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La Casa per Bambini Speciali di Miss Peregrine

La Casa per Bambini Speciali di Miss Peregrine 

di Ransom Riggs

Un caso editoriale nel mondo della letteratura per ragazzi, che ha portato alla ribalta l’allora sconosciuto autore, Ransom Riggs, ed ha attirato un’attenzione dei media tale da trasporre il contenuto in pellicola nel 2016, al cui timone si è imposto un genio dell’immagine e del fantastico che ha segnato una generazione: Tim Burton; questo è stato ed è La Casa per Bambini Speciali di Miss Peregrine, arrivato in Italia grazie alla BUR Editrice.

Venduto come un romanzo che mescola avventura, dramma, fasi oniriche e surreali, la quarta copertina recita che è un universo capace di amalgamare Harry Potter, Stephen King e David Lynch. Non proprio tre nomi a caso, non esattamente due autori ed un personaggio immaginario con cui si possono fare paragoni alla leggera, eppure leggendo qua e là commenti vari e analizzando il testo capita talvolta di ritrovarsi davanti a situazioni o pagine che attingono direttamente da quei tre signori sopra menzionati, oltre all’aggiunta di un paio di citazione tratte da Dickens ed altri autori passati. Di conseguenza, dato il materiale di partenza, sarebbe giusto chiedersi quanto di Riggs ci sia all’interno di questo primo tassello di una Trilogia “Speciale” e la risposta è semplice : abbastanza, ma non in modo eccessivo.

La Casa per Bambini Speciali di Miss Peregrine ruota attorno alla vita di Jacob Portman, nipote di Abraham, il nonno di famiglia polacca scampato alla seconda guerra mondiale ed ai nazisti, trasferitosi in America dal vecchio continente e narratore di storie straordinarie, valorizzate da una collezione di foto vintage ritraenti strambi personaggi, bambini e bambine con poteri fuori dal comune. Quando Abraham, una sera, viene ucciso brutalmente da una creatura dalle mostruose fattezze sta a Jacob scoprire cosa, in punto di morte, il nonno ha voluto rivelargli e per superare il trauma e lo stress della perdita subita decide di partire alla volta del Galles, per un’isola sperduta dove da giovane Abe aveva soggiornato nel segreto orfanotrofio tenuto da Miss Peregrine.

Una storia per giovani, un romanzo per ragazzi che di tanto in tanto mette una veste per adulti che inizia in modo adeguato, con una situazione statica a cui segue un dinamismo sempre crescente, un “prima” ed un “dopo” netto ed efficace, ma che purtroppo si perde nella seconda parte, complice non tanto la storia in sé per sé, quanto le incertezze dell’autore e la sua poca ed evidente familiarità con la scrittura. Riggs, di fatto alla sua opera prima, dimostra di cadere in gran parte dell’ingenuità del suo tempo, vuole mettere tanta carne al fuoco, così come è sua intenzione inserire un gran numero di personaggi secondari scordandosi di dare agli eventi il giusto peso ed a quest’ultimi il necessario sviluppo psicologico; ne consegue, alla fine, un grande minestrone lineare dove a mancare è un’introspezione necessaria, la quale viene ancor più limitata da una prima persona carismatica capace di mettere in ombra il resto  dei protagonisti. A complicare le cose vi è poi lo stile dell’autore, diretto, netto e tutt’altro che straordinario o illeggibile che negli ultimi capitoli viene meno di certezze e sottolinea qualche lacuna nello stile, esempio: delle frasi vengono spesso ripetute e le descrizioni lasciano a volte a desiderare, mentre le metafore sono abusate andando a creare una sorta di abbellimento forzato laddove basterebbe una semplice padronanza della lingua e del lessico per rendere l’idea di ciò che si vuole dire.

Il protagonista, Jacob Portman, è forse uno dei più antipatici e arroganti mai proposti in un romanzo per ragazzi negli ultimi anni e non ha nulla che possa permettere di fare un confronto con Harry Potter, anzi, sotto alcuni aspetti ricorda più un Bilbo Baggins o un Frodo che gli eroi nati dalla penna della Rowling. Ci rammenta spesso che è ricco e benestante, di quanto sia noiosa la sua vita, di quanto sia noioso avere già un lavoro estivo (tutt’altro che scomodo) o un’ovvia iscrizione ad uno dei migliori college del paese e quanto sia necessario, nonché giusto, rammaricarsi, alla fine, per far da contrappeso, riguardo tutti questi lussi una volta che un dovere maggiore ci chiama ad agire. Si innamora di Emma, colei che sa dominare il fuoco, che però a sua volta, un tempo, era profondamente innamorata di suo nonno e la cosa, permettete, dai richiami Meyeriani, potrebbe dare un po’ noia, specie per un senso di inquietudine e disgusto nell’apprendere che quest’ultima, invero, non sia un’adolescente, ma, al di là dell’aspetto, abbia più di ottant’anni dato che nell’orfanotrofio viene ripetuto lo stesso giorno da decenni affinché il tempo non scorra mai e nessuno invecchi esteriormente. Questa tendenza di voler far innamorare generazioni di epoche diverse, seppur costantemente in voga, può essere vista non tanto come un elemento romantico, ma piuttosto di disturbo e apparire, come in questo caso, forzata.

I pregi di cui si fa merito La Casa per Bambini Speciali restano comunque quelli di voler proporre al pubblico una storia che si legge tutta di un fiato, scorrevole e divertente, in armonia con gli standard medi del genere di appartenenza e con la promessa di un capitolo futuro migliore e dal ritmo molto più sostenuto.

Ransom Riggs non risparmia nulla, la sua fantasia vorrebbe fare scintille, ma sia nelle descrizioni del tempo che dello spazio cade troppo spesso nei luoghi comuni e riempie intere pagine di parole che ricalcano usi e costumi di popoli a cui siamo ormai abituati; al di là di qualche spiacevole battuta anacronistica su determinate persone, oltre il fatto di aver proposto un protagonista arrogante e fin troppo carismatico, con cui non è chiaro quanto possa giovare identificarcisi, il problema di fondo resta un approccio superficiale nei confronti della storia narrata, dove a venir meno in vari momenti è proprio la narrazione e la prosa, scarna e banale, priva di guizzi e genialità, limitata e sterile. Ultimo appunto riguarda la suddivisione dei capitoli, inspiegabile il motivo per cui alcuni sembrano essere particolarmente lunghi quasi fossero dei racconti a se e spezzino una certa omogeneità interna, questo può non essere un male, ma una minima coerenza organizzativa ed organica non avrebbe guastato.

La Casa per Bambini Speciali di Miss Peregrine è sia un libro da leggere con spensieratezza, sia un’occasione mancata, laddove il potenziale del materiale di partenza viene messo in ombra di fronte ad esigenze commerciali che fanno di questo libro una gioia a vedersi, complici le foto storiche, che un grande “e se…” nei contenuti poiché l’idea, per quanto non originale, poteva regalare qualcosa in più così come i suoi personaggi, a partire da Alma Peregrine, fin troppo poco sfruttata nell’economia della storia e lasciata a se stessa.

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