In Svezia Papa Francesco ha compiuto uno dei suoi ‘gesti’ che lo fanno essere rivoluzionario.
Il significato della parola rivoluzionario l’ha ben tratteggiato Claudio Frontera nella nota pubblicata sulla rivista Colloquia Mediterranea –www.fondazionegiovannipaolo.org/colloquiamediterranea.php-. sotto il titolo ‘Le riflessioni di un laico’.
Il saluto ai presenti in piazza del Vaticano: Buonasera; la scelta dell’appartamento a Santa Marta; la confessione di un giovane in mezzo e come gli altri parroci; la presenza a Lampedusa; la visita ad Amatrice senza preavviso per non turbare i lavori; il viaggio del dicembre 2015 in Ucraina dove i cattolici sono lo 0.1 della popolazione.
Quindi non siamo di fronte ad un sovvertitore, un gladiatore che combatte e sconvolge anche la chiesa afflitta da problemi notevoli che il suo predecessore non aveva la forza di affrontare.
Una rivoluzione come quella degli astri che compiono un giro completo cambiando posizione.
Francesco si muove in una dimensione che è già cambiata, ed è cambiata anche la visione che la chiesa ha di se’ e la visione che il mondo ha verso la chiesa, e così mette in atto una ‘’rivoluzione cognitiva’’.
Questi gesti, visibili e comprensibili, senza spiegazioni o traduzioni, da tutti gli abitanti della terra, lo hanno fatto assurgere ad autorità morale credibile.
Da qui la capacità di mediare nel conflitto Cuba-Usa, o di parlare alle altre comunità religiose senza pretesa di fare proselitismo.
A Lund, la presenza del Papa nello stesso giorno che nel 1527 Martin Lutero affiggeva le sue tesi a Wittenberg, è una novità nella storia dei conflitti che insanguinarono la prima metà del seicento in Europa.
Un gesto che parla anche all’Europa che si divide e che più facilmente è stato compiuto da un Papa non europeo, non a caso il primo.
Un segnale anche ai paesi coinvolti nei tragici conflitti presenti in molte parti del mondo scatenati da visioni religiose talvolta poco distanti.
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Rivista della Fondazione Giovanni Paolo II
– 5/2 del 2015.
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