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Le risposte di un sopravvissuto: Primo Levi ai ragazzi delle scuole.

Dall’appendice del 1976 a “Se questo è un uomo” di Primo Levi.

 

[…] Nel corso di questi numerosi incontri coi miei lettori studenti mi è accaduto di dover rispondere a molte domande: ingenue o consapevoli, commosse o provocatorie, superficiali o fondamentali. Mi sono accorto presto che alcune di queste domande ricorrevano con costanza, non mancavano mai: dovevano dunque scaturire da una curiosità motivata e ragionata, a cui, in qualche modo, il testo del libro non dava una risposta soddisfacente. A queste domande mi sono proposto di rispondere qui.

I tedeschi sapevano? Gli alleati sapevano? Come è possibile che il genocidio, lo sterminio di milioni di esseri umani abbia potuto compiersi  nel cuore dell’Europa senza che nessuno sapesse nulla?”

Il mondo in cui noi occidentali oggi viviamo presenta molti e gravissimi difetti e pericoli, ma rispetto al mondo di ieri gode di un gigantesco vantaggio: tutti possono sapere subito tutto su tutti. L’informazione è oggi il”quarto potere“: almeno in teoria, il cronista e il giornalista hanno via libera dappertutto, nessuno può allontanarli né farli tacere. È tutto facile: se vuoi, senti la radio del tuo Paese o di qualunque altro Paese; vai in edicola e scegli il giornale che preferisci, italiano di qualunque tendenza, o americano o sovietico; compri e leggi i libri che vuoi, senza pericolo di essere incriminato di “attività antiitaliane“o di tirarti in casa una perquisizione della polizia politica.

[…] In uno Stato autoritario non è così. La Verità è una sola, proclamata dall’alto; i giornali sono tutti uguali, tutti ripetono questa stessa unica verità; così pure le radiotrasmittenti […]. Quanto ai libri, vengono pubblicati e tradotti solo quelli graditi allo Stato.

[…] In uno Stato autoritario viene considerato lecito alterare la verità […]: all’informazione si sostituisce la propaganda.

[…] Tuttavia, nascondere al popolo tedesco l’esistenza dell’enorme apparato dei campi di concentramento non era possibile, ed inoltre non era (dal punto di vista nazista) neppure desiderabile. Creare ed  intrattenere nel paese un’atmosfera di terrore indefinito faceva parte degli scopi del nazismo: era bene che il popolo sapesse che opporsi a Hitler era estremamente pericoloso. Infatti, centinaia di migliaia di tedeschi furono rinchiusi nei Lager fin dai primi mesi del nazismo. […] Ciò nonostante, è vero che la gran massa dei tedeschi ignorò sempre i particolari più atroci di quanto avvenne più tardi nei Lager. […] Non senza ragione, Hitler temeva che queste orrende notizie, se si fossero divulgate, avrebbero compromesso la fede cieca che il paese gli tributava ed il morale delle truppe combattenti; inoltre, sarebbero venute a conoscenza degli Alleati che le avrebbero sfruttate come argomento propagandistico: il che del resto, avvenne, ma per la loro stessa enormità, gli orrori dei Lager, descritti più volte dalle radio degli Alleati, non furono generalmente creduti.[…]

 

” C’erano prigionieri che fuggivano dai Lager? Come mai non sono avvenute ribellioni di massa?”

Queste sono fra le domande che mi vengono rivolte più di frequente, e perciò devono scaturire da qualche curiosità o esigenza particolarmente importante. La mia interpretazione è ottimistica: i giovani d’oggi sentono la libertà come a un  bene a cui non si può in alcun caso rinunciare, e perciò, per loro, l’idea della prigionia è legata immediatamente all’idea di fuga o di rivolta. […] I prigionieri che tentarono la fuga, per esempio da Auschwitz, furono poche centinaia, e quelli a cui la fuga riuscì, poche decine. L’evasione era difficile ed estremamente pericolosa: i prigionieri erano indeboliti, oltre che demoralizzati, dalla fame e dai maltrattamenti, avevano capelli rasi, abiti a strisce subito riconoscibili e scarpe di legno che impedivano un passo rapido e silenzioso […]. Inoltre, a reprimere le fughe, si adottavano rappresaglie feroci: chi veniva ripreso era impiccato pubblicamente sula piazza dell’Appello, spesso dopo torture crudeli. […] Per quanto riguarda la mancata ribellione, il discorso è un po’diverso. Prima di tutto bisogna ricordare che in alcuni Lager delle insurrezioni si sono effettivamente verificate. […] In tutti i casi, esse furono disegnate e guidate da  prigionieri in qualche modo privilegiati. […] Nei campi per prigionieri politici, o dove i politici prevalevano, l’esperienza cospirativa si dimostrò preziosa […].

 

“Come mai Lei parla soltanto dei Lager tedeschi e non anche di quelli russi?”

[…] alla parte del giudice preferisco quella del testimone: ho da portare una testimonianza, quella delle cose che ho subite e viste. […] La principale differenza fra Lager nazisti e sovietici consiste nella finalità.I Lager tedeschi costituiscono qualcosa di unico nella pur sanguinosa storia dell’umanità: all’antico scopo di eliminare o terrificare gli avversari politici, affiancavano uno scopo moderno e mostruoso, quello di cancellare dal mondo interi popoli e culture.

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