OGGI al Teatro Goldoni Livorno è stata presentata IRIS, una nuova coproduzione del teatro della città di Livorno, nel segno di Mascagni e della grande tradizione lirica italiana.
Vi ricordiamo che l’opera si terrà Sabato 16 e Domenica 17 dicembre, in orario 20.30 e 16,30.
I biglietti sono ancora disponibili ed acquistabili presso la biglietteria del teatro Goldoni o sul sito www.goldoniteatro.it.
Al seguente indirizzo è possibile guardare le foto delle prove dell’opera. (Foto di Augusto Bizzi)
Qui invece è possibile leggere e scoprire il cast completo, mentre qui è presente la trama dell’opera.
Di seguito vi lasciamo alle parole dei protagonisti di questa grande produzione.
Nel segno di Mascagni una coproduzione Italia/Giappone
Raffinato ed audace: 120 anni fa Pietro Mascagni si apprestava a dare alle scene la sua nuova opera, Iris , il primo titolo del melodramma italiano ambientato in Giappone. Una favola esotica cruda e crudele, che segnava una nuova fase del suo i tinerario creativo e che si immerge va nella temperie del suo tempo lasciando presagire i traguardi del Novecento impressionista ed espressionista. Un teatro “ difficile, ma che ripaga ascoltatori e interpreti ” come ci dice il M° Agiman e per il quale abbiam o lanciato e raccolto nuove sfide: innanzitutto, insieme ai Teatri di Lucca e di Pisa, per la prima volta coproduciamo con un teatro giapponese, il Kansai Nikikai Opera Theater di Osaka ; ancora: p er la prima volta in un teatro italiano l’opera giapponese d i Mascagni sarà firmata da un pool di artisti provenienti dal paese di origine impegnati a restituire nello spettacolo il gusto e i dettami del teatro più vicini alla loro cultura, in piena sintonia con l’ordito narrativo e strumentale dell’opera. Un’opera zione questa che è nata nell’ambito del progetto internazionale Mascagni Opera Studio della Fondazione Teatro Goldoni, quell ’Accademia di alto perfezionamento per giovani artisti lirici, indirizzato all’approfondimento del repertorio operistico di Mascagni e del teatro musicale verista . Inoltre, Mascagni Opera Studio si è posto immediatamente l’obiettivo di intessere rapporti con il mondo nel segno di un musicista nazionale notissimo all’estero come Mascagni , rappresentante a pieno titolo dell’opera e della cultura italiana . Iris è andata così in scena ad Osaka nel maggio di quest’anno e per la sua ripresa sui nostri palcoscenici abbiamo selezionato candidati provenienti oltre che dall’Italia, da Francia, Russia, Georgia, Ucraina, Giappone, Uruguay, Brasile : questi cantanti, dopo un’accurata selezione e formazione, hanno partecipa to alla Masterclass finale condotta dal soprano di fama internazionale Paoletta Marrocu , che sarà la nostra prima Iris . Un percorso che è stato possibile anche grazie all a collaboraz ione con il Rotary Club Livorno , un privato sensibile ed attento alla promozione della cultura e dei giovani.
ALBERTO PALOSCIA, DIRETTORE ARTISTICO STAGIONE LIRICA
Un autentico “work in progress” per i 120 anni di Iris
Altro frutto di un autentico laboratorio di formazione è la compagine del Coro aggiunto per il celeberrimo “Inno del Sole” che apre e conclude l’opera, selezionato attraverso i giovani cantori provenienti dalle corali livornesi, che si affianca al Coro Ars Lyrica guidato da l M° Marco Bargagna . L’orchestra è l’esperta Filarmonica Pucciniana.
Il work in progress che grazie a Iris ha cementato un vero e proprio gemellaggio con il Giappone proseguirà, nel giugno dell’anno prossimo, con la tournée della produzione del nostro ‘dittico’ formato da Cavalleria rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo sul palcoscenico della Kansai Nikikai O pera di Osaka, ancora sotto al direzione di Daniele Agiman.
