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” L’uomo dal fiore in bocca… e non solo ” arriva al Goldoni

Gabriele Lavia, da cinquant’anni tra i protagonisti assoluti del palcoscenico italiano, Venerdì 17 e Sabato 18 marzo chiude la stagione di prosa al Teatro Goldoni con “L’uomo dal fiore in bocca… e non solo” di Luigi Pirandello.

Lavia in qualità di regista e di protagonista ha deciso di adattare l’originale pirandelliano con altre novelle del drammaturgo agrigentino riguardanti il tema della morte e della donna (quest’ultimo compreso e apprezzato dal pubblico con un applauso). E’ questo il movente del sottotitolo …e non solo.        

Lo spettacolo si apre con un casuale incontro tra due uomini in una sala d’attesa di un’anonima stazione del Sud Italia: per accentuare il sentimento del contrario piove a dirotto nonostante sia estate. L’unico atto è un colloquio fra “l’uomo dal fiore in bocca”, un uomo malato in fin di vita che medita sulle cose con urgenza appassionata, e un ordinario “uomo pacifico” (interpretato da un eccellente Michele Demaria), che vive un’esistenza omologata, destinato a perdere tutti i treni della sua vita e costantemente incatenato alle maschere che la società gli impone. La percepibile insicurezza dell’uomo pacifico trasforma il dialogo quasi in un crescente e profondo monologo dell’altro che, in disperata attesa della morte, ha bisogno di aggrapparsi morbosamente alla vita degli altri e di apprezzare i minimi particolari dell’esistenza: dettagli sfuggevoli alla maggior parte della persone, troppo prese dalle innumerevoli occupazioni e scocciature quotidiane.

Emblematico della riflessione fra i due è il momento in cui l’uomo dal fiore in bocca svela il suo male:” Venga… le faccio vedere una cosa… Guardi, qua, sotto questo baffo… qua, vede che bel tubero violaceo? Sa come si chiama questo? Ah, un nome dolcissimo… più dolce d’una caramella: – Epitelioma, si chiama. Pronunzii, sentirà che dolcezza: epitelioma… La morte, capisce? è passata. M’ha ficcato questo fiore in bocca, e m’ha detto: – «Tientelo, caro: ripasserò fra otto o dieci mesi!”.

La scena si conclude con un’ amara ironia che permette di riflettere e di assaporare a pieno l’essenza delle tematiche pirandelliane.   

Nel complesso gli attori hanno brillantemente calzato i panni dei loro personaggi riuscendo a trasmettere anche i loro stati d’animo al pubblico presente. Un ultimo apprezzamento va speso per la bella e soprattutto accurata scenografia disegnata da Alessandro Camera.

Enrico Raugi

Benedetta Cirillo

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