“Game, Set and Match!”
Andy Murray vince per la prima volta un Master 1000 sulla terra rossa, in un contesto più che assurdo per chi, come il sottoscritto, ama questo sport anche per la sua straordinaria capacità di sorprendere e stupire gli appassionati di tutto il mondo.
Il britannico non ha solo vinto il suo secondo titolo ATP consecutivo su terra dopo la vittoria al 250 di Monaco di Baviera (tra l’altro i primi due titoli in carriera su questa superficie!), non ha solo battuto Rafael Nadal, che sulla terra rossa è considerato il miglior tennista di sempre, ma lo ha fatto a Madrid, feudo di Rafa, in un’atmosfera che lui stesso ha definito da Coppa Davis. Amelie Mauresmo, coach di Andy, non riesce a trattenersi e a fine partita abbraccia il suo pupillo.
E di motivi per essere contenti Amelie e Murray ne hanno parecchi, perché l’allenatrice dello scozzese di Dunblane ha trasformato un tennista pieno di dubbi e con poca autostima, visti i risultati del 2014, in un combattente energico e concreto. Murray ieri si è tolto anche la soddisfazione di rifilare a Nadal una tra le peggiori “mazzate” della carriera del Maiorchino, in quanto il punteggio di 6-3 6-2 non lascia spazio a perplessità o rimpianti.
E se da una parte c’è Murray al settimo cielo, dall’altra Nadal ha poco da gioire, considerando il fatto che ieri lo spagnolo ha giocato malissimo e perso confidenza con il dritto anomalo, arma micidiale dei bei tempi che furono. “Il fu Rafa Nadal” come ho letto tra i commenti dei suoi sconsolati fan, consapevoli del terribile momento psicologico che il loro idolo sta attraversando.
Per me è presto per parlare di declino inesorabile, e sicuramente a Roma e a Parigi vedremo la reale situazione dello spagnolo, anche se i dubbi rimangono e il tempo per ritornare il grande Rafa è poco. Buon Tennis a tutti!
Piergiorgio Romano
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