Il DVD contrappone due esponenti di spicco della Scuola Napoletana e della Scuola Veneziana, appunto Scarlatti ed Albinoni, proponendo allo spettatore un inevitabile confronto non solo tra due grandi compositori ma anche tra due grandi Scuole che hanno profondamente segnato lo sviluppo del melodramma italiano. Si ha – quindi – da una parte La Dirindina, in cui appaiono schemi tipici della tradizione teatrale partenopea come gli equivoci, le situazioni grottesche ed una comicità molto vicina al popolo; dall’altra si ha Pimpinone in cui si può già ravvisare il rinnovamento attuato dalla Scuola Veneziana che impone il superamento della grossolana comicità napoletana con una più composta (ma al tempo stesso caustica) satira di costume.
Anche l’allestimento, curato da Diana Rea (disegno luci), Agata Calvagno (scene) e dall’Atelier Pietro Longhi (costumi), trasmette molto bene questa dicotomia, opponendo ad un sala arredato con calore partenopeo un più morigerato salotto borghese della Serenessima del primo Settecento, passando dal fin troppo vistoso abito di Liscione al (quasi) sobrio completo di Pimpinone. L’arredamento merita qualche parola in più: è sì essenziale e “scarno” (come si addice alla tradizione degli intermezzi, realizzati sempre con poca spesa), ma non è povero o vuoto: presenta tutto quello che ci si potrebbe aspettare in un salotto borghese od in una sala da musica ed è in questo spazio, assolutamente completo nella sua semplicità, che si muove la mano invisibile del regista Carlo Torriani che manovra i fili di una recitazione comica, ma non sguaiata od eccessiva; ho molto apprezzato l’ampio ricorso alla mimica degli attori, studiata con una minuziosità più cinematografica che teatrale.
Esilarante Filippo Pina-Castiglioni (Liscione) nella Dirindina, tanto per la recitazione quanto per i sapienti camuffamenti vocali passando con nonchalance dal normale registro tenorile ad un bellissimo falsetto in cui non solo ogni nota è al suo posto ma viene emessa con sicuro controllo e pienezza vocale. Molto brava anche Elena De Simone (Dirindina nell’omonima opera e Vespetta nel Pimpinone), soprattutto per l’espressività mimica e la recitazione asciutta ma sempre convincente; tuttavia avrei preferito una vocalità più incisiva, che brillasse maggiormente sopra l’orchestra.
Carlo Torriani, che oltre ad aver firmato la regia interpreta anche il personaggio di Don Carissimo, è completamente a suo agio sul palcoscenico, sia dal punto di vista dell’ars canora si da quello della recitazione. Voce piena e brillante, si staglia nitidamente sulla compagine orchestrale ed è sempre individuabile, anche nei trii, cosa dovuta probabilmente al fatto che il suo modo di interpretare il proprio personaggio lo spinge a valicare i normali confini del belcanto, individuando un’impostazione che coniuga le virtù del canto e del recitativo, ossia dando un’impronta fortemente personale e drammaturgica al canto, cosa perfettamente recepibile anche nel Pimpinone, in cui interpreta il protagonista.
Ottimo l’apporto delle due orchestre, nonché dei loro Maestri: Lo Slpendore di San Marco, diretta da Giego Bortolato per La Dirindina e Le Humane Virtù, diretta da Alberto Busettini per Pimpinone. Il suono non sempre è pulito, ma entrambe le compagini orchestrali rendono perfettamente il senso delle due partiture, calore ed umorismo pungente per l’intermezzo scarlattiano e sonorità composta ma brillante per quello di Albinoni. Vorrei sottolineare la non facile impresa portata a termine da orchestre e cantanti nel rappresentare ed incidere dal vivo due intermezzi assai poco rappresentati e per i quali non esistono né edizioni né incisioni di particolare riferimento. Si può sempre far meglio, certo, ma ritengo altrettanto indiscutibile che il risultato finale sia di molto interesse e notevole qualità.
Caratteristiche:
– Libretto: italiano/inglese;
– Sottotitoli: italiano, inglese, tedesco, francese, giapponese;
– Formato: 16:9
– Colore: colore – NTSC;
– Durata: La Dirindina 32 minuti, Pimpinone 46 minuti;
– Audio: stereo 2.0
– Regione: 0 (tutte le regioni)
Giudizio: