Amici delle manine (👐), siamo tornati anche questa settimana con Trashopoli, o meglio con Non solo Trashopoli! La novità è che dalla satira lasceremo ai nostri redattori la possibilità di commentare un fatto politico accaduto in settimana.
In questo primo numero il focus sarà sul M5s, o meglio sull’emorragia di voti che sta colpendo il partito. Abbiamo chiesto quindi alle “nostre penne” di spiegare come mai il Movimento stesse perdendo i voti e che periodo stesse passando, insieme ad alcune eventuali proposte con cui migliorarsi. Ecco quanto è emerso!
G. Sofia: Buongiorno Movimento, buonanotte Movimento!
Quella appena passata è stata senza alcun dubbio la settimana più dura del Movimento 5 Stelle. Le conseguenze del voto sul caso Diciotti hanno provocato l’esplosione di quei dissidi interni finora malcelatamente sopiti. Il voto di ieri in Sardegna ha certificato la forte crisi del Movimento: seppure sia sempre difficile paragonare i risultati delle politiche con quelli delle amministrative, è pur vero che il Movimento ha perso in Sardegna, in soli 10 mesi, il 30% del consenso, passando dal 40% al 10%.
Il tracollo del M5S, confermato dai sondaggi nazionali, è frutto di un lento processo di logoramento, iniziato con la formazione del governo, caratterizzato dal passaggio di consensi verso la Lega di Matteo Salvini, sempre più uomo forte, dominatore della scena politica.
Il voto sulla Diciotti è stato comunque determinante ed ha segnato una svolta negativa all’interno del movimento: Di Maio è sempre più debole, Grillo ha preso le distanze e la senatrice dissidente Paola Nugnes può perfino permettersi di mettere in discussione pubblicamente la leadership del ministro di Pomigliano d’Arco.
Paradossale, il voto sulla Diciotti, perché un partito normale non avrebbe avuto conseguenze, non avrebbe vissuto il voto con travaglio (anche quello di Marco) interno.
Perché allora il Movimento è andato in cortocircuito? Perché è diverso dagli altri?
Il Movimento è nato come forza pura, espressione della rabbia della gente nei confronti dei politici corrotti, che usavano l’immunità per nascondere impuniti le loro malefatte. E poco importava, nel 2014, se lo slogan “abolire l’immunità parlamentare” risultava, ai più coscienti, un messaggio semplicistico e populista.
Tanto i parlamentari erano gli altri, gli inquisiti piddini e berlusconiani.
Il Movimento è franato davanti alla propria incoerenza, basata su un messaggio sbagliato perché riduttivo e semplicistico, studiato per raccogliere più consensi possibile.
L’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini verteva su una domanda fondamentale: “Salvini ha agito nell’interesse
pubblico (preminente rispetto a quello dei migranti)?”.
Ovviamente, la risposta più naturale per grillini non può che essere “si!”, avendo avallato ogni decisione del ministro, essendo il governo orgogliosamente d’accordo con la chiusura dei porti.
Ad ogni modo, la discussione è stata portata giustamente su un piano di valutazione politica.
Ma tutto questo non interessava. La vera domanda che si è posto l’elettore grillino, davanti al suo computer prima di votare è stata questa: “è più importante la coerenza del “no all’immunità” o la tenuta del governo?”
Ha vinto la seconda, col 60% dei voti, ma la grande massa di chi è voluto rimanere coerente ha permesso a chi contesta dall’interno la linea politica di venire fuori: Fico, Nugnes, i sindaci Nogarin, Appendino, Raggi, Beppe Grillo, solo per citare i più noti.
La verità è che il processo di cannibalizzazione del M5S da parte della Lega non è colpa di Di Maio, ne merito di Salvini: era inevitabile.
Perché la Lega stimola gli istinti della gente, la sua naturale propensione all’egoismo, da sempre alla base delle politiche di destra in tutto il mondo, è un qualcosa di vero, reale, collaudato.
Il Movimento, invece, è nato e cresciuto con la promessa di un mondo migliore, fatto di gente totalmente onesta, di persone che pongono sempre la collettività al primo posto, che non scendono a compromessi perché sono puri.
Il Movimento ha illuso che potesse esistere una politica nuova che funzionasse, bene, solo grazie all’onesta di chi ne faceva parte.
Purtroppo non è così, l’onestà è caratteristica personale, un movimento non può esserne garante.
L’onestà, comunque, non basta per governare bene, serve anche competenza.
L’onestà e la competenza, non bastano, in politica, serve sempre il compromesso, perché le cose sono sempre un po’ più complesse di come sembra.
La Diciotti ha portato tutti sulla terra, ha svegliato bruscamente da un sogno.
Bellissimo, ma pur sempre un sogno.
L. Frontera: Meno male che c’è Guy
Un paio di settimane fa, Guy Verhofstadt, eccentrico capogruppo dei liberali di Alde presso il Parlamento europeo, si è reso protagonista di un tanto provocatorio quanto abile intervento nei confronti del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
L’intervento (pronunciato in italiano, dato che il poliglotta leader liberale mastica ben cinque lingue diverse), con straordinario acume, è manifesto dell’occhio con cui gran parte d’Europa giudica l’Italia giallo-verde e la recente storia politica del nostro paese.
