Sono giorni ormai che sotto ai nostri occhi si sta consumando un gioco di luci e ombre, di strategica ambiguità da parte del “leader” coreano Kim Jong-un, colui che agli occhi dei Grandi della Terra non è nessuno,figlio del ben più famoso Kim Jong-il , un fantoccio in mano alla giunta militare, ora vero potere nella parte Nord della penisola asiatica.
Quasi una piccola commedia, una sorta di Risiko dal vivo, sta scuotendo gran parte del globo, grandi sono le comparse che stanno partecipando: Russia, Cina, U.S.A, Giappone, Corea del Sud, attori tutti di primo ordine.
Probabilmente l’idea del giovane “Caro Leader” è quella di dare consistenza a un nome che per ora dice poco o nulla, senza una reale intenzione di aprire un conflitto armato, anche se bisogna dire che la tensione nella regione è sempre più alta, a Kim Jong-un sono date poche possibilità: seguire una linea suicida che lo vedrebbe scontrarsi contro alcune delle maggiori potenze mondiali solo per far sì che il suo nome abbia credito o semplicemente scoprire le sue carte che nascondono un penoso “bluff”.
Bluff, per altro, permesso da tutti poiché io suppongo, concedetemi il beneficio del dubbio, che se alla Casa Bianca ora sedesse un certo Bush probabilmente in questo momento staremmo già parlando delle migliaia di vittime di una nuova guerra, presumibilmente mondiale.
L’unica nota “positiva”, l’asso nella manica del giovane dittatore, oltre alle profetizzate armi nucleari, che tutt’oggi non hanno avuto esito positivo, è il fatto di avere dalla sua parte il quarto esercito più numeroso al mondo, un elemento non trascurabile, ma che comunque di fronte a un’alleanza Russia, Cina, U.S.A, Giappone, Corea del Sud non potrebbe far altro che impallidire.
In caso di guerra Kim proverebbe certamente una specie di golpe regionale, assicurandosi, almeno nei suoi sogni più remoti, l’unificazione con il Sud, bisogna infatti tener presente che tutti i dittatori nel passato hanno avuto sogni impossibili, basti qui citare Napoleone o Hitler i cui geni militari e le loro fantasticherie da quattro soldi si sono dovute confrontare con la concreta realtà dei tempi.
I temuti missili Musudan sono sistemati, i fuochi d’artificio sono pronti per essere accesi, manca solo qualcuno che abbia l’insana intenzione di dar vita alla festa di colori, odore di polveri e sangue, qualcuno che non abbia sulla coscienza se non il proprio ego, il proprio culto personale, il voler essere non meno dei precedenti leader, anzi tutt’altro ferocemente desideroso di emularli e soprattutto superarli, arrivando a compiere ciò che neppure suo padre e il padre di suo padre fece: un suicidio di massa.
Vedremo pian piano lo svilupparsi degli eventi, fino a quando “gli altri” permetteranno al giovane coreano di scimmiottarli e prendersi gioco di loro o fino a quando anche un giovane vorrà immolare migliaia di vite per una guerra che avrebbe il solo scopo di distruggere uno Stato già fortemente indebolito da una politica economica scandalosa e colpito negli ultimi anni da catastrofi naturali.
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