E’ la prima volta che parlo di film e (provo a fare) faccio una recensione e guarda un pò decido subito di cimentarmi con una pellicola impegnativa: “La Grande Bellezza”.
Potevo scegliere qualcosa di più facile, meno complicato però…vi devo confessare che sono passate ben due settimane da quando ho visto questo piccolo capolavoro e tutt’oggi mi sento più che mai obbligato a parlarne.
Partiamo quindi subito da un presupposto: Paolo Sorrentino.
Sorrentino ad oggi è senza dubbio uno dei prodotti maggiormente riusciti del mondo dello Spettacolo italiano, quello con la S maiuscola, uno dei pochi capace di dirigere attori del calibro di Servillo e Sean Penn, un vero e proprio unicum in un cinema contraddistinto per molto tempo solo dai classici “Cinepanettoni “di Natale.
Sorrentino riesce sempre a comunicare qualcosa e proprio per questo può piacere o non piacere, mai però ti lascia quel sapore insipido in bocca di un piatto poco salato o di un telefilm la cui trama sembra essere stata fatta da una scimmietta addestrata piuttosto che da un essere umano .
Senza ovviamente offendere le scimmiette addestrate.
L’inizio si colloca proprio lungo questa via, un continuo di inquadrature tra chiese e palazzi su una Roma (apparentemente) magnifica “turbata” da un evento inaspettato; subito dopo, al calar della notte, ecco l’altra faccia della Capitale d’Italia e del Cattolicesimo: i vizi e le feste.
Proprio all’interno di una delle classiche serate della Roma “dabbene” d’oggi conosciamo il nostro protagonista, o meglio il nostro “viaggiatore”, Jep Gambardella(Toni Servillo), impenitente playboy napoletano, in passato scrittore di successo ed ora dedito solo e soltanto alla “Mondanità” romana.
Lo spettatore ha una sola reazione: confusione.
Confusione aggravata dagli eventi presenti in tutto il film, primo tra tutti la perdita di una persona particolarmente cara a Jep, la cui morte, quasi fosse una epifania di Joyce, permette al protagonista di “sbloccarsi”, di iniziare un viaggio interiore verso una meta incerta e oscura.
Il nostro novello Odisseo permette a noi spettatori di osservare diversi spaccati di una Roma unica nella sua decadente bellezza, parvenu in cerca di successo, radical chic-(presunti)attivisti sociali, ingenue e candide spogliarelliste, ogni soggetto con cui Jep si relaziona sembra essere messo lì a simboleggiare qualcosa divero, vivo nella nostra realtà sociale e non solo frutto di una sceneggiatura fantasiosa.
E il paradosso sta proprio in questo, quanti tra voi possono conoscere una coppia formata da una nana e da un poeta sempre silenzioso? Quanto tra voi hanno mai visto uomini di sessantacinque anni sniffare di cocaina e andare alle feste ogni notte?
Ben pochi eppure ciò ci sembra reale, non normale ma reale.
La vita di ogni personaggio sembra essere posta all’interno di un eterno presente, passato e futuro sono perfettamente fusi senza lasciare ogni spazio di cambiamento, le Sirene Romane diventano quindi una prigione esistenziale dove tutti volontariamente e scientemente si rinchiudono per sfuggire ad una vita di fallimenti.
Ed è qui che arriva la Morale.
Quel che davvero colpisce de “ La Grande Bellezza” è l’insegnamento, non il solito e scontato Ricchezza = Tristezza ma qualcosa di ben più profondo.
Il film insegna come solo e soltanto l’uso distorto della ricchezza, delle feste, della Mondanità è in grado di rovinare la esistenza di ognuno, non i soldi in quanto tali.
Mai in una scena vedrete critiche gratuite alla nostra società, al suo funzionamento o alla nostra economia, mai vedrete reviviscenze di ideologie comuniste e mai potreste dire che “La Grande Bellezza” sia un film politico proprio perché politico non è ; svolge una critica sociale al massimo, indicando cosa deve essere migliorato e soprattutto cosa non si deve fare per poter vivere bene e in maniera soddisfacente.
Se avete amato gli altri film di Sorrentino o siete molto più semplicemente incuriositi, vi invito con grande calore a vedere quella che reputo essere una delle migliori pellicole di questo inizio 2013, “La Grande Bellezza” aspetta solo di essere scoperta.
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