Intervista a Federico Frusciante su: I Fratelli Coen!
Federico Frusciante (una sua foto qui a destra) proprietario del Video Noleggio “Videodrome”, amico di vecchia data de I Licaoni, con i quali fa ogni secondo giovedì del mese dei video riguardanti monografie cinematografiche o consigli legati al mondo del cinema, alla musica e alla letteratura sul loro apposito canale YouTube, ha già collaborato con noi la scorsa estate in una lunga intervista che potete ancora legge e gustare cliccando “Qui”. Oggi la redazione torna a collaborare con quest’ultimo e il collega Francesco Braschi, ma invece di parlare della loro esperienza personale e di come sia avere e lavorare in un video-noleggio oggigiorno, o come e quando Frusciante ha iniziato ad amare il cinema, abbiamo deciso di parlare dunque di due autori di grande rilievo e importanza nel panorama cinematografico moderno, facendo quindi una parziale monografia su di loro. Gli autori chiamati in causa stavolta sono : I Fratelli Ethan e Joel Coen! Appassionati, fan, seguaci o fedeli di Federico Frusciante, smettete di fare qualsiasi cosa e venite a leggere cosa Frusciante pensa dei due cineasti americani padri di film indimenticabili come Il Grande Lebowski o Fargo!
ATTENZIONE: Prima di iniziare con le domande, vi rubiamo ancora 5 minuti del vostro tempo per informarvi che:
1) L’intervista è divisa in due parti: la prima la potrete leggere subito dopo questa “breve” introduzione mentre la seconda parte sarà disponibile il prossimo Mercoledì 2 Aprile, sempre su Uninfonews.it, alle ore 15.10 circa (non mancate!). La seconda parte sarà prevalentemente composta da commenti e recensioni da parte di Federico su alcuni dei film dei Coen in aggiunta ad altre domande sempre attinenti al tema (o agli autori in tal caso) scelto!
2) All’interno già di questa prima parte ci sono spoiler riguardanti alcune pellicole dei Coen come A Serious Man o Non è Un Paese per Vecchi o Blood Simple. In oltre avvisiamo voi, fedeli lettori, che i finali de Le Iene, Jackie Brown e Pulp Fiction, tutti diretti da Quentin Tarantino, sono parzialmente descritti (quindi state attenti, anche in questo caso, a non rovinarvi la sorpresa o il finale se non avete ancora visto questi film).
3) Colui che fa l’intervista non verrà segnalato da un nome o un segno particolare, ma le domande saranno riportate tutte in corsivo, mentre Federico e le altre persone che hanno risposto o sono intervenute saranno indicate con il proprio nome contraddistinto in grassetto.
AVVISO IMPORTANTE
Federico Frusciante parteciperà come ospite insieme a Francesco Braschi alla prima conferenza ufficiale di Uninfonews.it il 5 Aprile prossimo alle ore 17.00 (circa) alla Feltrinelli di Livorno in Via di Franco n. 12. (cliccate qui per vedere l’evento Facebook: Conferenza Uninfonews.it !!)
Vi auguriamo una felice e soddisfacente lettura!
Monografia su: I Fratelli Coen – Parte 1
1) Partiamo con una domanda forse un po’ banale e scontata: Federico, quando e quale è stato il primo film che hai visto dei Coen? Sempre che tu ovviamente te lo ricordi.
Federico: Um.. me lo ricordo eccome! E’ stato “Arizona Junior” senza nemmeno sapere che fosse dei Coen. Avevo più o meno quattordici anni e due anni prima, ricordo, uscì in VHS, che c’era la copertina con Nicolas Cage con i capelli ritti semi disegnata, non so se hai presente? Era una locandina davvero bellina, però lì per lì la pellicola mi sembrava più una commedia molto leggera; avevo preso questo film convinto che fosse una cosa tipo quei lavori fatti da J. Hughes tipo sai “Biglietto in Due”, perché anche dalla trama mi sembrava una cosa molto più comica e spensierata, ma in verità era una bomba. Ricordo che mi garbò tantissimo e poi da lì, come un po’ per tutte le cose che iniziano a piacerti, quando hai quindici o sedici anni mi documentai, lessi chi aveva diretto quel lavoro, il regista insomma, e allora compresi cosa avevo visto e chi l’aveva diretto. Mi ricordo che “Blood Simple”, il primo che hanno realizzato, lo vidi successivamente e poi mi rimase impresso in modo chiaro, tanto che da lì in poi seguì e vidi tutti i loro lavori: “Barton Fink”, che è un film fatto nei primissimi anni ’90 ed ero già più grande…
Filippo Scarparo (collega di Federico): C’era anche “Mister Hula Hoop”! Anche quello fu fatto all’inizio della loro carriera e non era male!