Intervento che, da vedere e rivedere, dovrebbe essere trasmesso a ciclo continuo nelle segreterie dei partiti d’opposizione, che dovrebbero apprendere molto dalla retorica, dalla spregiudicatezza, dalla chiarezza e dalla forza dei contenuti declamati da liberale fiammingo.
“Mi fa male vedere la degenerazione politica dell’Italia, che non è iniziata ieri, ma venti anni fa. l’Italia è passata da paese fondatore a fanalino di coda dell’Unione. Tutto è cominciato non con Conte, ma con il malgoverno sotto Berlusconi. Il malgoverno, poi, è solo peggiorato sotto il vostro governo, sotto Salvini e Di Maio, i veri capi di questo governo” dichiara Verhofstadt, che aggiunge“. Il vostro governo non ha una strategia per la crescita, ma solo una tattica per farvi rieleggere con regali e debiti” ed ancora, riguardo le recenti scelte in politica estera del governo “Lei, Presidente Conte, non ha potuto riconoscere Guaidò perché è sotto la pressione del Cremlino, di Putin e Di Maio sta abusando del suo ufficio incontrando un movimento, quello dei Gilet Gialli, sì popolare, ma dominato da un gruppo di demolitori, guidato da Chalencon, il quale ha chiesto due volte un colpo di stato militare contro il presidente della Repubblica Emmanuel Macron, democraticamente eletto”
Le accuse inchiodano un Giuseppe Conte che, tradito dall’amore per l’Italia, “che è più di un paese, è il luogo di nascita della civiltà europea”, espresso dal sofista fiammingo, si lancerà soltanto successivamente, assieme ai suoi burattinai, nell’affannoso tentativo di rimarcare il suo (improbabile) ruolo di guida dell’esecutivo, lasciando integra tutta la forza dell’arringa subita.
Nel frattempo, sul solo canale ALDE di Facebook, il video dell’intervento è stato visto da 1,2 milioni di utenti e condiviso più di 11.000 volte, ricevendo tanto l’indignazione degli elettori gialloverdi, quanto il plauso del popolo smarrito dell’opposizione.
Infine, quindi, mentre nel Partito Democratico si combatte una svogliata e lenta guerra fratricida tra mozioni, nel centrodestra l’incertezza regna sovrana e le alternative di centro e a sinistra non appaiono neanche lontanamente pronte ad affrontare il confronto elettorale e la complessità del mondo, meno male che ci sono i liberali d’Europa a fare da opposizione a questo governo.
Ricordatevene anche quando voteremo per rieleggere il Parlamento europeo.
F. Gadducci: Fino a che punto possiamo definirla colpa 5 stelle e fino a che punto astuzia Lega?
Il Governo (a tratti compatto, a tratti più complessato delle dinamiche interne del PD) fino a pochi mesi fa, rimaneva stabile facendosi forza sui sondaggi, consapevole del fatto che la situazione sarebbe rimasta invariata se e solo se Lega e Movimento fossero rimasti uniti.
Ecco che le due forze politiche hanno cominciato il loro gioco del trono, che sta portando lentamente il Movimento alla Debacle.
Si noti per esempio il pessimo risultato delle elezioni in Abruzzo, dove il M5S è addirittura arrivato dopo il Centro Sinistra, oppure la recentissima sconfitta in Sardegna (non più del 20%).
Tutti ciò è in parte dovuto all’assenza di coerenza dimostrata dal Movimento, soprattutto dopo il caso Diciotti, dove la forza politica dell’ Onestà ha perso chiaramente la bussola su quello che era inizialmente il Movimento.
Che sia dunque arrivato il momento di smetterla con questi giochi di favore verso una forza politica che non ha fatto quasi niente per preservare l’unità Governativa, e tornare ad essere veramente quello che una volta era il Movimento 5 stelle?
Magari con annessa una dovuta evoluzione politica su tutti i fronti, così da non dover essere derisi per inadeguatezza e inesperienza?
Onestà è una bellissima parola, e va portata in alto con determinazione e onore; vale la pena rispolverarla a dovere e prendere in mano la situazione.
D. Baldi: Chi governa perde, la logica della politica italiana?
Ecco, il pensiero di Manlio Di Stefano potrebbe essere giusto e comprensibile. Non al secondo turno elettorale fallito su due. La legge tutta italiana sul “chi governa perde” sta affliggendo anche il mondo pentastellato. Però i compagni “verdi” di Governo, che non son più “verdi” continuano a macinare ed a vincere turni elettorali. In Sardegna però, come ha detto una Mara Carfagna, elevata ormai a Leader, la Lega ha avuto bisogno di Forza Italia.
Ecco, il tracollo pentastellato sarà veramente misurabile con il turno europeo e quello amministrativo, però, per adesso. Il cambiamento si è un po’ arrestato.