Per chi non lo sapesse, credo pochi, domenica scorsa, alle 18, si è disputata la partita di calcio Juventus-Roma, molto importante per il campionato di serie A, vinta dalla squadra di casa per 3-2 ed accompagnata da molte polemiche riguardo l’arbitraggio del sig. Rocchi.
Per la metà dei cittadini italiani queste tre righe sono il giusto risalto alla notizia, per molti è anche troppo.
I lettori appartenenti a questa categoria stanno per cambiare articolo, ed io avallo senza alcun rancore la loro scelta, prima però devono sapere qual è stato l’ultimo miracolo del calcio italiano, in cosa è riuscito lo “sport” a dispetto di storie politiche e culturali poste agli antipodi, in barba a Che Guevara e Mussolini: Juve-Roma ha unito gli onorevoli Marco Miccoli e Fabio Rampelli nella lotta al complotto, all’ingiustizia, alla finanza.
Si perché i due parlamentari, il primo in lista Pd, il secondo nel gruppo di Fratelli D’Italia, hanno elaborato due interrogazioni parlamentari volte a denunciare le presunte irregolarità nell’arbitraggio della suddetta partita, irregolarità che avrebbero condizionato il corretto andamento dei titoli quotati in borsa associati alle due squadre, A.S. Roma e Juventus Football Club, facendo affossare il primo e salire il secondo. Non solo, lo sciagurato arbitraggio del povero Rocchi avrebbe fatto perdere soldi ai vari scommettitori della Roma, soldi duramente sudati, che sono stati rubati con una direzione sfacciatamente parziale della gara.
E non è finita qui, sono infatti queste ingiustizie, secondo i nostri eroi, queste incertezze nell’ applicazione delle regole(vedi fuorigioco, fallo da rigore, ed altri capisaldi della giustizia italiana) che spingono gli investitori a non approdare in Italia, altro che articolo 18 !
Piccolo inciso: l’abolizione dell’articolo 18 è sicuramente una battaglia ideologica e dal carattere più simbolico che pratico, forse però questo concetto andrebbe espresso con un minimo di credibilità in più, non a margine di un documento che parla di calcio…
“Si ma saranno sicuramente due schegge impazzite”, viene da pensare, “due personaggi che puntano ad acquisire i voti
dei romanisti alle prossime elezioni, l’universo politico nazionale avrà sicuramente espresso unanime derisione rispetto all’iniziativa dei due burloni”…certo che no!
La maggior parte si è guardata bene dal giudicare, Gianluca Buonanno, sempre in prima fila quando c’è da essere populisti, annuncia un’interrogazione alla commissione europea, Maurizio Gasparri bolla come “demagogia del cazzo” l’osservazione che gli ha mosso il Fatto Quotidiano riguardo all’opportunità di occupare il parlamento con polemiche da bar sport, aggiungendo che “voleva fare un’interrogazione anche lui, ma poi ha evitato”, meno male che c’è Francesco Boccia che trova “surreale” l’iniziativa dei due deputati, anche se lui è presidente dello Juventus Club di Montecitorio, quindi c’è conflitto d’interesse.
La stagione delle larghe intese viene così degnamente coronata, simboleggiata dal grottesco connubio tra chi è contro i diritti alle coppie gay, l’aborto, l’immigrazione, l’integrazione, l’europeismo, tra chi porta nel simbolo la fiamma tricolore e chi si fa erede dell’antifascismo e si definisce progressista.
Ma adesso basta (pseudo)politica, parliamo di cose serie, parliamo di calcio, finalmente.
