Una nuova rubrica è nata su UniInfoNews, un esperimento avvincente quanto impegnativo: affrontare i fatti di attualità esponendo vari, concisi, punti di vista riguardanti un dato argomento, proponendo diverse chiavi di lettura e cercando posizioni il più eterogenee possibili. Il progetto è sicuramente molto ambizioso e difficoltoso: ai lettori l’ardua sentenza!
L’articolo odierno tratta il dibattuto tema della sovranità nazionale in Europa, corredato da accenni sulla vicenda greca: dopo una breve introduzione le opinioni, in ordine di apparizione, sono di: Piergiorgio Romano, Matteo Taccola e Giovanni Sofia.
LA SOVRANITA’ NAZIONALE IN EUROPA E LA VICENDA GRECA
Durante l’estate del 2011 abbiamo tutti imparato il significato della parola “spread”, la crisi del debito pubblico italiano ha generato una crisi politica tale da far cadere l’ultimo governo Berlusconi, sotto fortissime pressioni provenienti dalle istituzioni europee. Ed è proprio in quel periodo che si è aperto, per la prima volta, il dibattito sulla presunta mancanza di sovranità nazionale, nel nostro paese. Questo dibattito non ha trovato una vera conclusione, ma si è gradualmente affievolito, in Italia, parallelamente al calo dello spread btp-bund. L’attuale vicenda greca, con la roboante vittoria alle ultime elezioni politiche di Alexis Tsipras, ha nuovamente portato alla ribalta un argomento molto scivoloso e dalle molte sfaccettature:
E’ possibile mantenere le varie sovranità nazionali all’interno di un Europa che cerca una crescente unità politico-economica? Quanto siamo disposti a cedere della nostra autonomia in nome dell’Europa? In sostanza, quanto è democratica, l’Europa?
PIERGIORGIO ROMANO:
“La strada per la ricostruzione della nostra patria sarà lunga ma renderemo il nostro sogno realtà. Costruiremo una Grecia economicamente indipendente e partner allo stesso livello nell’Unione Europea e nell’eurozona”. Le parole del nuovo primo ministro greco, Alexis Tsipras, segnano la fine inevitabile delle attuali politiche economiche e monetarie dell’UE. Per fare un breve riepilogo: nel 2011 Papandreu, allora premier greco, si dimette a causa della crisi finanziaria, che in Grecia aveva condotto l’intero paese alla rovina economica e sociale. I successori di George Papandreu, ossia Papademos, Pikrammenos e Samaras, non sono durati complessivamente più di 3 anni e mezzo, e dietro il loro operato vi è stata la poco discreta presenza delle istituzioni europee, le quali hanno privato i cittadini greci di ogni sorta di sovranità, scatenando un dibattito a dir poco teso e delicato in tutta Europa. Nel Regno Unito si è sviluppato il partito di Nigel Farage, l’UKIP, in Francia il Front National di Marine Le Pen e in Italia stanno riscuotendo consensi importanti il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord. Cosa hanno in comune questi partiti? Odiano l’attuale Unione Europea e il suo sviluppo, definito preoccupante e illegittimo. Fondano intere campagne elettorali sulla necessità di riprendersi la propria sovranità, di istituire una nuova moneta nazionale al posto dell’obsoleto e fragile Euro e, in alcuni casi, propongono l’uscita IMMEDIATA dall’Unione Europea. Ma cos’è allora la sovranità monetaria, visto che tanto si battono per “riottenerla”? “In diritto costituzionale per sovranità monetaria si intende il diritto o potere da parte di un soggetto giuridico (tipicamente uno Stato) di emettere o stampare moneta in linea con le sue scelte di politica monetaria. Normalmente la sovranità monetaria appartiene ad uno Stato tramite la sua banca centrale, aggiungendosi agli altri poteri sovrani; nel caso di unioni economiche e monetarie tra più Stati membri, come ad esempio l’eurozona, la sovranità monetaria dei singoli Stati afferenti passa all’Unione stessa sempre attraverso la rispettiva banca centrale (BCE) e il sistema di banche centrali nazionali. Insomma, parliamo di un potere non indifferente, che, essendo stato letteralmente rubato ai paesi dell’eurogruppo, apre le porte in ogni paese ad estremismi di destra o di sinistra, come nel caso di Tsipras, leader di SYRIZA e fresco vincitore delle elezioni politiche greche di quest’anno. Il governo Tsipras, in modo compatto, ha dichiarato di voler rinegoziare il debito greco e ha proposto misure per le fasce più deboli, negando e rigettando austerità e pareggio di bilancio. Sarà possibile per questi partiti riuscire a mantenere le proprie promesse o portare avanti queste battaglie? Quanto c’è di vero negli slogan elettorali di Matteo Salvini e Beppe Grillo? E, soprattutto, sarà Alexis Tsipras in grado di salvare il proprio paese dal baratro con le proprie idee e misure innovative? Per me no, ma chi vivrà vedrà!