Federico: Ah, sì! C’era anche Mister Hula Hoop con Tim Robbins e Paul Newman, però quello lo vidi dopo Barton Fink e ne avevo già sentito parlare! Anche quel lungometraggio era veramente bello!
2) Federico, perché ti è piaciuto il tuo primo film dei Fratelli Coen? Cosa hai trovato all’interno di tanto interessante da spingerti a vedere anche tutti gli altri fatti da loro due?
Federico: Bé non lo so… è qualcosa legato all’istinto, voglio dire… da ragazzino, mi garbava un po’ tutto, era davvero difficile capire perché un film non mi piacesse. Mi piaceva tutto! Però ti posso dire il perché mi sono piaciuti a istinto tanto i film di loro due: quando li guardavo mi sembrava di vedere qualcosa di nuovo, inedito; erano film che non erano mai la solita cosa. Non mi sembravano uguali alle altre pellicole che vedevo. Come mi facevano effetto i film di Sam Raimi quando li vidi all’inizio, tipo La Casa o come i primi film di Peter Jackson…sono registi che non sai perché li riconosci subito, hanno qualcosa nella tecnica e nel talento che li contraddistingue! All’epoca, si parla degli anni ’90, sempre, mi sembrava già che il loro stile fosse riconoscibile, già con Mister Hula Hoop o Crocevia per la Morte. Tutta quella serie di lavori compreso Fargo…li riconosci c’è poco da dire!
Siccome, che io mi ricordi, uscirono nello stesso periodo dei film di Tarantino, più o meno, siamo sempre attorno agli anni novanta, i loro film vennero molto pubblicizzati in Italia in quel periodo; mi ricordo che credevo che Tarantino ed i Coen con i loro film quasi si assomigliassero, poi ho capito, con gli anni, che c’erano delle grosse differenze. Però Fargo mi sembrava un lungometraggio fatto alla Pulp Fiction! Anche se non avevo capito che non ci combinava una sega alla fine… però mi garbava perché lì per lì, per quanto simile, mi sembrava allo stesso tempo diverso, poi non lo so di preciso il perché mi piacessero così tanto.
3) In che modo catalogheresti il Cinema dei Coen? Si può parlare di Cinema di Autore?
Federico: Cinema di autore assolutamente si! Perché quando un autore fa qualcosa dove è riconoscibile in quasi tutto, del tipo: scrive la sceneggiatura e cura la regia etc… insomma fa tutto lui, è chiaro che si parla di cinema di autore. Però per me cinema di autore non vuol dire “cinema d’essai” inteso come mezzo per raccontare la vita per forza o andarsi a buttare sul Neorealismo o cose simili; quello è d’autore come tanti altri tipi di cinema del genere diversi. Per me l’autore è Carpenter, Romero, loro sono indubbiamente veri autori delle opere che realizzano perché nei loro film esprimono se stessi nel cinema o prova a dirlo attraverso la regia e la storia.
I Coen sono autori perché il loro stile è una fusione tra il super classico ed il post moderno, però non vanno mai oltre, non sono mai eccessivi sotto questo aspetto. Nei loro film, anche quelli più schizzati e frenetici, come Hula Hoop o Barton Fink (che sono oltre nel senso che non sono prettamente realistici) comunque hanno sempre un qualcosa che li differenzia da quell’altri che è tipo la perfetta regia, che è più “Hitchockiana” di quello che può sembrare in superficie e la continua ricerca del Noir. Quindi per me ogni loro film è in realtà un Noir. Precisamente: un Noir che si mescola ad un post moderno e che va alla ricerca di un qualcosa che forse nemmeno i Coen stessi sanno.
