21 Novembre 2024

Luca LeonardiniBusiness Architect, fondatore di Livorno 2020, sta costruendo la rete di sostegno per il prossimo grande evento che lancerà: TEDxLivorno. Avrà luogo nel teatro della Goldonetta a primavera 2019 e vedrà avvicendarsi sul palco importanti relatori nostrani e stranieri, con l’ambizioso obiettivo di imprimere alla città un radicale cambio di mentalità.

Luca, cosa sono i TEDx e quali sono le modalità di partecipazione? Qual è la mission delle iniziative TEDx in giro per il mondo?


I TEDx sono un format del TED, un’organizzazione no-profit con base a New York, il cui obiettivo è la diffusione di idee di valore attraverso la pubblicazione gratuita online dei video realizzati dai più grandi innovatori, scienziati, ricercatori e personaggi del nostro tempo durante gli eventi che organizza. TED è un marchio, che dagli anni duemila, da quando l’attuale curatore Chris Anderson l’ha rilevato, è diventato un fenomeno globale: il brand, infatti, si è affermato in 137 paesi, con +2.500 eventi all’anno in oltre 1.200 città del mondo. I TEDx invece sono un programma ideato da TED per diffondere ulteriormente l’esperienza TED a livello locale e dove “x” sta per “independently organized”, ovvero organizzato localmente in modo autonomo dalla libera iniziativa di un singolo o di un gruppo. Chiunque, con un buon progetto in mano, può ricevere l’autorizzazione da TED per organizzare un evento come licenziatario privato. Ai TEDx si può partecipare come volontario, come pubblico o come amico sostenitore, finanziando le attività con una quota annuale.

Quali sono le idee che TED ritiene che valga la pena diffondere? C’ è un filo conduttore tra gli eventi TED e TEDx?

Quando si parla di TEDx non si parla mai di TED, anche se le idee di valore sono le stesse. Sui palchi TED e TEDx vengono invitati a parlare coloro che hanno raggiunto traguardi ragguardevoli nella propria vita e raccontano cosa ha spinto loro a raggiungerli. Non è detto, però, che basti aver conseguito risultati importanti per parlare al TED. Non si misura tanto la dimensione del risultato, quanto l’idea che ti ha spinto ad arrivare a quel risultato, perché quella idea deve contagiare qualcun’altro e questa è la mission del format.

Un esempio è l’idea di Alex Bellini, che ha attraversato Oceano Atlantico e Pacifico in kayak. L’idea non sta nel contagiare il pubblico a prendere la canoa, ovviamente, ma nel credere nei propri sogni. Alex Bellini ha dimostrato che i limiti da superare non sono attorno a noi o fuori di noi, ma dentro di noi. TED crede nell’idea di voler esplorare i limiti che abbiamo dentro. Nella nostra vita dobbiamo fare quello scatto, smetterla di porci limiti e cominciare, invece, ad esplorare noi stessi.

Cosa che rende l’esperienza dei TED così attraente e vincente, secondo te? Il desiderio per il pubblico di misurarsi con grandi sogni, il desiderio di conoscere storie vincenti?

Penso che il successo derivi dalla loro formula. Non è una tradizionale conferenza, è rivoluzionaria e anticonvenzionale, dove è vietato vendere o fare promozioni di qualsiasi genere. Nessuno ti fa una lezione, il focus è sull’ispirazione. Riporta tutta l’esperienza ad un piano umano ed empatico.


Lo scopo è una grande divulgazione di esperienze per stimolare idee. Le storie che vincono di più sono quelle in cui il relatore si mette a nudo a livello personale. Quelle di chi non racconta tanto quello che ha fatto, ma come ci è arrivato. È quello che può ispirare qualcun’altro ad avere lo stesso coraggio di osare.

Luca, tu hai collezionato esperienze in altri TEDx, quali sono state?

Ho avuto occasione di lavorare al TEDxVerona, tra i più celebri di Italia. Divenni amico sostenitore e ciò mi dette subito occasione di conoscere i relatori e gli organizzatori. Dal secondo anno ho aiutato loro a fare scouting e recruiting internazionale, contattando, tra gli altri, Simon Lancaster. È stata una magnifica esperienza, ho visto come l’entusiasmo delle persone sia contagioso, dal palco alla platea e viceversa, c’era elettricità nell’aria.

Adesso il tuo obiettivo è quello di inaugurare il primo TEDxLivorno, perché? Quali sono le idee di valore che vorresti venissero diffuse in città?

Porto TED a Livorno perché, dopo esser nato e cresciuto qua, ho vissuto vent’anni all’estero, abbracciando altri mondi ad altre mentalità. Adesso che sono tornato, vedo con più chiarezza cosa manca in questa città e non mi sento a mio agio. Siamo diventati area economicamente depressa ed è proprio qui che c’è bisogno di un TED per cambiare la mentalità. Voglio utilizzare questo strumento per costruire qualcosa di nuovo in città, qualcosa che contribuisca a fare quel click di mindset necessario per poter sfruttare a pieno le nostre potenzialità.

I TEDx locali, poi, in generale, sono occasioni per valorizzare le eccellenze del territorio. Al nostro si parlerà di bitcoin e tecnologie blockchain, di roboetica, di ambiente e lotta alle microplastiche.  Affronteremo temi di attualità da collegare al tema dell’evento: immagina, al di là dell’orizzonte.

Qual è la risposta di Livorno, città diventata spesso ostile e allergica alle contaminazioni ed alle novità?

Di grande entusiasmo, ci sono anche coloro che non conoscono TED e con difficoltà riescono a coglierne le potenzialità. Molti basano le proprie opinioni solo sulla propria esperienza e certificano l’incapacità di disimparare, che è una delle capacità di cui abbiamo più bisogno oggi. Ti devi staccare delle esperienze che hai fatto per comprendere meglio cosa il nuovo ti domanda.

TED, anche a Livorno, può unire tutte quelle persone che si riconoscono nelle idee in innovazione e progresso, che non è solo tecnologia. C’è anche tanta umanità, arte e sport: è tutto insieme, contaminato in modo orizzontale.

Come credi che l’esperienza di TEDx possa concretamente influenzare Livorno nello scatto di mentalità?

Vorrei che tutto ciò serva a dar vita ad un Hub di creatività per le imprese, un inizio di scuola di formazione che aiuti le persone che vogliono fare imprenditoria. Spesso non si hanno gli strumenti giusti per cominciare e sapere mantenere aperta un’attività. Le statistiche dicono che il 75% delle attività, chiudono prima del quinto anno. Tutto ciò non si può solo giustificare con il contesto, ma anche perché si fa imprenditoria con la mentalità del secolo scorso, in modo inadeguato a quella dei nostri tempi. L’Hub sarà lo strumento grazie al quale persone capiranno come muoversi nell’affollato mondo concorrenziale di oggi, ed a Livorno ce n’è un gran bisogno.

 

Lamberto Frontera

Michele Parisi

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Lamberto Frontera

Classe 1995, laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli Studi di Firenze, appassionato di storia, politica ed economia, oltre che di informatica, cinema ed arte, scrive per Uni Info News dal 2015

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