Il Rotary Club e il Teatro Goldoni di Livorno hanno organizzato una splendida serata all’insegna della lirica mercoledì 7 dicembre, celebrando l’anniversario della nascita del compositore labronico Pietro Mascagni.
Sulla scena abbiamo potuto assistere ad una selezione di scene tratte dall’opera “Lodoletta” dello stesso livornese e l’esecuzione integrale del “Tabarro”, creazione dell’amico-nemico Giacomo Puccini; la scelta di accostare due drammi apparentemente così diversi, nel primo caso abbiamo un’eroina, anzi, per la precisione antieroina mentre nel secondo il classico “triangolo” verista della coppia di amanti e il marito, non è improprio: pur essendo composte entrambe durante la Grande Guerra, le opere riflettono i due diversi stati d’animo dei compositori, nel caso di Puccini la volontà comunque di prendere spunto dagli eventi bellici in corso mentre in quello di Mascagni il suo evidente disimpegno politico di fronte alle sofferenze derivanti dalla prigionia e dalle privazioni del conflitto dei due figli Dino e Domenico.
L’esecuzione delle opere è stata all’altezza delle aspettative, con ottime prestazioni degli interpreti e dell’orchestra.
Menzione d’onore, comprovata dai numerosi applausi, va a Clementina Regina per la sua Lodoletta e Stefano Fagioli per il suo Michele.
Curiosamente sono proprio questi due personaggi ad avere i maggiori tratti in comune pur, è bene sottolinearlo, avendo una fine completamente diversa.
Lodoletta, figlia adottiva del vecchio Antonio, cade in disgrazia alla morte di quest’ultimo ed è consolata dalle attenzioni dell’esule Flammen, pittore parigino esule in terra olandese. Nel paese, alla morte del caro Antonio, si diffondono strane voci su Lodoletta (e proprio qui prendono le mosse la selezione di scene presenti mercoledì sera) e, ad aggravare la situazione, Flammen ottiene finalmente la grazia e decide di tornare in patria abbandonando Lodoletta e lasciandola pressoché sola.
Lodoletta, presa ancora dall’amore nei confronti di Flammen, si dirige a Parigi ma qui, alla vista di una grande festa organizzata proprio all’interno dell’abitazione dell’amato, si lascia andare e muore, abbandonando il suo compagno ai sensi di colpa per questa fine ingiusta.
Se all’interno dell’opera possiamo pertanto cogliere la tendenza alla demonizzazione dei personaggi femminili in base ad accuse di dubbia moralità, costante della produzione artistica di ogni genere, nel Tabarro vediamo al contrario realmente una situazione “oltraggiosa”, un tradimento consumato a danni di Michele, il padrone di un vecchio barcone da carico.
Giorgietta, sua moglie, dopo la perdita del proprio bambino cede al risentimento e decide di tradire il proprio compagno con Luigi, un giovane scaricatore del barcone di Michele; questo, per caso, sul finire dell’opera scopre la relazione extraconiugale della consorte e, in preda alla rabbia, strangola Luigi mostrando poi il suo corpo ad una incredula Giorgietta.
In questo caso il personaggio femminile del dramma ha una sua responsabilità divenendo, realmente, negativo ma forse a riprova di un destino bizzarro e quanto mai capriccioso non è lei a pagare in prima persona ma è Luigi, l’assistente tanto giovane quanto ingenuo.
Due opere del genere messe a confronto sono state un’importante occasione per la nostra città, sia per onorare un illustre concittadino come Pietro Mascagni, sia per confrontarlo con un altro vero e proprio patrimonio del teatro e della musica come Puccini.
Ci auguriamo di assistere a tante altre serate del genere, una perla visto il numeroso pubblico presente.
Comments