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L’abbronzatura crea dipendenza?

Apparire sempre abbronzati aumenta l’autostima e il senso di benessere ma non tutti sono consapevoli dei rischi a cui vanno incontro.

L’elevata esposizione ai raggi UV aumenta notevolmente l’incidenza di tumori della pelle, tra cui il pericoloso melanoma, e inducono, inoltre, ad un invecchiamento precoce.

La dipendenza da abbronzatura viene chiamata tanoressia, e porta ad una percezione scorretta del corpo spingendo il tanoressico a non vedersi mai abbastanza abbronzato. Stesso meccanismo psichico che avviene nell’anoressia con un atteggiamento analogo verso il cibo e l’eccessiva magrezza.  Ma come mai è tanto piacevole stare al sole? L’esposizione ai raggi UV stimola il rilascio di beta endorfine, sostanze chimiche che sono capaci di darci piacere, gratificazione e felicità, dunque la dipendenza  al sole può essere paragonata a quella di alcune droghe.

L’esperimento che ha fatto giungere a questa conclusione è stato quello portato avanti esponendo dei ratti ai raggi UV per lungo tempo. Dopo essere stato osservato un abbassamento della soglia del dolore nei ratti gli è stato somministrato un farmaco anti-oppiaceo e questo ha provocato nei ratti i segni classici da astinenza. [http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24949966] Ma se da un lato favorisce il cancro alla pelle dall’altra è una preziosa fonte di vitamina D.

La vitamina D aiuta la crescita delle nostre ossa, e la sua carenza porta gravi deformazioni nelle ossa come nei muscoli. Allo stesso tempo una dose troppo elevata della vitamina può essere tossica al nostro organismo. Oggi, la nostra alimentazione ci permette di assumere la vitamina D da altre fonti, ma in tempi primordiali questo non era possibile.

Probabilmente è  questo che collega la nostra predisposizione per l’esposizione prolungata ai raggi solari, e dunque alla dipendenza, nonostante siano così dannosi.

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