21 Novembre 2024

“Speriamo non vinca Donald Trump, è proprio un razzista fascista!”

(Speriamo che stanotte Hilary non ne esca così)
(Speriamo che stanotte Hilary non ne esca così)

Magari uno dei vostri contatti Facebook ha scritto oggi, impaurito da una (im)probabile vittoria di The Donald, proprio questa frase o si è lanciato in un elogio disinteressato di Hilary Clinton, diventata una sorta di paladina del bene contro il male: se fossimo nel Trono di Spade Trump potrebbe benissimo guidare a questo punto legioni di estranei, tanto ci sarebbe Jon Sn..ehm Hilary Clinton spada alla mano (magari con Bill nei panni del fido Ghost) a fermarlo.


Ironia a parte mi ha stupito in tutta questa campagna elettorale la polarizzazione che si è creata, soprattutto fra noi europei.
Parliamoci chiaro, tutti gli esponenti del Partito Repubblicano nel Vecchio Continente non sono mai stati graditi, nette differenze culturali hanno sempre allontanato dal movimento politico dell’elefantino larghi strati della popolazione mentre i Democratici (merito del fascino di Kennedy o dell’ambientalismo di Al Gore?) hanno sempre riscosso un successo trasversale in Italia, in Germania, in Francia o anche in casa dei perfidi cugini inglesi.
Quello che, però, stupisce è proprio questa ostilità preconfezionata verso Trump.
Donald, in effetti, non ha mai fatto molto per essere apprezzato, ha insultato innumerevoli stati, ha proposto di erigere un muro in Messico per combattere l’immigrazione o ha promesso di processare la Clinton in caso di vittoria per una misteriosa vicenda legata alle mail personali della candidata Dem .

Com’è che, in mezzo a tutto questo evidente squallore, Trump si è conquistato la nomination nelle primarie del Partito Repubblicano e, curiosamente, gode di un massiccio sostegno delle classi più povere?
Gli stessi contatti Facebook che sdoganano patenti facili di razzismo dovrebbero analizzare le cause di questo fenomeno perché, proprio come con i partiti populisti in Europa, non è la banale lotta bene-male ma un contesto ben più complesso.
Dagli anni Ottanta la globalizzazione ha arricchito l’Occidente, ha indotto il collasso dei regimi a socialisti reali e ha aperto le frontiere di ogni stato al libero mercato.
E’ andato tutto bene?
No.
Dagli anni Duemila l’attuale sistema economico ha cominciato ad avvitarsi su se stesso, la working class Occidentale ha iniziato ad assaggiare politiche di delocalizzazione o deregolamentazione selvaggia (se devi competere con i mercati emergenti e non sposti la tua azienda cosa fai? Abbassi tutele e salari) e le Élites si sono arricchite dati alla mano  “cannibalizzando” le fasce sociali più disagiate.
Che in passato votavano sinistra e oggi votano Trump.
La riprova?
Il Candidato Repubblicano oggi va molto forte negli Stati investiti da una intensa deindustrializzazione (Ohio ad esempio) proprio come accadde durante le primarie Democratiche con Bernie Sanders.
Ve lo ricordate, no?

(In effetti Bernie Sanders ricorda un po' l'Alto Passero mentre Trump ha un che di Ramsay Bolton)
(In effetti Bernie Sanders ricorda un po’ l’Alto Passero mentre Trump ha un che di Ramsay Bolton)

Anziano, faccia pulita, socialista, Sanders ha suscitato istantaneamente la simpatia di tantissime persone ma il suo messaggio è stato raccolto solo dall’elettorato colpito dalla recessione economica, rivelandosi insufficiente per vincere la nomination dell’Asinello statunitense.
Oggi, invece di ridicolizzare un fenomeno preoccupante che in passato ha favorito l’ascesa dei totalitarismi, dovremmo chiederci perché siamo giunti a questo paradosso e la prima a doverlo fare è la sinistra, nel Novecento dalla parte degli ultimi e oggi sempre più schierata verso il rispetto della forma e del politicamente corretto.
Ecco, non insultiamo chi è stato reso disperato e si affida in modo irrazionale a venditori di fumo come Trump, comprendiamo i loro bisogni e facciamoli propri.
Così, davvero, gli estranei ehm (sì, non siamo nel Trono di Spade) il populismo può essere sconfitto, non certo con una evanescente e passeggera vittoria della Clinton.

 

giulio.profeta@uninfonews.it

@ProfetaGiulio

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Giulio Profeta

Dottorando, abilitato alla professione forense, livornese.
Sono uno dei fondatori del progetto "Uni Info News", nonché attuale presidente dell'associazione; ho avuto l'idea di buttarmi in questa avventura per promuovere uno stile di vita attivo fra tanti miei coetanei, all'insegna del confronto come motore di crescita personale.

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