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La Grande Bellezza: Jep Gambardella non piace!

La Grande Bellezza

Jep Gambardella non piace al colto pubblico Italiano

2 Marzo e 4 Marzo 2014. Sembrerebbero due date a caso, e forse paradossalmente lo sono, se non fosse che la prima corrisponde alla ormai passata notte degli Oscar a cui abbiamo dedicato più articoli di quelli che in realtà si meriterebbe, anche se forse per quel che vi si è visto all’interno è giusto averle dato una certa importanza. Tante sorprese ed avvenimenti al Dolby Theatre: DiCaprio ancora lontano dall’ambito premio, pizza e tovaglioli serviti nel bel mezzo dello show seguiti da star fameliche (Meryl Streep aveva una fame da lupi!) ed attori trasformatisi in sommelier per poi finire tutto nella Selfie più ritwittata della storia; ma pizza e foto a parte, per il popolo italiano il 2 Marzo segna il ritorno in pompa magna del bel paese sul podio con il riconoscimento a The Great Beauty (metto il titolo in inglese perché tra ieri ed oggi quello italiano l’ho letto così tante volte da farmi venire la nausea, tanto che Sorrentino adesso sta facendo a gara con DiCaprio per il numero di Post in cui è citato) dopo ben 15 anni da quel La Vita è Bella di “Roberto, Roberto!” Benigni che allora vinse anche il premio del Miglior Attore Protagonista, dell’Oscar per il miglior Film Straniero, battendo film come Il Sospetto (Danimarca).

Los Angeles, 1999. Tempi gloriosi quelli, anche se il caro Bob ha pagato molto per la sua irrefrenabile allegria che l’ha portato a saltare sulle poltrone da una parte all’altra del Dolby Theatre: di fatto nessun suo film in America è stato più apprezzato e da allora gli americani ci prendono sempre più in giro per i nostri prodotti…aspettate, mi correggo: da allora gli americani non sanno nemmeno più che l’Italia esiste cinematograficamente! Fortuna che abbiamo gente come, Bertolucci, Garrone, Salvatores, Tornatore e Paul Sorrentino, napoletano doc, nonché già regista de Il Divo (che continuano a dare su La7 ma che nessuno si fila più sebbene abbia vinto il premio a Cannes!). Insomma prima della candidatura all’Academy nessuno si interessava all’ultima fatica di quest’ultimo, anzi, molti critici l’attaccarono pesantemente e spararono a zero su di essa: troppo “Felliniano”, troppo retorico ed astratto, un film fuori dal tempo e completamente sbagliato.

Mettiamo subito in chiaro una cosa: chi scrive il presente articolo non pensa, a grandi linee, assolutamente che La Grande Bellezza (si, l’ho scritta, pace!) sia questo gran capolavoro, ma rimane comunque contento del prodotto realizzato e portato a termine da uno dei migliori autori italiani del momento, sebbene, come era ovvio immaginarsi, ci siano all’interno dei momenti un po’ lenti, il film non goda di ritmi forsennati e sia impostato in modo tale da piacere sopratutto per determinati motivi all’America, in primis la decadenza (ricordo però inoltre che personaggi come Scorsese hanno più volte ripetuto di essersi ispirati ai tanti grandi artisti del nostro paese e che quindi un certo peso nel cinema l’Italia l’ha o per meglio dire “l’ha avuto”). Ad ogni modo questo prodotto è comunque un qualcosa che porta a riflettere, che ha una sua anima ed una sua (anti) morale di cui si fa manifesto e della quale vuole farsi portavoce! A me, poi, dell’Oscar non importa nulla perché mentre la Medusa Film ha pagato e gongolato per arrivare a Los Angeles ed ha impiegato anni per far tornare un film sul carro dei vincitori l’industria italiana è cresciuta (e al contempo decresciuta sopratutto) ed ha comunque sfornato bei lavori (ma a volte tanto sconosciuti ed indipendenti che sono reperibili solo ed unicamente su youtube).  Lasciamo, dunque, stare il riconoscimento in sé e concentriamoci adesso su un altro aspetto sempre legato a questa pellicola: il pubblico.

Se, di fatto, i giornali in un primo momento (ricordo un certo giornalista de Il Messaggero in una video-recensione con il redattore del sito Badtaste ad esempio) hanno criticato l’opera di Sorrentino, i più ora hanno gridato a gran voce al miracolo, alla consacrazione ed alla rivelazione sicuri che Internet e gli altri Media avrebbero messo in ombra tutte le parole dette in precedenza da loro stessi. Quello che mi ha sorpreso è stato, tuttavia, l’atteggiamento del pubblico, che inizialmente, il mattino del 3 Marzo, con gli occhi pieni di cispe, mezzi addormentati e rossi di sangue, ha gradito la vittoria, mentre la sera del giorno dopo, quando Mediaset (che ha prodotto il film) l’ha trasmesso in chiaro a tempo di record,si è lasciato andare, i più ovviamente, a tutta una serie di critiche e offese di primo ordine, magari in un primo momento speranzosi di vedere Toni Servillo su una vespa a fare un giro in Piazza Navona e raccontare barzellette su Berlusconi ed il Papa alla Ferilli o Verdone.

