, Bill Murray e George Clooney. Ma la puntata del 4 maggio ha avuto qualcosa di ancora più speciale. Questo perché il Presidente Obama in persona è giunto a NYC con l’Air Force One unicamente per recarsi al Late Show e rendere onore al suo conduttore.
Il Presidente, in veste di ospite, ha ringraziato Letterman per essere stato una piacevole sicurezza per milioni di cittadini americani, consapevoli di trovare, una volta tornati a casa alla sera, un programma capace di divertire e sorprendere, ma con una narrazione semplice divenuta familiare. In realtà Obama deve molto di più a “Dave”, visto l’incondizionato sostegno dimostrato dal conduttore nei confronti della sua amministrazione nel corso degli anni. Difatti Letterman è sempre stato orgoglioso di trasformare il programma in una tribuna dalla quale il Presidente e la First Lady hanno potuto lanciare messaggi importanti alla nazione, in modo assolutamente informale, quasi con la stessa formula dedicata agli altri ospiti.
Potremmo persino affermare che una delle tante ragioni per cui Mitt Romney perse le elezioni presidenziali del 2012, nelle quali fu riconfermato Obama, fu proprio la spietata satira di Letterman nei confronti del candidato repubblicano di fronte a milioni di spettatori/elettori.
Nella puntata del 4 maggio scorso, trasmessa in replica ieri notte da Rai 5, Obama e Letterman sono apparsi come due vecchi amici: qui l’arrivo dell’atteso ospite, dove quest’ultimo dice di sapere che Dave gli preferisce la First Lady. Insieme alle numerose battute di spirito, c’è stata la consueta possibilità per il Presidente di affrontare temi delicati.
L’inquilino della Casa Bianca ha parlato del difficile reinserimento nel mondo del lavoro di un milione di veterani delle guerre di Iraq e Afghanistan e di come la First Lady, Michelle Obama, abbia particolarmente a cuore la questione. Letterman ha assecondato il Presidente, confermando che nessuno sa fare un lavoro meglio di un veterano poiché questi è “get ready”(già pronto). C’è stato spazio poi per importanti considerazioni riguardo i numerosi omicidi commessi degli agenti americani ai danni di ragazzi di colore, colpevoli solo di essere afroamericani. Obama ha dichiarato che adesso è necessario che l’opinione pubblica “recuperi la fiducia nelle forze dell’ordine” e che il problema di un razzismo latente, venga affrontato alla radice, “eliminando quelle sacche di povertà, che troppo spesso ignoriamo” e dalle quali molti ragazzi afroamericani possono sfuggire solo attraverso l’illegalità. Letterman, quindi, ha ricordato Martin Luther King, l’anniversario della marcia di Selma – di cui ho parlato nel mio articolo – e che niente sembra cambiato da allora. Il Presidente ha replicato che molto è stato fatto, egli stesso ne è “la prova vivente”, ma che il razzismo fa parte della storia americana e che ci vorrà ancora del tempo perché scompaia definitivamente, anche se ripone grande speranza nel futuro e nelle prossime generazioni.
Infine, come solo Dave sa fare, si è tornati a scherzare, parlando dell’imminente pensionamento di Letterman, della fine dell’amministrazione Obama tra meno di due anni e che i due, terminati i rispettivi incarichi, passeranno molto tempo insieme, magari giocando a domino.
Per Letterman ricevere il Presidente è stato, ancora una volta, un grande onore. Ma questa non era la prima volta che il conduttore veniva elogiato pubblicamente da Obama. Da quest’ultimo era stato insignito, nel 2012, di un premio al Kennedy Center Honors, dove fu definito “one of the most influential personalities in the history of television, entertaining an entire generation of late-night viewers with his unconventional wit and charm” (“una delle più influenti personalità nella storia della televisone, capace di intrattenere un’intera generazione di spettatori della notte con non-convenzionale arguzia e fascino”).
Per me, che da almeno cinque anni seguo ogni notte il Late Show, non c’è descrizione più appropriata di questa per indicare il ruolo di Letterman nella società americana. L’inimitabile ma imitatissimo programma di Dave, intrattiene con leggerezza e promuove attori e registi dello star system senza mai prenderli troppo sul serio, rendendoli più umani che mai con un registro colloquiale e con divertenti scambi di battute. Le sue tattiche, per far decollare la popolarità dei suoi ospiti oppure farla naufragare, avvicinandosi o allontanandosi anche fisicamente dal suo interlocutore, sono ormai studiate in tutto il mondo della televisione. Non c’è uomo di spettacolo in America che non si sia seduto sulle poltrone dell’Ed Sullivan Theatre e che non abbia raccontato, magari tra le battute a bruciapelo di Letterman, la propria vita. Tra elevati esempi di nonsense – “i giochi stupidi con gli animali” o le visite di Jungle Jack Hanna – ed esibizioni musicali delle più popolari band degli ultimi trenta anni, Letterman è stato in grado di intrattenere come nessun altro i suoi spettatori. Non c’è stata personalità pubblica americana che non l’abbia amato, invidiato o odiato. Uomo del sistema, così velatamente anticonformista e capace di un umorismo creativo e tagliente, non ha eguali tra i suoi competitors.
David Letterman è un uomo autentico, che ha trasformato il suo studio in una proiezione del salotto di casa di decine di milioni di spettatori. In televisione ci mancherà lo spirito, in parte innocente, in parte arguto, con cui legge il mondo e le persone, ci mancherà il suo orientamento liberal e di sinistra, in opposizione al bigotto conservatorismo di Donald Trump, uno dei suoi ospiti preferiti. Ci mancherà quella vetrina sugli USA e su New York City che Letterman lasciava sempre illuminata.
Lamberto Frontera