… Quindi in un certo senso potremmo dire che i Coen, rimanendo nel loro cinema, hanno comunque un modo di fondere i vari generi nelle loro produzioni?
Federico: Ma perché il genere è sempre il Noir, lo ripeto. Alla base dei loro film c’è sempre quello, quell’aspetto lì. Il Noir è il punto di partenza che spinge poi tutto il cinema dei Coen, che si vedano film come Arizona Junior o Mister Hula Hoop o Il Grande Lebowski, l’idea ed il genere è sempre quella; è lì che vogliono andare a parare ed è lì il cuore della loro arte. Facci caso, c’è sempre una dark lady, un idiota che può essere o buono o cattivo, il personaggio un po’ tarchiato. Che siano i loro film grotteschi o no non c’è un genere diverso da questo qui di cui ti parlo. Perché Horror non ne hanno mai fatti, fantascienza non che io mi ricordi. Sono sicuro però che se loro due facessero la fantascienza non farebbero sicuramente un film dove non si riconoscerebbe la loro impronta. Lo vedremmo subito che è fatto da Joel ed Ethan. Io personalmente riconosco i Coen anche da una sola inquadratura; se tu guardi la prima inquadratura di Blood Simple, che ci sono i pozzi petroliferi, lo riconosci subito che è un film loro, sono inquadrature che le trovi anche negli altri film tipo Fargo o in Lebowski. La voce narrante nei loro film, osserva bene, è sempre carica di ironia, sempre sopra le righe. Sono tutti segnali che ci fanno riconoscere questi due cineasti.
4) Quali sono le Tematiche Principali dei loro lavori?
Federico: Mah, guarda…te le dico subito alcune: la religione; la condizione del loro paese, ovvero quello dell’America che ha un importanza fondamentale. Poi c’è la povertà, la voglia di voler mettere in scena tanti “anti-eroi” che di fatto sono presenti un po’ in tutti i loro film. La cosa bella dei fratelli Coen è che hanno un loro preciso stile ma non hanno un modo preciso di raccontare le storie per cui sono riconoscibili attraverso chissà quale espediente. Alcuni personaggi però ci sono sempre: se guardi tutti i film di loro il protagonista o co-protagonista alla Drugo del Grande Lebowski, che in questo film è portato al massimo ed all’eccesso totale, è presente in tutte le altre opere! Gli estremi, intesi come personaggi, ci sono assiduamente, è una costante del loro cinema. Sicché quello che puoi riconoscere nei Coen è sempre tutta una serie di personaggi o scene sopra le righe come ad esempio il killer di Non è un Paese per Vecchi o il prete di A Serious Man. Sono tutti personaggi che schizzano verso un qualcosa di diverso, ma anche nei film vecchi mica solo negli ultimi, prendi ad esempio Arizona Junior: il personaggio interpretato da Cage non ci sta proprio con la testa! Anche se comunque a pensarci bene i Coen riescono a far tornar qualcosa, come in Fargo, di abbastanza naturale e non forzato, quindi realistico nelle loro produzioni. In questo caso si parla dei due killer ed il personaggio della poliziotta incinta, una situazione abbastanza verosimile se ci pensi attentamente. Quindi hanno sempre tutta una serie di uomini e donne che fanno cose fuori dagli schermi che poi si trovano dentro ad un qualcosa che è prevalentemente un noir.
5) Ho visto di recente Non è un Paese per Vecchi e la sceneggiatura in un certo senso, non dico assolutamente che è uguale, può portare in un primo momento a fare dei paragoni alle pellicole di Tarantino? Più che altro mi sono accorto che nei loro film ci sono dei dialoghi frizzanti e delle battute geniali che talvolta ricordano quelle presenti in lavori come Le Iene o Pulp Fiction? E’ dunque un errore metterli a confronto questi tre autori o quanto meno associarli?
