Tutti noi abbiamo sentito parlare almeno una volta nella vita di malattie legate all’alimentazione, quali anoressia nervosa, bulimia, obesità. La domanda più interessante e che più ci stuzzica la curiosità è “quali meccanismi siano alla base di questi disturbi?”
Il nostro cervello è una macchina perfetta che segue precisi schemi sotto il comando di processi psichici mediati dai neurotrasmettitori. Essi sono fondamentali per la regolazione di umore, funzioni dell’organismo ed anche istinti primordiali come il sonno o la fame.
Ogniqualvolta avvertiamo il bisogno di mangiare, ci comportiamo in un certo modo, memorizziamo un qualcosa oppure proviamo una specifica sensazione (rabbia, soddisfazione, felicità), significa che siamo sotto l’effetto di un neurotrasmettitore; ad esempio: il neurotrasmettitore dopamina regola il senso di piacere legato a una data azione, la serotonina è legata, in termini molto basilari, al senso di felicità e sazietà alimentare, l’adrenalina svolge un’azione fondamentale nella regolazione cardiaca, nel flusso sanguigno ed anche nei processi digestivi.
Detto ciò è logico desumere che sia il cervello ad avere il controllo sulla fame e non diversamente. Ci sono casi in cui siamo portati a pensare che invece sia il contrario, poiché il cervello sembra non aver più un completo comando sulla sua regolazione: parliamo di fame nervosa o compulsiva.
In questi casi, come ci afferma Samantha Biale in “La dieta B Factor”: “chi soffre di fame emotiva o nervosa, mangia per rassicurarsi di fronte a emozioni (ansia, rabbia, frustrazione) o situazioni stressanti che non riesce a gestire.”
È quindi interessante chiedersi quali siano le cause legate a questi cosiddetti “eating emozionali”.
Le prime teorie ci arrivano direttamente dalla Psicologia: sembra che alla base della fame nervosa via sia un legame alimentazione – emozione; alcuni autori ritengono che esso sia un disturbo che si sviluppa in età infantile, quando il care-giver era solito placare il pianto del bambino offrendogli cibo; questo porterebbe ad un’errata elaborazione dell’identificazione della fame, che condurrebbe il soggetto a non saperla distinguere dalle emozioni.
Una seconda teoria ci arriva dalla Scienza, la quale sembra rimandare il tutto ad un ormone, la grelina. Esso è responsabile di stimolare il segnale della fame ed è regolato da un perfetto equilibro all’interno del sangue, al fine di regolare i cicli di ingestione del cibo.
La causa dell’eccessiva produzione di quest’ormone, il quale causerebbe un considerevole aumento della fame, sembra essere stata riscontrata sia in particolari diete, sia nell’assunzione di alimenti che causano l’aumento della grelina.
Ad esempio, una dieta povera di carboidrati sembra stimolare in maniera grossolana la secrezione della grelina, poiché l’organismo richiede una certa quantità di zuccheri.
Non vi è ancora quindi una precisa spiegazione a questi fenomeni.
Sia la Scienza, sia la Psicologia ci vengono in aiuto consigliando a noi e ai nostri care-giver di limitare l’uso del cibo come “consolazione”, ma utilizzarlo esclusivamente come fonte di nutrimento.
Ed anche di seguire diete esclusivamente consigliate da esperti.