Oscar Wilde, con il suo capolavoro “L’importanza di chiamarsi Ernesto” (The importance of being Earnest”), tra i tanti messaggi lanciati ai lettori, ne mandava uno da non sottovalutare, e cioè che nella vita l’apparenza non solo inganna, ma conta più di ogni altra cosa, purtroppo.
Non nascondo da Italiano la vergogna, lo stupore e lo schifo che ho provato nel vedere la terribile situazione che hanno vissuto e stanno vivendo i cittadini dell’Abruzzo dopo il terremoto, una storia narrata in maniera eccellente nel film-documentario Draquila dalla Guzzanti, a mio parere un’eroina per l’informazione italiana.
Il modo in cui si è speculato sulle tragedie in Italia è noto, ma non abbastanza, visto e considerato che ancora esistono cittadini ostinati e sicuri nel sostenere la drammatica e ridicola figura di berlusconi (la lettera minuscola è volontariamente utilizzata dal sottoscritto per rendere nota la scarsa considerazione che si ha di lui). Come può un uomo sfruttare la sofferenza delle persone e il loro disagio per promuovere campagne elettorali comiche e mediaticamente scorrette, come si fa ad affidare le loro vite a Guido Bertolaso, famoso più per la sua incompetenza che per il suo curriculum?
Ma soprattutto come si fa a votarlo, cosa si vede in lui, oltre alla comicità da mercato rionale del pesce e all’evidente smania di apparire il presidente di un paese paragonabile alla repubblica delle banane? Me lo chiedo tutti i giorni, e per questa volta abiuro il mio classico stile satirico e spensierato, in virtù di una riflessione tanto grave quanto assente dalla mente dell’elettorato italiano, riassunta in poche e chiare parole: “Perché continuiamo da vent’anni ad affidare il paese a questo qua? Bisogna dunque credere al proverbio che afferma “la politica è lo specchio del paese”?”.
Non dimentichiamoci che, oltre al poco Onorevole Silvio, in Italia siamo pieni di politici inutili e disonesti, le cui carriere lampo sono motivo di scherno all’estero nei confronti del nostro stato e dei nostri costumi, infangati dalle vicende del Bunga Bunga, offesi dalla consolidata abitudine della truffa ad ogni costo, avviliti dalla capacità maturata dall’Italiano medio di nascondere i problemi, piuttosto che risolverli.
Siamo divenuti i giullari di corte dell’Unione Europea, e personaggi come Calderoli, Bossi, Giovanardi, Razzi e Scilpoti (la lista sarebbe più lunga, ma non voglio annoiare i lettori) con le loro gesta non fanno altro che toccare il fondo della dignità, e, ove possibile, andare oltre, verso l’infinito della stupidità (i cugini idioti di Buzz Lightyear, insomma).
Personalmente, oggi come oggi, più che Italiano, preferisco sentirmi cittadino del mondo, è più soddisfacente. E per ricordare il simpatico Maurizio Mosca “Ah, come ci fotte Silvio!”.
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