Livorno in festa per il suo genio
“Sono io stesso lo strumento delle potenti forze che nascono e muoiono in me” – Amedeo Modigliani (1884-1920)
È stata inaugurata oggi la grande e attesa mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori delle collezioni Netter e Alexandre” al Museo della Città di Livorno che ha visto una giunta felice e cittadini in festa. La suggestiva sede dei Bottini dell’olio ospiterà l’evento capofila di una serie di incontri minori e manifestazioni realizzate dalla città in fermento, non per ultimo un grande convegno con la Comunità Ebraica della città. L’eccezionale esposizione, realizzata dal
Comune di Livorno insieme all’Institut Restellini e la partecipazione di Fondazione Livorno vede una grande “M” di ingresso in Piazza del Luogo Pio come segnacolo di quest’importante appuntamento con la storia. Appuntamento che, come ha sottolineato l’Assessore alla Cultura Simone Lenzi, “è anche un appuntamento con la Verità. È necessario restituire all’artista la sua vera identità: era livornese di origini e non per sbaglio”.
E questo atteggiamento, questo sguardo verso un caro vecchio amico di ritorno, è quello negli occhi dell’amministrazione e dei cittadini: l’emozione di riscoprire il tanto discusso ‘orgoglio livornese’ nella volontà di riscoprire il suo artista dannato e carismatico allo stesso tempo. Ma è l’aria di internazionalità che si respira in queste sale, quell’aspetto multiculturale del quale i livornesi sono grandi eredi e che, al pari delle sue cariatidi, Modigliani sapeva ben sorreggere ed interpretare. Colori, paesaggi, tratti e studi diversi emergono da queste opere e dai loro soggetti che permettono di rivivere piccole e grandi sfumature della storia dell’arte e dei suoi germogli, sbocciati poi nelle grandi correnti del dopoguerra.
Il curatore Marc Restellini afferma con soddisfazione il risultato del lavoro che si presenta, prima di tutto, come uno sguardo unico sul contesto e sulla vita non solo dell’artista labronico ma anche dei suoi compagni d’arte e amici, come Chaïm Soutine e Maurice Utrillo. Dall’inquietudine di Soutine alla serenità di Utrillo, passando per Suzanne Valadon, Andrè Derain e Moïse Kisling, questa mostra si articola in cromie e dinamismi tutt’altro che banali, che ne definiscono l’unicità e l’internazionalità distaccandola anche dalle retrospettive più riuscite su Modì e sull’Arte del Novecento.
L’operazione, realizzata con il coordinamento di Sergio Risaliti, ha permesso l’esposizione di una selezione corposa di opere, delle quali il fulcro è rappresentato da 14 dipinti e 12 disegni di Modigliani raramente visibili. L’attenzione poi è anche da rivolgere soprattutto a chi, con grande passione e lungimiranza, rese possibile questi incontri e congiunture d’arte: Paul Alexandre, figura centrale del legame fra Livorno e Parigi, e Jonas Netter, il collezionista cardine di questo nucleo che comprende oltre un centinaio di capolavori rappresentativi della scuola parigina.
In questo nuovo focus sull’artista viene svelato lo spirito di quel periodo magico e nebuloso che fu la Parigi di inizio Secolo, tra contaminazioni e transizioni, che si specchia nel lirismo delle sue opere al culmine di un climax di stupore. Tra occhi che parlano, bocche serrate e colli che indicano, emerge un rapporto latente e continuativo tra le opere, gli artisti e le loro ombre emotive, in un contesto che svela nuove prospettive e nuove sensazioni regalateci dall’anima del collezionista e dalla sua sensibilità.
E di questo stiamo parlando, di un dono: un dono alla città, un dono alla memoria e un dono alla vera Arte, quella che comunica oltre i tecnicismi e le polemiche unendoe tempi, luoghi e spazi diversi. Il genio livornese rientra in quella corrente tutta da riscoprire di personaggi che abbiamo consegnato all’oblio e che è dovere riscoprire perché se è vero che “la bellezza salverà il mondo” sarà solo il vero impegno a render reale tale prospettiva.
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