ATENE- E’ in quella terra feconda di antichi ingegni, di menti filosofiche eccelse, di poeti e drammaturghi ormai millenari che in questi giorni si sta verificando il massacro della libertà, della fragile libertà di parola.
In questo luogo di città fra loro in guerra, dove le assemblee cittadine davano voce a ogni individuo, proprio qui, si spegne la televisione di Stato, denominata ERT.
Si spegne per sempre? Sembrerebbe di si.
La Ert è la televisione pubblica greca che conta in seno più di 2500 impiegati che verranno licenziati, sarà quindi cancellato non solo un punto di riferimento per quanto riguarda l’informazione di migliaia di greci, infatti molti impiegati della tv greca saranno messi sul lastrico, lasciati marcire sul marciapiede, insieme alle loro famiglie, difficilmente inoltre riusciranno a trovare un lavoro in una clima economico così negativo, soprattutto in Grecia, probabilmente lo Stato insieme alla Spagna dove la crisi picchia duro con il suo martello, più che in Italia.
Secondo alcuni giuristi greci chiudere definitivamente un servizio pubblico ellenico come la televisione sembrerebbe addirittura incostituzionale: infatti la Costituzione greca afferma all’art.14, assimilabile all’art.21 della Costituzione italiana, che “Ciascuno può esprimere e diffondere il proprio pensiero per mezzo della parola, dello scritto e della stampa, nel rispetto delle leggi dello Stato”.
“La stampa è libera. La censura e tutte le altre misure preventive sono proibite”.
In realtà a ben pensarci se la televisione di Stato greca è simile a quella Italia, cioè la RAI, la chiusura è comprensibile, anche se non del tutto giustificabile.
Inoltre le affermazioni dei giudici che affermano un tale atto incostituzionale probabilmente si sono fatti prendere dalla passione del mestiere e della malinconia di non poter più assistere ai programmi di quando erano ragazzi.
Infatti qui non si vuole vietare l’espressione o la diffusione del proprio pensiero o si vuole affermare che la stampa non è libera o che vi sia una sorta di censura, ma più semplicisticamente parlando, vista la congiunzione economica sfavorevole, si tratta di eliminare un peso morto come può essere una televisione di Stato improduttiva, che più che somigliare al simbolo della libertà di espressione può essere meglio a quel fenomeno del parassitismo spesso diffuso negli ambienti delle istituzioni pubbliche… non vogliate cogliere un chiaro riferimento alla televisione pubblica italiana, non sia mai! Sarebbe fuori luogo e spregevole.
Il fatto però è che da una parte non si è voluto in tutti questi anni proporre nuovi modelli per la televisione pubblica greca e se si sono fatti sono stati o ostacolati o gettati sprezzamente nel dimenticatoio, arrivando attualmente a questa situazione estrema: la chiusura e il licenziamento di tutti coloro che in questo settore lavorano.
Da una parte abbiamo la palese inefficienza di una televisione morente che non può più sostentarsi con i soli finanziamenti pubblici greci, anche perché non ci sono effettivamente, anche se si volesse, ma dall’altra parte abbiamo un’effettiva perdita, o comunque un danno non indifferente, per quello che riguardo il sistema di libertà e manifestazione del pensiero.
Fortunatamente sembrerebbe che il primo ministro greco, Antonis Samaras, abbia aperto a una ripresa parziale delle attività della radio-tv pubblica ERT.
Samaras ha ipotizzato la nomina di una commissione incaricata di richiamare al lavoro una piccola parte degli impiegati per far ripartire immediatamente i programmi di informazione nella volontà di non cancellare il servizio pubblico, ma di trasformarlo attraverso una “ristrutturazione” dello stesso.
Speriamo che qui in Italia chi di dovere si accorga dell’inefficienza che da molti anni attanaglia la RAI e che prima di passare a una chiusura totale e disastrosa della stessa si impegni a ottimizzare quei pochi programmi di qualità che ancora la televisione italiana riesce, seppur a fatica, a trasmettere.
Nella speranza futura della più totale apoliticità e oggettività possibile degli stessi programmi, qualità queste che non la contraddistinguono di certo.
Spero che in Grecia terra di democrazia dalla quale provengono moltissime parole, ma ancor più importanti moltissimi pensieri ed emancipazioni culturali, una televisione di Stato possa esistere, ma che non si aggrappi come un corpo in putrefazione ai soli finanziamenti pubblici, ma riesca con le sole sue gambe e con i suoi format ad attirare investitoti e spettatori.
Nella certezza che la conoscenza e la cultura, quando si vuole, possano passare attraverso questi grandi mezzi di comunicazione.
Matteo Taccola
matteo.taccola92@gmail.com