Cosa è successo questa settimana nel mondo:
–Venti di guerra in Burundi: l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad al Hussein ha accusato le autorità locali di responsabilità dirette nel trascinare le popolazioni in un conflitto civile in piena regola
attraverso la manipolazione delle tensioni esistenti fra le varie etnie. Il Paese era stato teatro di una sanguinosa guerra civile tra il 1993 e il 2005 ,costata oltre 300 mila vite e più di un milione di sfollati.
–Terminati a Ginevra i colloqui di pace fra le parti in causa nella guerra in Yemen, i ribelli houthi, appoggiati dalle forze fedeli all’ex presidente yemenita Ali Abdullah Saleh e dall’Iran, e il governo dell’attuale presidente yemenita Abed Rabbo Mansour Hadi, sostenuto da una coalizione di paesi guidata dall’Arabia Saudita. Il cessate il fuoco, che sarebbe dovuto durare sette giorni, è stato più volte violato da entrambe le parti.
–Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha chiesto un cessate il fuoco in Siria e darà inizio ai negoziati di pace formali a partire da gennaio. Disegnati per la prima volta i contorni di una transizione politica nel Paese con “l’istituzione di un’autorità di transizione con pieni poteri esecutivi, formata sulla base di un comune accordo e in condizioni che assicurino la continuità delle istituzioni statali”.
–La Turchia prosegue con il ritiro delle proprie truppe da Bashiqa, in Iraq. Ankara aveva accusato Baghdad di danneggiare il processo di lotta allo Stato Islamico per aver presentato alle Nazioni Unite le proprie rimostranze contro il dispiegamento delle truppe turche nel nord del Paese. Il concilio delle Nazioni Unite, riunitosi venerdì, aveva chiesto alla Turchia il ritiro immediato dei suoi soldati. Ankara aveva dispiegato centinaia di truppe a Bashiqa all’inizio di dicembre spiegando che le forze facevano parte di una missione internazionale per combattere l’Isis.
–Allarme rosso per lo smog a Pechino. Lo smog, secondo le previsioni, non si dissolveraà prima di martedì e la visibilità a Pechino e nelle altre zone interessate scenderà a meno di un chilometro. L’allarme rosso era scattato anche lo scorso 7 dicembre.
–Dopo la pubblicazione della relazione della Commissione sul maltrattamento dei bambini nativi americani nelle scuole canadesi, il primo ministro Justin Trudeau ha chiesto scusa alle popolazioni indigene.“Il governo del Canada presenta il suo sincere scuse per le popolazioni indigene per così profondamente fallito nel suo dovere di loro e chiedere loro perdono”, ha commentato il capo del governo.
Comments