Di Gabriele Bacci e Riccardo Fara
Il giorno 18 maggio 2018 il Bad Elf Pub, uno dei locali più famosi e importanti di Livorno, si è trasferito dalla vecchia location (in via della Posta), agli scali delle Ancore. La vicenda ha fatto molto parlare, e tante persone, fra curiosi e clienti del vecchio Pub, sono andati a provarlo. Noi di Uni info news, ci siamo dati appuntamento con Toto Barbato (direttore artistico del The Cage Teatre e adesso co-titolare del nuovo Pub del Bad ELf) nel nuovo locale, al fine di fargli un po’ di domande riguardo la nuova apertura. Vorremo innanzi tutto ringraziare Toto, per la disponibilità: ha colto la proposta dell’intervista con grande apertura e simpatia, e alla fine quella che doveva essere una semplice intervista, si è trasformata in una chiacchierata di un’ora. In primis abbiamo parlato del Bad Elf, ma anche di musica, di birra artigianali e dei cambiamenti che stanno travolgendo la nostra città. È stata un’intervista ricca di contenuti in grande spirito livornese, spirito che abbiamo cercato di rendere anche in questa trascrizione. Data la lunghezza generale dell’intervista, abbiamo deciso di dedicargli tre articoli diversi (che usciranno nei prossimi giorni) i quali, partendo dallo stesso argomento, si concentreranno su tematiche differenti.
Il 18 Maggio ha avuto luogo l’inaugurazione del nuovo locale, come vi è sembrata la risposta dei clienti e dei livornesi in generale? Siete soddisfatti?
“Ovviamente sì, siamo contenti. A nostro favore c’è da dire che il Bad Elf già esisteva ed è stato portato qui perché il locale precedente non riusciva più a contenere le persone che lo frequentavano. Dunque la scommessa era: “Lo spazio del nuovo locale sarà proporzionato alla nuova clientela?”. La risposta è stata certamente positiva. Siamo soddisfatti, è venuta molta gente e si è resa conto di che cosa sia il locale. Abbiamo ricevuto moltissimi complimenti e siamo molto contenti per questo, anche in ragione della fatica e del lavoro che abbiamo fatto nelle settimane prima di aprire: non pensavamo di farcela e invece alla fine ci siamo riusciti.”
I livornesi hanno sempre vissuto e conosciuto il Bad Elf come un pub intimo e familiare con una serie di elementi che lo rendevano unico nel suo genere. Cosa vi ha portato al cambiamento quasi radicale del locale?
Il Bad Elf era il classico Pub inglese, e l’elogio di ciò va soprattutto a Fabio e Virginia (ex-titolari del London Pub e del vecchio Bad Elf, ora co-titolari del nuovo Bad Elf) cultori di tutta la parte anglosassone. Loro vanno spesso, per passione, in vacanza in Scozia e sono quindi dei veri intenditori.
Ma lo stesso vale per noi, io e Mimmo Rosa, che eravamo tra i migliori clienti del Bad Elf, siamo d’accordo nel dire che l’atmosfera del locale era perfetta. Tuttavia, le necessità in quel momento erano evidenti: sicuramente avevano bisogno di più spazio, perché la domanda superava l’offerta.
Il caso ha voluto che anche io e Mimmo volevamo aprire un Pub a Livorno. Per noi è stato quasi istintivo, noi ci occupiamo di birre, ci piacciono e con la gestione del Cage e di Borgo Burger abbiamo avuto modo di affacciarci parecchio su questo mondo.
A quando risale la volontà di mettervi in gioco per l’apertura di un Pub a Livorno?
Prima delle origini di Borgo Burger, che è un altro locale nostro (mio e di Mimmo), come lo è il Cage; l’idea era proprio quella di aprire un Pub.
Cosa vi ha fermato all’epoca?
Il mio lavoro mi porta spesso in tournée, questo mi ha dato modo di rendermi conto dell’esplosione di tutte le hamburgherie in Italia. A Livorno c’era uno spazio vuoto in questo campo, quindi abbiamo deciso di cogliere la palla al balzo: abbiamo anticipato tutti e abbiamo aperto Borgo Burger. Un business su cui davvero valeva la pena puntare, oltre al fatto che sono un cultore dell’Hamburger e delle “sgrofognate”, come si dice a Livorno. Quindi abbiamo aperto Borgo Burger che ha una buona offerta di birre artigianali. Anche il Cage, ha sempre venduto birra, ma rimaneva sempre la voglia di aprire un Pub.
Sembra che tu oltre che appassionato sia anche un cultore delle birre artigianali…
Infatti, questo lo devo molto alla mia esperienza di tour manager di Roy Paci, visto che negli anni in cui lo affiancai in tournée diventò ambasciatore della birra artigianale italiana nel mondo. Grazie a Roy sono entrato in contatto con persone come Teo Musso della Baladin, ho conosciuto Leonardo del birrificio del Borgo, Moreno Ercolani del birrificio Olmaia che è uno dei miei migliori amici.