Per chi ha visto la partita, ed è attrezzato di un minimo di obiettività, è fuor di dubbio che l’arbitro abbia perso di mano la direzione della gara, favorendo infine la Juventus, ma non in modo così clamoroso come è stato dipinto dai media e
soprattutto non volutamente, le partite truccate sono anzi proprio quelle che non sembrano tali: il terzo gol dei bianconeri firmato da Bonucci è regolare (almeno per quest’anno, dato che ogni 12 mesi cambia la regola del fuorigioco), il primo rigore non c’è e ne parleremo successivamente in modo più approfondito, il secondo, assegnato per fallo su Pogba, forse è punizione dal limite, forse rigore, ad ogni modo sfido chiunque a decidere in tempo reale una situazione del genere, l’espulsione di Manolas è sacrosanta, quella di Morata un po’ meno, il rigore su Totti ci può stare.
L’arbitro ha toppato nella visione di alcuni episodi, tutti difficili in realtà, ma la sua inadeguatezza al dirigere partite del genere non deriva tanto dai rigori dati o non dati, piuttosto, dall’essere stato troppo volubile nel cambiare idea sul primo rigore e nell’essere andato in totale confusione da quell’episodio, tollerando falli durissimi e rendendo così la partita una corrida, più che un gioco di tecnica e tattica, per la gioia e la goduria dell’accanitissimo pubblico dello Juventus Stadium, e probabilmente della maggior parte dei telespettatori.
Ma la parte meno discussa, ed a mio avviso più interessante di tutta la vicenda, l’unica che veramente ha motivo di essere approfondita riguarda la punizione di Pirlo e la successiva assegnazione del calcio di rigore contro Maicon. Rocchi assegna la punizione, quindi traccia la linea con la magica ed innovativa bomboletta di schiuma bianca, ad una distanza di 9 metri dal punto di battuta, striscia leggermente arcuata, com’è giusto che sia, dal momento che in realtà sta tracciando un arco di circonferenza(necessari studi approfonditi di geometria per chi vuole fare l’arbitro); la curva è di fatto una linea di rispetto che i difensori sono tenuti a non valicare: nonostante la mitica schiuma (progettata in modo tale da scomparire dopo pochi minuti), Maicon si fa beffa dell’ausilio tecnologico saltando ben oltre la linea di rispetto, la quale era tracciata dentro l’area di rigore, finendo addirittura fuori area, tocca con la mano per proteggersi senza commettere fallo, ma Rocchi non la pensa allo stesso modo ed assegna, vedendo giustamente che Maicon è fuori dall’area di rigore, punizione dal limite e cartellino giallo per il terzino.
A questo punto lo spirito della bomboletta, offeso dall’oltraggio del romanista, si materializza negli astuti attaccanti
juventini che incastrano l’arbitro facendogli notare che la schiuma è dentro l’area di rigore, quindi o ammette palesemente che non ha fatto rispettare la distanza, oppure decide di fidarsi ciecamente della tecnologia (per quanto povera e banale sia, nel mondo del calcio attualmente la bomboletta è all’avanguardia), assegnando il calcio di rigore, considerando il tocco di mano falloso e la distanza rispettata: sbagliando due volte.
Il tema della tecnologia negli stadi è attualissimo e in re
altà può essere inteso come un particolare neanche troppo importante del grande tema del rapporto tra esseri umani e tecnologia, intelligenza naturale e artificiale, simboleggia nel campo dello sport l’antico rapporto dualistico di amore/odio fra l’uomo ed i suoi prodotti, costruiti ed ideati per asservirlo, usati, anche, per assoggettarlo, rendendolo alienato dal proprio lavoro.
L’introduzione di ausili tecnologici nel mondo del pallone è ostacolata dagli alti vertici e auspicata da tifosi e giornalisti sportivi, l’episodio di Torino avvalora allo stesso tempo la tesi dei primi, i conservatori, che sostengono la valutazione umana la migliore possibile, soprattutto in tempo reale, ma anche dei secondi, i riformisti, in quanto l’atteggiamento di Rocchi ha dimostrato come l’arbitro sia ormai talmente sotto pressione da non reggere più la stessa, aggrappandosi, a costo di sbagliare, all’unico strumento tecnologico che gli è concesso, una misera bomboletta, con una magica schiuma.