Fino ad a due anni fa la situazione nella II Repubblica era cristallizzata in questi termini: il Centro-Destra e il Centro-Sinistra si affrontavano reciprocamente alle elezioni e si alternavano nella formazione del Governo del paese in un clima bipolare molto marcato.
Questa contrapposizione da “Atene contro Sparta” è stata tuttavia frantumata dall’ingresso sulla scena politica del “Movimento Cinque Stelle”, Movimento politico oltre la destra e oltre la sinistra, caratterizzato dal suo leader Beppe Grillo, comico prestato comicamente alla politica e comunicatore forte e dai forti messaggi, con in testa l’obbiettivo di “mandare a fanculo”(cit.) integralmente la classe dirigente italiana.
Tale “modus operandi” non è però del tutto nuovo, un’altra formazione venti anni fa si comportò analogamente, criticando la vecchia politica e proponendo un nuovo modo di agire improntato alla legalità e all’efficienza.
La Lega Nord si presentò sulla scena politica italiana in un momento di sfiducia verso i partiti tradizionali, proponendo alcuni argomenti particolarmente sentiti da una fascia di popolazione settentrionale e non riconducibili ad una area politica precisa, Federalismo Fiscale e Eliminazione degli sprechi su tutti, e affidandosi ad un Leader demagogico e populista: Umberto Bossi.
Il successo della Lega è stato crescente e dovuto sia all’alleanza con Silvio Berlusconi, in grado di assicurarle copertura nazionale, sia alla forte risposta del territorio e della “base”, fedele tutt’ora ad ogni decisione presa prima da Bossi e poi da Maroni; il declino della Lega è stato invece frutto della sua incapacità di raggiungere quegli obbiettivi di cui si era fatta portatrice, i progressivi e costanti insuccessi nel trasformare l’Italia da paese sostanzialmente centralizzato-unitario a federalista, il fallimento nel risolvere quei problemi per i quali la stessa Lega Nord era nata, sud spendaccione e inconcludenza politica del Parlamento, ed infine lo scandalo legato alle spese personali dello stesso Leader, colpevole proprio di quei “crimini” morali tanto criticati.
Ed è qui che entra in gioco il Movimento.
Grillo ha gestito la sua formazione politica combinando alcuni degli elementi propri soprattutto della Lega Nord e tipici della II Repubblica quali:
- La presunzione di superiorità del suo movimento nei confronti di tutti gli altri partiti ed elettori , caratteristica tipica della Lega Nord e in parte anche di Silvio Berlusconi -“ I Padani ce l’hanno duro // Chi vota sinistra è un coglione”-
- Mix di temi storicamente di destra e di sinistra, ad esempio rifiuto dello Ius Soli ma apertura alle energie rinnovabili
- Grande importanza al Leader e alla comunicazione
- Apertura agli strati della popolazione “emarginati” dalle misure prese dalla attuale classe dirigente
- Creazione di un nemico, i partiti parlamentari, verso cui indirizzare l’insoddisfazione popolare
Oltre a questo, ha inserito “ex novo”:
- Il rifiuto di alcuni elementi caratterizzanti di tutte le democrazie occidentali quali il libero mercato, il libero mandato parlamentare e il parlamentarismo
- Una struttura leggera sul territorio ma rigidamente gerarchizzata nei vertici
Il prodotto finale è stato un vero e proprio partito, più partito della somma degli altri messa insieme, contraddistinto dalla “Nessuna Ideologia” oltre la Destra e la Sinistra, la quale è già di per se una ideologia, forte nella campagna elettorale ma di difficile tenuta nella vita politica parlamentare.
La “Democrazia Liquida”, concetto di derivazione anglo-sassone, aperta ad ogni categoria sociale ha, come accennato sopra, trovato una pronta risposta al momento del voto ma, immediatamente dopo l’elezione di Napolitano, l’odio verso i partiti non è più stato idoneo ad essere un utile collante fra un elettore leghista deluso, uno studente disilluso, un imprenditore in crisi e un operaio in cassa integrazione; il rifiuto per le alleanze con le altre forze politiche, lo strappo alla prassi nella votazione al Presidente della Repubblica, gli incessanti attacchi ad ogni istituzione di questo ordinamento sono stati solo tentativi, piuttosto maldestri e poco duraturi, di ravvivare questo profondo e rancoroso odio popolare.
Le stesse ricette di risoluzione o alleggerimento della crisi risultano essere tanto affascinanti nella forma quanto vacue nella sostanza, la “Decrescita Felice” per poter essere applicata necessiterebbe di una partecipazione collettiva di tutta la popolazione in ragione di una felicità interiore non ben specificata mentre il “Reddito Minimo di Cittadinanza” comporterebbe l’eliminazione di ogni trattamento differenziato pensionistico, in barba ad ogni principio meritocratico e democratico.
Per queste ragioni, a mio avviso insuperabili, Grillo è condannato al declino.
Il Governissimo per quanto inconcludente sta riscuotendo comunque consensi mentre il Movimento è da mesi in caduta libera in ogni sondaggio e le amministrative di giugno ben comprovano questo crollo repentino; il partito pentastellato può solo sperare in qualche scandalo legato ai partiti in grado di invertire questo corso ma, in caso contrario, alle prossime consultazioni raccoglierà nella migliore delle ipotesi la metà dei voti presi a febbraio oltre ad un deciso “Fanculo”, per dirla con una espressione di Beppe, da tutte quelle persone che, per ingenuità o disperazione, si sono affidate a lui nella speranza di costruire una Italia migliore.