Quindi a Borgo Burger era naturale che ci entrassero le birre, ovviamente però gli abbiamo dato un profilo più incentrato sull’hamburger e sulle famiglie.
Quindi adesso con il Bad Elf vi siete “tolti il pallino”?
Esatto, questo “pallino” ci è sempre rimasto. Per fortuna, dopo anni, in Italia, dove c’è un mercato vinicolo d’eccellenza, anche se un po’ in ritardo dopo gli altri paesi, anche il mercato della birra sta diventando una cosa seria, alla stregua di quello vinicolo. C’è birra e birra, come vino e vino, e le persone hanno incominciato, fortunatamente a capirlo.
I proprietari del Bad Elf attualmente siete tu (Toto), Mimmo, Fabio e Virginia. Com’è nata la vostra collaborazione?
Noi, essendo i primi fruitori ed i primi fan del Bad Elf, prima ci siamo “annusati”, cioè conosciuti per verificare anche la fattibilità della cosa. Di aiuto a questo scopo è stata anche l’organizzazione dell’Hop Summer Fest. Due eventi importanti, organizzati chiaramente grazie all’aiuto della nostra rete di conoscenze e amicizie che hanno fatto sì che venissero da tutta Italia una serie di birrifici importanti: Birrificio del Borgo, Baladin, Olmaia, PbC, e altri tra i migliori birrifici italiani. Quindi facendo queste due edizioni del festival ci siamo anche resi conto di come potevamo lavorare in società e da lì abbiamo incominciato a pensare di aprire un Pub a Livorno.
Immagino che per un lavoro simile ci vogliano delle idee di partenza, vi siete trovati d’accordo fin da subito?
Entrambi vedevamo chiaramente un Pub più moderno. È importante precisare che non c’è mai stato interesse di entrare in concorrenza con Fabio e Virginia, che sono due persone splendide, per le quali nutriamo un profondo rispetto e a cui riconosciamo la loro iper-professionalità.
La loro esigenza era quella di ingrandirsi, noi avevamo voglia di aprire un Pub, quindi ci siamo messi in società: abbiamo cominciato a cercare dei locali in vendita, procedendo con calma. Non c’era fretta, ognuno aveva anche il proprio lavoro da portare avanti. Quando c’è stato proposto questo locale cioè l’ex-QB, posto che si commenta da solo per la sua bellezza, abbiamo deciso di cominciare a lavorare insieme.
Dunque il posto crea il cambiamento e “saluta” il vecchio Pub inglese?
In parte è vero. Il Pub è grande, e la caratteristica dei Pub inglesi è il loro spazio raccolto, quindi è naturale che questa idea si perda. Ad ogni modo abbiamo cercato di rifarci un po’ con l’atmosfera intima, con le luci, i quadri, le foto degli stadi, le maglie e ovviamente le partite di calcio. Tuttavia bisogna considerare che c’è l’idea di una birreria nuova, una birreria moderna, con un menù più vasto. Quell’idea che si sta sviluppando adesso in tutta Italia.
Insomma: una birreria al passo con i tempi!
Certamente! Vedi, anche a Glasgow, la Tennent’s ha aperto una birreria accanto alla sua industria dove vendono un sacco di birra, tranne la Tennent’s. Si chiama Dry Gate ed è un posto che potrebbe somigliare a questo. Ovvio che abbiamo cercato di fare una cosa nuova, anche perché il posto si presta. E’ inutile che provi a fare un Pub inglese in un posto che in Gran Bretagna non hanno. Cioè, in Gran Bretagna non ci sono gli Scali delle Ancore.
Come si può definire questa nuova tipologia di locale? Ha un’etichetta?
Per fortuna noi quando cerchiamo di fare locali cerchiamo sempre anche di stare fuori dalle etichette. Come, per esempio, non vorrei mai che il Cage venga definito una discoteca, perché non è così, perché è il Cage è unico nel suo genere. Questo è un esempio di birreria moderna, può anche essere definito come un ristorante che invece della carta dei vini ha la carta delle birre.
Si può dire che valorizza un po’ il contesto in cui è inserito?
Certamente! In verità nel menù, soprattutto per quel che offre da mangiare, abbiamo cercato di inserire un’altra cosa che mancava a Livorno, ovvero un po’ di cucina internazionale: il Burrito, la Fajita, le Baked Potato, il Fisch&Chips, il Pulled Pork e via dicendo. Anche qui, la nostra unicità sta anche in cucina: abbiamo Virginia che riesce a fare tutti i piatti internazionali, aggiungendo sempre il tocco toscano. Il territorio sicuramente ci aiuta molto col cibo, è la nostra forza.
Foto in copertina di Claudio Caprai
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