Sabato 16 e domenica 17 dicembre, il Teatro Goldoni di Livorno è stato lieto di presentare sul suo palcoscenico il nuovo allestimento del melodramma Iris, seconda opera lirica proposta dalla stagione teatrale. Quest’opera è stata realizzata dalla Fondazione Goldoni in collaborazione con il Kansai Nikikai Opera Theater Osaka, il Teatro del Giglio Lucca e il Teatro Verdi Pisa. Questo fruttuoso sodalizio ha fatto risuonare per la prima volta in un teatro italiano le note dell’opera giapponese del labronico Pietro Mascagni, proprio in occasione dei 120 anni (nel 2018) dal suo esordio.
Hiroki Ihara è il noto regista giapponese, già conosciuto anche nel mondo del teatro italiano, che ha firmato questa innovativa produzione di Iris mentre per quanto riguarda la parte musicale, si sono avvalsi della maestria del milanese Daniele Agiman, direttore principale per il repertorio italiano proprio all’ Opera di Osaka ed esperto di opere veriste.
Il cast eccellente e preparatissimo è il frutto del Mascagni Opera Studio, il progetto del Teatro Goldoni che forma i cantanti specificatamente per l’opera verista, che si è avvalso del prezioso patrocinio del Rotary Club Livorno e si è concluso con una masterclass condotta dal famoso soprano, conosciuto a livello internazionale, Paoletta Marrocu ( la Iris che è andata in scena il 16 dicembre).
L’opera, suddivisa in tre atti, ha saputo catapultare lo spettatore in un’atmosfera esotica ed orientaleggiante fatta di fiori di loto e di tradizioni antiche, come quella del teatro dei pupi, episodio cardine che segnerà drammaticamente l’inizio del calvario della povera Iris. Ho apprezzato particolarmente i costumi raffinati ed accuratissimi, per i quali faccio i complimenti a Tamao Asuka e la combinazione tra scenografia e proiezioni di stampe giapponesi, ad opera di Sumiko Masuda. Valentina Boi, la cantante soprano livornese, diplomata in canto all’Istituto Boccherini di Lucca, a mio parere ha saputo trasmettere tutta la disperazione di Iris che lotta contro la lussuria, l’egoismo e la cupidigia, impersonificate da Jor, il Cieco e il merciaiolo, utilizzando la sua pura innocenza come unica arma di difesa.
Un’opera sempre nuova ed attuale che fa riflettere su temi purtroppo non così scontati e provare empatia per la piccola Iris, sfruttata e relegata a mero oggetto di piacere/sostegno. Ne consiglio pertanto a tutti la visione, anche perchè è un’occasione davvero unica di poter assistere a un’opera scaturita dal connubio di due culture e di due Paesi così diversi, quali Italia e Giappone, che insieme hanno saputo ricreare una magica atmosfera.
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