Cosa è successo questa settimana nel mondo, dal Brasile alla Romania:
–Jair Bolsonaro, candidato di estrema destra, si ferma a un passo dalla vittoria delle presidenziali brasiliane. L’ex-militare non ha infatti superato la soglia del 50%. Bolsonaro andrà al ballottaggio il prossimo 28 ottobre con il leader del PT (Partito dei lavoratori) Fernando Haddad, che al primo turno ha ottenuto solo il 28% dei consensi, contro il 47% del “Capitano”.
-In Romania non passa il referendum costituzionale sulla definizione di famiglia, che preveda la sostituzione del termine “coniugi” con “un uomo e una donna”. La consultazione, fortemente voluta dagli esponenti della Chiesa ortodossa e dalla Coaliția pentru Familie (Coalizione per la Famiglia), non ha infatti raggiunto il quorum del 30%. Nel Paese le nozze tra persone dello stesso sesso non sono ancora riconosciute, ma non verranno proibite dalla Costituzione.
-Riad risponde a Trump, che, negli scorsi giorni, in un discorso davanti ai suoi sostenitori in Mississippi, ha dichiarato di apprezzare il re dell’Arabia Saudita, ma che allo stesso tempo non resisterebbe due settimane senza la difesa degli USA, e che di conseguenza deve pagare per questi servizi. Pronta la replica del principe Bin Salman. “Tutte le armi che riceviamo dagli Stati Uniti sono state pagate, non ci sono state inviate gratuitamente”, ha affermato.
-Il nazionalista serbo Milorad Dodik, presidente uscente della Republika Srpska (Rs) e fedele alleato della Russia, rivendica la vittoria nelle elezioni per la presidenza tripartita della Bosnia, che si sono tenute nella giornata di ieri. Dodik ha affermato di aver conquistato il seggio presidenziale spettante ai serbi nell’organismo, di cui fanno parte anche un croato e un musulmano. Per il seggio croato, la vittoria è stata rivendicata dal socialdemocratico Zeljko Komsic, che ha già ricoperto in passato l’incarico, mentre per i musulmani a proclamarsi vincitore è stato il conservatore Safik Dzaferovic, della Sda di Bakir Izetbegovic.
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