Il 3 dicembre 2015 il M5S ha presentato un ordine del giorno in cui chiedeva al governo l’impegno a non cambiare il testo dell’Italicum. L’ordine del giorno (definito dichiaratamente provocatorio da Alessandro Di Battista, cioè da colui che l’o.d.g. l’ha firmato e presentato) è stato poi bocciato dagli stessi esponenti del M5S, i quali hanno dichiarato che questa mossa serviva a far uscire allo scoperto il PD, reo, secondo i pentastellati, di voler modificare il testo della legge elettorale per non permettere al M5S di vincere le elezioni politiche del 2018.
Il motivo della bagarre può essere ricondotto sicuramente ai risultati degli ultimi sondaggi: il PD risulta il primo partito, ma il M5S è secondo a soli cinque punti di distacco. Fino a qui tutto bene, ma secondo il testo attuale dell’Italicum, se un partito non raggiunge il 40% dei voti, è previsto un secondo turno (ballottaggio) tra i due partiti più votati. Sempre secondo i sondaggi, nel caso di un ipotetico ballottaggio tra PD e M5S, sarebbe quest’ultimo a vincere e ad ottenere la maggioranza (54%, pari a 340 seggi) per governare il paese. Il PD sembra realmente intimorito da questa situazione, ed è per questo che da alcuni giorni, tra le file del centro-sinistra, si sta pensando ad una qualche modifica al testo dell’Italicum.
Le soluzioni più gettonate per la modifica della legge elettorale sono due: da una parte c’è l’idea, proposta dalla minoranza del PD, di togliere il ballottaggio, mentre dall’altra c’è la volontà, soprattutto da parte del governo, di reintrodurre le coalizioni a discapito delle liste. Per quanto riguarda la prima soluzione, quest’ultima non è ben vista da Renzi, il quale ha sempre voluto un sistema maggioritario a doppio turno alla francese. La seconda soluzione sembra quindi la più accreditata, dato che con le coalizioni il PD potrebbe trarre grande vantaggio nel riunire l’intero centro-sinistra. Invece il M5S, che notoriamente “corre da solo”, potrebbe veder sfumare il sogno di governare il paese.
Congetture a parte, è il PD che ha in mano il pallino del gioco: l’Italicum entrerà in vigore dal 1° luglio 2016, quindi ci sono ancora otto mesi per eventuali modifiche. La situazione rimane comunque paradossale, dato che il testo attuale, concepito da Renzi e Berlusconi nel famoso “Patto del Nazareno”, potrebbe favorire il M5S, il quale però ha sempre dato battaglia contro questa legge elettorale chiamando in causa la Corte Costituzionale, sollevando più volte la questione di legittimità costituzionale dell’Italicum e proponendo una legge elettorale basata su un sistema proporzionale con soglie di sbarramento molto alte, proponendo cioè una legge elettorale che sembra l’esatto contrario dell’Italicum.
Come hanno già dichiarato alcuni esponenti del M5S, la battaglia per la legge elettorale sarà incentrata su una questione di coerenza. Gli sviluppi futuri ci diranno se il PD, nella persona di Renzi, il quale ha sempre difeso ed elogiato l’Italicum, modificherà quest’ultimo per paura di un’ascesa del M5S oppure, rimanendo coerente con quanto è stato detto e fatto, non toccherà il testo della legge elettorale. Per quanto riguarda il M5S, resta da vedere se i pentastellati continueranno a dare battaglia all’Italicum come hanno sempre fatto o se, date le circostanze favorevoli, ci sarà un cambio di linea del MoVimento volto alla difesa dell’attuale testo della nuova legge elettorale, anche se quest’ultima ipotesi rimane improbabile.