Così eccolo il risultato, triste e desolante, di quando un film viene messo in luce in un secondo momento, proposto alle persone, e che prima senza tante cerimonie era stato praticamente lasciato alla deriva e a se stesso, conscio di non aver avuto l’onore di essere sulla bocca di tutti. Invece The Great Beauty adesso è diventato essenzialmente un prodotto d’elité, un lavoro che solo pochi possono apprezzare e ancora meno possono comprendere nonché una fonte di guadagno per turisti e allocchi ( a breve saranno visitabili a Roma le location del lungometraggio! Ma allora preferivo fare una capatina al Colosseo 10 anni fa quando uscì Il Gladiatore!). Il problema di fondo a tutto questo è l’ignoranza e l’arroganza. Non è sbagliato avere un’opinione di un qualcosa, sia esso un dipinto, una scultura o un film. E’, secondo me, errato dire la propria solo per il gusto di dirla, esprimere un parere verso una forma di arte (si, il cinema è arte) che magari non si è nemmeno finita di vedere o capire. Allora eccoli i commenti salienti del mercoledì del colto popolo italiano (medio): Che schifo, la grande schifezza, la grande bellezza dove la vedono i critici?, Oddio ma che noia e che barba!, una Merda!, la grande bellezza sta al cinema come il sole sta alla luna etc, Però la canzone della Carrà all’inizio è ganza dai!…

Ed è proprio così che si perde il senso critico, si perde la serietà e si perde anche un po’ di dignità. Quando non si vuole, talvolta, ammettere che un qualcosa non ci piace ma che comunque diciamo il contrario per tendenza o che non riusciamo a comprenderlo appieno e di conseguenza lo offendiamo senza logica o ritegno, quando non mettiamo in pratica la consapevolezza che noi siamo un insieme di persone che per troppo tempo siamo state abituate al pattume ed alla merda per saper anche solo comprendere un qualcosa di più concreto. Allora, che senso ha vantarsi di essere i maestri del cinema, di essere il popolo di Fellini, di Mastroianni, di film come Otto e Mezzo o di aver avuto poeti e scrittori come Pasolini, Montale e Quasimodo quando nemmeno riusciamo ad avere la pazienza (ma sopratutto la sensibilità) di vedere una pellicola il cui tema principale è quello della decadenza e della condizione esistenziale e costruire su di essa critiche sensate? Ci meritiamo a questo punto i programmi che ci offrono, meritiamo di credere che alcune rappresentazioni siano destinate ad un numero di prescelti, quando invece sono fatte per essere apprezzate da tutti e possono essere viste da ognuno di noi. Meritiamo di assistere a chi in televisione fa della retorica e meritiamo, sopratutto, di avere un cinema scadente perché quello è così tanto semplice da capire e così banale che i soldi a Ruffini e compagnia bella gli e li diamo comunque ed usciamo dalla sala con i volti gai per aver visto due o tre paia di tette completamente rifatte, una scena di sesso girata da cani ed un culo che è tanto finto da sembrar essere ritoccato male al computer in post produzione.

Concludendo il tutto, non mi importa, obiettivamente, se la pensate o meno come me, se sono forse meno democratico di altri o se ho pensato anche solo per un istante che La Grande Bellezza sia un buon ( e sottolineo BUONO) film e di dire la mia opinione in mezzo a tanti bei pareri fondati, sta di fatto che è davvero frustrante assistere oggigiorno ad una spaccatura così marcata e così superficiale per contenuti di persone che si sentono Dio dietro ad un computer, che vogliono fare i critici con le loro pagine dedicate alla settima arte (ma che non hanno il coraggio di metterci né il volto né il nome tanto sono intellettualmente nobili e incredibilmente sapienti) ma che poi vanno avanti a Pieraccioni, Michael Bay e Transformers e nei momenti di lucidità vedono Tarantino non perché sia bravo ma solo perché fa moda. 

Questo è il pubblico, questo è il nostro grande paese e la nostra arroganza, ove tutti dicono la loro e dove ognuno si sente preso in causa tanto da sentirsi offeso ad ammettere i propri limiti. Chi ha scritto questo articolo ha visto 3 volte il film di Sorrentino ed ancora non si sente di dare un giudizio chiaro e netto, non tanto perché non l’abbia capito, ma perché a volte mancano le basi e non si sente pronto di dire la sua al momento ed in modo ufficiale. Il resto sono solo chiacchere da Bar e commenti su Facebook!

“Finisce sempre così, con la morte, prima però c’è stata la vita, nascosta sotto i bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura, gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza e poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto nella coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo, bla bla bla bla. Altrove c’è l’altrove, io non mi occupo dell’altrove, dunque che questo romanzo abbia inizio. In fondo è solo un trucco, si è solo un trucco”

Claudio Fedele

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