Federico: Secondo me è un errore fare un paragone o un’associazione tra loro due ( o tre insomma!). Loro hanno una identità post moderna, è un po’ come dire che J. Pollock alla fine è pop come Andy Warhol, ma in fin dei conti non ci combina nulla questo parallelismo. Per me la logica è quella. E’ un cinema post moderno che prende qualcosa dal cinema classico e lo immette in una visione più pulp*, ma intesa in questo caso più “bassa”; Tuttavia, se Tarantino alla fine è divertente e diverte con i suoi film e le sue scene, io noto che i Coen non sono mai immersi in un cinema alla Quentin Tarantino che per certi aspetti è dunque più di intrattenimento. I Coen quindi tendono meno a far divertire lo spettatore, è proprio il loro stile che a volte è divertente, ma non è loro intenzione far ridere. Se guardi il finale di A Serious Man è tutto tranne che un finale divertente o aperto. Tarantino nei suoi film fa sempre dei finali conclusivi, chiusi, determinati perché lui alla fine prende più dal genere poliziesco, più da un cinema di genere western, più da Leone quindi ha alla fine sempre un finale netto nei suoi lavori. Tarantino nei suoi film fa finire sempre bene la storia. Questa è la logica di questo regista. Ne Le Iene il poliziotto si salva, in Pulp Fiction ci sono delle storie a lieto fine; in tutti i suoi film, anche in Jackie Brown alla fine c’è un finale positivo! Guardate un film dei Coen: Blood Simple finisce a merda, nelle commedie forse ci sono finali meno tragici, ma se guardate Non è un Paese per Vecchi o A Seriuous Man, o il loro capolavoro “L’uomo che non C’era” sono tutti film cupi, una cupezza che Tarantino se la scorda e non ha. Tarantino lo vedo più, se vogliamo fare un paragone con la musica New Wave, è i Talking Heads o i Blondie mentre i Coen sono i Suicide o qualcosa di più ironico tipo i Devo. Il punto è che un autore cerca di trasmettere cosa è il suo paese attraverso un Noir, attraverso quindi un genere che quasi sempre finisce male e di conseguenza in modo pessimistico, mentre un altro ti propone la sua visione del mondo in un modo apparentemente più leggero. Ai Coen non importa parlare di una visione politica di sinistra o di destra, loro cominciano i loro film in un determinato modo e tu senza tante presentazioni capisci già quale è il tono del film! Tarantino un film come A Serious Man con tutta una digressione sulla religione ebraica non lo farà mai iniziare.
6) Passiamo, allora, all’idea politica dei Coen. Dai loro film che visione hanno della politica dell’America e come si approcciano ad essa?
Federico: Loro sono dichiaratamente come gente come Raimi persone che votano per il Partito Democratico Americano. Però essendo loro ebrei proprio di famiglia, loro due sono un po’ alla Allen, che infatti è uno dei registi a cui si ispirano alla fine…descrivono questa America attraverso una visione politica che va al di là dell’essere strettamente di sinistra o di destra, sotto questo punto di vista, perché i loro film non puntano ad una visione manichea o ad un binomio morale. Il bello dei Coen è che non dividono bene e male per forza, sinistra o destra, bianco o nero,
Filippo Scarparo (collega di Federico): infatti altri loro film hanno comunque proposto anti-eroi che per idee e morale si avvicinano più ad una politica di destra, questo ci fa capire come di fatto siano più per idee legate ad una politica democratica…
Federico: Il loro cinema non è politico nel senso “facciamo qualcosa che è didascalico e si mette la politica nel film chiaro e tondo”, è che raccontando le loro storie capisci come la pensano anche politicamente e che visione hanno del mondo. In Non è un Paese per Vecchi come fai a non parlare di un certo tipo di isterismo e violenza e di arretratezza di un paese? Quando racconti di uno come il Drugo*, un personaggio così fuori dalla società americana ti rendi come che loro sono più uno specchio reale di quello che poi è ridotta l’America. Tutto questo, tutte queste critiche ce le trovi però ragionandoci.