MATTEO TACCOLA:
Il concetto di sovranità nazionale meriterebbe un’approfondita analisi che non troverà in questo mio spunto luogo poiché non è certamente il senso di questo “dibattito” editorialista, mi limiterò quindi di fatto ad alcune constatazioni soprattutto in relazione a quell’ente chimerico qual è oggi l’UE. In un contesto socio-economico come quello attuale in cui abbiamo un’Europa germanocentrica, lo stesso concetto e il senso stretto di Unione Europea viene meno e diviene intollerabile una cooperazione fra i diversi Stati, non solo viene meno la sovranità nazionale del singolo Stato, ma viene meno non in favore di una collettività di Stati, di quel progetto denominato “Stati Uniti d’Europa”, ma in favore di uno Stato pre-esistente, e di quelle altre entità statali che a lui si accodano servilmente. Essere euroscettico non è quindi solo una pensiero politico ma dovrebbe essere un dovere morale e civico per tutti coloro che non hanno una cittadinanza nord-europea, soprattutto tedesca, poiché le politiche fallimentari dell’austerity sotto gli occhi di tutti invece di essere sorpassate vengono difese da questi individui cinici e politicamente scorretti. Un’Unione Europea che diventata ormai insensibile alle peculiarità dei vari Paesi che la compongono sembra inseguire ormai un sogno irraggiungibile e in cui forse molti si sono accorti di aver lasciato una sovranità a un’entità che non ci appartiene, che non appartiene al popolo se non in piccolissima parte. Tutto ciò sembra essere stato non una deviazione di percorso per costruire un’Europa economicamente forte, ma un errore di sistema, che mi chiedo se possa essere riparato o se invece continuerà a rimanere impelagato negli interessi di privati o Stati estranei al nostro. Le scelte a livello di Unione Europea rispondono realmente alle esigenze degli Stati membri? Delle popolazioni? Delle cittadinanze? Delle persone? Del singolo?
GIOVANNI SOFIA:
Il problema non è capire se esistono sempre le varie sovranità nazionali, piuttosto c’è da capire se esiste la sovranità popolare, ovvero se le leggi e le regole in cui siamo immersi siano decise dalle maggioranza degli italiani o meno. Ma soprattutto c’è da capire se i diktat e le bizzarre leggi provenienti da questa fantomatica “Europa” siano decise dalla maggioranza degli europei: se così fosse, tutto sommato, sarebbe pure accettabile sacrificare usanze e tradizioni perseguendo il fine più alto di creare un’Europa unita, la cosiddetta Europa dei popoli. Purtroppo però, non è così. Le leggi europee sono solitamente espressione delle varie lobby presenti nel continente e oltre. Da quando qualche giornalista nordico ha introdotto il termine “PIIGS” per indicare i paesi con un alto debito pubblico, in senso altamente dispregiativo, in Europa si assiste ad una vera battaglia fra sud e nord (a parziale eccezione l’Irlanda), fra austerity e neokeynesismo, fra liberismo e welfare: è l’antica lotta fra i liberali e i socialisti, immessa però in un contesto in cui non è chiaro da che parte stanno i vari politici, i vari paesi, il nostro caro Matteo Renzi. Sono un convinto europeista, credo che l’unico vero futuro per i vari popoli europei sia verso una condivisione di politiche, economia, esercito (quest’ultimo, il più ridotto possibile, diciamo lo stretto necessario), però, prima ancora che nelle istituzioni, il sentimento, direi più l’esigenza, europea, deve risiederei nei cuori e nelle menti dei cittadini del vecchio continente: non è che la mia sia una posizione così innovativa, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli l’hanno ideata più di 60 anni fa. Di questa breve trattazione, è doverosa una postilla per non confondere critica a populismo: se l’Europa così com’è risponde ai bisogni dei pochi e trascura i molti, risulta fredda e tecnocratica, non è nel rifiuto la soluzione, ma nell’impegno di ognuno di noi verso l’integrazione fra le varie culture e il progressivo dissolvimento delle sovranità nazionali in un’unica sovranità, europea, democratica, popolare.