Kung Fu Panda 3
Non è una coincidenza che, ad aprire le danze di questa terza fatica, ci sia proprio lui, che, salite con fatica le scale di un tempio tra le montagne, decide di rilassarsi e godersi un momento di tranquillità sull’iconico spicchio di luna trastullandosi con amo e lenza. Un riconoscimento che appare chiaro e legittimo, perché
La nuova avventura di Po e dei Cinque Cicloni vede coinvolto il ritorno dal mondo degli spiriti di Kai, un antico guerriero, nonché fratello d’armi di Oogway, desideroso di apprendere il potere del Chi, una formula capace di generare la vita nota solo ad una segreta tribù di panda, e vendicarsi per il torto fattogli da vecchio Maestro. Tornato sulla terra, in forma di spirito, dal regno dei morti, Kai è deciso ad attuare il suo piano e distruggere ogni cosa gli si pari davanti. Nel frattempo, nella Valle della Pace, Po deve vedersela con suo padre, Li Shan, quello biologico, e quello che l’ha adottato fin da piccolo e che l’ha cresciuto. Come se non bastasse, infine, Shifu è convinto che sia arrivato il momento in cui il panda inizi a smetterla di allenarsi e abbracciare finalmente il ruolo di maestro e insegnare.
Arrivare a mettere una firma degna di nota ad un terzo episodio non è facile, specialmente quando chi sta dietro la macchina da presa non lo è già stato in passato per le pellicole precedenti, ma ha ereditato il tutto con tutti i migliori auspici di riuscire nell’impresa mastodontica a cui è stato destinato. La trilogia di Po ha visto diversi registi dietro la telecamera, ma per fortuna la sua natura e la sua estetica non sono mai stati messi in discussione. Grazie anche alla collaborazione della casa di produzione con la Cina, ed all’aiuto nelle vesti di produttore di Guillermo Del Toro, Kung Fu Panda anche con quest’avventura mantiene una coerenza visiva capace di rinnovarsi e sapersi ritagliare uno spazio proprio nella mente dello spettatore. Ciò che si apprezza, non a caso, di questo carnevale di colori saturi e raggianti, sono i molti passaggi con cui, con grande naturalezza e facilità, Alessandro Carloni e Jennifer Yuh riescono a far passare le
Kung Fu Panda 3, ad ogni modo, non è solo una bellezza per gli occhi, sorretta da un ottimo 3D, ma rimane un progetto ambizioso e maturo, degno rivale di alcuni film Pixar che, se da un lato non si vergogna di mostrare tutto il suo potenziale, dall’altro preferisce sempre non sacrificare il divertimento per un’eccessiva serietà che potrebbe non essere apprezzata dal pubblico a cui fa maggior riferimento. Per questo motivo, senza troppi giri di parole, si presenta come un’opera dotata di un grande equilibrio al suo interno.
Ciò che prepotentemente emerge da questa storia non è tanto la presenza del cattivo, interessante e ben riuscita, accompagnata da un motivo musicale particolare che si addice alla perfezione alla figura con cui viene rappresentato Kai, ma la presenza dei due padri di Po.
Sebbene Carloni e Yuh non approfondiscano poi troppo questo aspetto del film, esso rimane sotto molti punti di vista il cuore pulsante dell’intera storia. Da qui si può intuire una certa voglia di voler rendere attuale e moderno uno scenario che sa di antico e mitologico, attraverso cui familiarizzare non solo grazie ai molti personaggi proposti, ma soprattutto grazie alle situazioni che vedono quest’ultimi coinvolti. Kung Fu Panda decide di voler osare, e quando lo fa ci riesce discretamente bene, mescola razze e personalità affinché il messaggio risulti chiaro: nella vita non ci sono abbinamenti matematici, né l’amore, di qualunque tipo sia, viene deciso a tavolino,
A questo aspetto si aggiunge la ricerca del proprio “io”, dell’essere interiore che alberga in noi tutti, che ci dice chi siamo e ci da tutte quelle risposte grazie alle quali possiamo vivere la nostra esistenza con serenità. Po, pur essendo un rinomato guerriero, è ancor ignaro della propria natura, non conosce il mondo dei panda, né i loro costumi, perché cresciuto lontano dalla loro terra; il suo arrivo, assieme ai due padri, nel villaggio dei suoi simili sarà un lento processo di apprendimento e presa di coscienza che lo porteranno a maturare e apprendere una volta per tutte chi davvero si nasconda dietro alla sua faccia ed ai suoi modi scanzonati.
A tener alta la qualità vi è poi una sceneggiatura che funziona bene non solo per la figura del protagonista, o per quella di Li Shan, ma anche per gli altri personaggi iconici della serie messi, talvolta un po’ in ombra. Ad emergere è Tigre, guerriera dall’animo nobile, ma tutt’altro che gioviale, la quale in questo capitolo potrà ritagliarsi un ruolo da co-protagonista che funziona in tutto e per tutto, che ci fa provare empatia nei suoi confronti e che, assieme alla piccola panda che continua a darle noia scambiandola per un giocattolo, regala parentesi tanto divertenti quanto paradossali. Come era immaginabile, alle lunghe, l’unica grande personalità
Manifesto di una sempre più palese realtà sociale, per cui si combatte e si chiedono dei diritti, divertente passatempo per ragazzi, una gioia per gli occhi ed un attestato cristallino d’amore per la settima arte e la Cina, il terzo Kung Fu Panda continua il percorso iniziato dal capostipite, alzando l’asticella della qualità e della bellezza visiva, maturando una propria poetica che non sacrifica mai il divertimento più frivolo accompagnandolo a tematiche adulte e raffinate, celandole dietro l’ironia e a dei personaggi che riescono a brillare di luce propria in ogni momento. La terza avventura di Po è come una gustosa pietanza impossibile da non provare ad assaporare e gustare in santa pace, si rimane sazi e a pancia piena, una volta finita, soddisfatti, ma soprattutto consci di aver passato novanta minuti in allegria senza aver mai spento il cervello.