Filippo Scarparo (collega di Federico): forse ricorda un po’ la beat generation…
Federico: Si, però la beat generation era di rottura, secondo me i Coen non sono di rottura. Non fanno cinema indipendente o autoriale perché lo devono fare, come tanti registi che si montano la testa perché fanno tutto loro… lo fanno perché hanno iniziato a farlo con La Casa di Raimi. Cioè bisogna capire che loro appartengono ad un certo periodo, vedono le cose in una certa ottica e fanno il cinema che gli piace fare, hanno avuto la fortuna che questo cinema ha successo e piace alla gente pur essendo un tipo di cinema difficile. La loro fortuna gli ha permesso di fare cosa cavolo gli pare, probabilmente se non avessero fatto successo con i primi film ora sarebbero come Romero che non fa più film da un po’. Però loro due non sono pericolosi come George R. o Carpenter, che le case di produzione li tengono nascosti, perché i Coen comunque fanno un cinema da Oscar, lo sanno anche loro, nonostante sia di grandissima qualità. E’ un cinema che comunque può piacere tanto ai critici perché non pensano al genere come fine ultimo e di conseguenza piace molto sia al pubblico che a chi si occupa di cinema e fa il critico. Infatti è incredibile come un film come Il grande Lebowski sia diventato famoso più per il personaggio principale che per la complessità della messa in scena o per come sia fatto tecnicamente il film; cioè di personaggi come quello del Drugo* ce sono stati tantissimi nella storia del cinema, c’erano persino nei film degli anni ’70,’80! Il classico tossico sfatto che girava per la città ed aveva una certa saggezza e visione di vita; ma alla fine non è quello il punto, ma il fatto che loro questo tipo di personaggio l’hanno inserito in un film Noir che riprende la pellicola de Il Grande Sonno con Bogart, soltanto che al posto di quest’ultimo c’è Bridges ed è il nostro “eroe”, sbandato e mezzo scoppiato! Se ci mettevi un altro personaggio sopra le righe, strano o quanto meno particolare facevi un film bellissimo uguale, ma con un personaggio così fuori dagli schermi è chiaro che il pubblico ci è andato a nozze. Loro, nei loro film, vanno sempre ad un qualcosa che è ruralissimo, quasi country, i loro lungometraggi sono come una ballata folk americana, però è come se a tutto ciò unissero anche l’elettronica. E’ un po’ una ricerca, il loro modo di fare cinema è esattamente come dire “faccio il cazzo che mi pare” e così fanno film che piacciono anche alla gente! Ma se vi siete visti gli ultimi loro lungometraggi sono pellicole che non garbano a nessuno e non incassano una lira.
In effetti A proposito di Davis non mi sembra che abbia fatto un grande incasso, né A Serious Man…
Federico: Io A Proposito di Davis non l’ho ancora visto ma sono sicuro sarà comunque un grandissimo film! Ma quello è un tipo di lavoro che comunque è costato poco, quindi se non ha fatto un boom al botteghino non importa perché rientra nei film a bassissimo costo. La fortuna dei Coen è aver fatto soldi nei loro primi anni, aver incassato con Il grande lebowski, Fargo o Arizona Junior e tutto ciò li ha permesso di arrivare dove sono ora. Loro in questo momento apposto tutta la vita. I Coen hanno i loro 600’000 spettatori nel mondo abituati a farli incassare almeno 50’000 dollari per le loro produzioni.
7) Sempre per quanto riguarda il genere: hai detto che il Noir è forse l’elemento fondamentale con cui si può catalogare il loro cinema. Ma se pensiamo a film come Lady Killer o Burn After Reading, dove hanno da una parte, sì, un qualcosa legato al Noir, ma non trovi che si rifacciano molto anche al genere dello spionaggio il secondo e alla commedia nera il primo. Ti sembra una giusta affermazione?
Federico: Sono Noir entrambi per me. Questi secondo me rientrano nelle così dette commedie nere, cioè pellicole dove al loro interno hanno una costruzione di una commedia classica con personaggi e situazioni brillanti ma che allo stesso tempo al loro interno hanno sempre un qualcosa legato al crimine, eccolo quindi l’aspetto “nero” del tutto. Quindi, anche in questi due film, il Noir è lì! Lo specifico del Noir è quello di offrire sempre personaggi come il poliziotto, il ladro etc…che si incrociano durante la storia narrata. Lady Killer alla base è già un noir, è comunque un remake ed è il loro peggior film dei Coen secondo me, lo dico subito. Questo lungometraggio è la loro peggior soluzione, è un buon film in sé e tecnicamente, ma è un lungometraggio che riprende un tipo di cinema che funzionava tanto anni fa, negli anni ’60 in Inghilterra. Lì faceva veramente ridere ed era un tipo di cinema veramente “nero”. Questo film, sebbene il cast, è un film un po’ così, te lo anticipo già ora prima delle recensioni ed i pareri che mi chiederai dopo sui loro lavori. Della serie “facciamolo così si incassa un sacco di soldi” e infatti ha incassato un sacco di soldi. Burn After Reading è un Noir anche quello perché all’interno c’è la storia legata alle spie e alla CIA, è tutto questo che unisce i loro film e fonde i loro generi. C’è sempre la dicotomia tra il bene ed il male mescolata, grazie a personaggi ambigui come l’ex poliziotto o la sua moglie che ha un amante etc… o uscite fuori di scena a metà film grazie a dei personaggi che muoiono a metà dell’opera. Quindi il Noir, mettetevelo in testa è una costante un marchio di fabbrica dei Coen.