Ancora qui a perorare la causa di Iris …
Ancora qui, a dicembre 2017, a perorare la causa di Iris … dopo Gavazzeni, che per Iris si impegnò strenuame nte, come intellettuale e musicista, nel lontano 1956, in occasione della memorabile messa in scena romana….
Sottolineare come la musica di Iris sia la più straordinaria musica uscita dalla penna di Mascagni?
Lo sappiamo, e la critica più accorta unanim emente lo sottolinea, da sempre (chi ha scritto musica così audace come nel terzo atto, vero capolavoro nel capolavoro?)
Definirla come il più audace progetto in campo operistico di tutto il repertorio (forse non solo italiano…) tra fine ‘800 e inizio ‘ 900? Non è cosa difficile, basta leggere il libretto, bellissimo, di Illica, e poi osservare ed ascoltare, con attenzione la musica di Mascagni…
Ma allora, perché non si fanno meno Butterfly e più Iris ?
Perché un’opera diventa “di repertorio”?
Certo, p er la qualità musicale…e, ammettiamolo, Butterfly è “più bella” di Iris : ci è facile piangere con Cio Cio San, ma mai si piange né ci si immedesima con Iris.
La musica di Puccini arriva diretta al cuore mentre Mascagni…
Ecco il cuore del problema: con Iris , Mascagni realizza, in piena unità di intenti con Illica, la sua “opera più filosofica” (così si esprime nelle lettere scritte nel periodo della composizione del lavoro), un’opera in cui il pubblico è chiamato non ad assistere ad una vicenda, ma a ri flettere contemporaneamente allo svolgersi della vicenda stessa….e che vicenda!!!
La più sordida trama che si potesse scegliere diviene il pretesto per una contemplazione delle vicende umane di cosmica portata: ad inizio e fine, il Sole, divinità concret a ed astratta insieme, canta un inno che ci dice della sua costante presenza come “grande occhio”, che contempla ma non partecipa alla vicenda terrena della fanciulla giapponese.
Una costante necessità, per Mascagni ed Illica, di fare vivere all’ascoltator e un’esperienza di trascendenza e di ricerca di senso mentre si assiste allo svolgersi della vicenda: è chiaro che un simile intento va contro ad ogni volontà di immedesimazione, e richiede, da parte del pubblico, un altissima capacità di riflessione e pen etrazione.
Difficoltà per il pubblico in prima battuta, dunque; ma immane, ed inattuale, la sfida per gli interpreti, a cui viene demandato il compito di rendere “credibile” un’idea di teatro musicale, che è di tutto Mascagni, in cui non basta cantare gius to o bene… occorre trovare e mettere “intenzione”, senso, in ogni parola, gesto, attesa, respiro, costruendo un personaggio credibile, e facendolo interagire con l’ambiente (che nell’opera non è solo la scena, ma ancor di più l’ambiente sonoro creato dal l’orchestra).
Bisogna crederci… credere anche a certe enfatizzazioni, come nel teatrino del primo atto (il teatro della Duse e di D’Annunzio, dei Telefoni Bianchi e della Bertini), o a certe frasi al limite dello sguaiato, come per il coro nella grande s cena dello Yoshiwara del secondo atto (estetica del brutto, tra Shakespeare e la filosofia tedesca dell’Ottocento, e che in Verdi, grande estimatore di Mascagni, aveva trovato compiuta realizzazione)….
Crederci, sapendo che si tratta di un teatro inattu ale perché difficile, ma che ripaga ascoltatori e interpreti delle fatiche con una contemplazione rara sul senso ultimo delle cose…
Ci sono tre uomini intorno a Iris. Sono tutti egoisti: sfruttamento, pressione sessuale e dipendenza, questo è ciò che li contraddistingue nel loro comportamento verso Iris.
Liù, grande eroina pucciniana della Turandot ,ci ha fatto conoscere la forz a del sacrificio. Iris ci mostra l’arma più forte del sacrificio: la resistenza passiva dell’innocenza. Alla fine Iris diviene veramente la grande eroina rappresentante la vittima di ogni tipo di sfruttamento e maltrattamento nella vita degli esseri umani.