Se mi chiedessi: I Coen, che colore ti viene in mente? Ti dire il nero ed il marrone! Il Marrone perché quando penso a loro vedo sempre distese, mi viene in mente sempre il Gran Canyon. Ed il Nero perché nei loro film c’è sempre un omicidio, una morte o un qualcosa di spiacevole, persino ne Il Grande Lebowski. Il nero funziona perché come in tutti i buoni film di questo genere c’è sempre il personaggio secondario di forza, i loro film sopravvivono anche per i personaggi secondari. Sempre in Lebowski quello che fa funzionare il tutto è appunto è anche il grande John Turturro che fa il giocatore di Bowling o John Goodman dove ha un personaggio che è proprio su un altro livello! Ha alcuni dei monologhi più belli come quello al bar dove dice ai suoi amici di bere un caffè in nome del Vietnam, è un qualcosa di favoloso! I Coen sono talmente bravi che con tre dialoghi ti fanno scoprire un personaggio dentro. Quindi ecco perché quasi tutti i loro lavori hanno un qualcosa di nero, qualcosa di cupo. Poi è chiaro anche nei lavori più leggeri tipo Prima ti Sposo poi ti Rovino c’è comunque quell’aspetto amaro, quel tocco di Noir e inganno che si trova per esempio nella rappresentazione della Dark Lady interpretata da Zeta Jones! Le loro Commedie non sono altro che Noir che solo apparentemente si mostrano come commedie nere. A me fanno questo effetto, io comunque non riesco precisamente a “catalogare” i loro film, sono un po’ come Tarantino ed altri pochi registi (tipo Lynch). I Coen nei loro lungometraggi beccano un tipo di realtà con cui conviviamo tutti giorni ed è inquietantemente vera ed è per questo che i loro film hanno tutta una serie di personaggi che poi vengono messi sulla scena come uomini o donne disturbate o completamente fuori di testa. E’ un po’ il loro punto di forza e la loro genialità! Poi sai sono anche molto “fortunati” perché se prendi film come Non è un Paese per Vecchi scopri che hanno già di base un libro e quindi un punto di partenza fantastico, un punto di partenza niente affatto male, anche se comunque loro fanno film che poi reggono benissimo il confronto con la controparte cartacea!
Fine Prima Parte
Lista dei Film Citati:
Arizona Junior; Biglietto in Due; Blood Simple – Sangue Facile; Barton Fink – è successo a Hollywood; Mister Hula Hoop; Crocevia per la Morte; Fargo; Pulp Fiction; Il Grande Lebowski; Non è Un Paese per Vecchi; A Serious Man; Le Iene; L’uomo che Non C’era; La Casa; Il Grande Sonno; A Proposito di Davis; Lady Killer; Burn After Reading – A Prova di Spia; Prima ti Sposo poi Ti Rovino.
Ringraziamenti
Si ringrazia Federico Frusciante per il tempo a disposizione che ha concesso alla redazione e per averci permesso di intervistarlo ancora una volta. Uno speciale ringraziamento anche a Filippo Scarparo e Francesco Braschi che hanno collaborato al progetto ed infine, ultimo ma non meno importante, al sempre presente Jacopo Mauriello, regista in erba di cortometraggi e già autore (assieme a Lorenzo Paci) di lavori come I Numeri Uno e del futuro The Stipulation !
Claudio Fedele
17-3-2014
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