“Come spesso capita con le più belle avventure della vita, anche questo viaggio cominciò per caso. “ (Tiziano Terzani)
La nostra ultima esperienza vede come protagonista uno dei quattro stati che compongono la Penisola Scandinava: la Danimarca. Quest’avventura ci ha colpito non solo per quanto riguarda l’aspetto psico-sociale della popolazione, ma anche per l’accurata e rigida organizzazione economico-politica.
È interessante ascoltare il parere del mio compagno d’avventura: Francesco Angeli.
Francesco, la tua attenzione si focalizza principalmente su argomenti che riguardano la politica e l’economia. Quali sono state le prime differenze che hai notato rispetto all’Italia.
«Sicuramente la differenza che più mi ha stupito riguarda la gestione parlamentare danese, nello specifico la differenza di numero fra i suddetti parlamentari e quelli italiani. I nostri 639 contro i loro 139, sono una chiara dimostrazione di come una nazione possa essere amministrata in maniera comunque vincente, contrariamente all’Italia, che rimanere legata ad un sistema tradizionalista, a causa di una inefficiente modernizzazione del sistema burocratico. È opportuno citare un aforisma del sociologo Max Weber: «Vi son due modi di rendere la politica una professione. Si vive “per” la politica, oppure “di” politica.» In conclusione, un fatto molto importante che mi ha colpito durante questa vacanza è stata il senso di patriottismo che si poteva notare anche solo passeggiando per le vie di una qualsiasi città. In merito a ciò ricordo le numerose bandiere danesi che sventolavano con fierezza fuori da ogni abitazione. »
La Danimarca è anche denominata “il Paese Felice”, sai spiegarci il perché di questo appellativo, anche in merito alla tua esperienza?
«Penso proprio che il motivo vada ricercato nel sistema economico danese che ha permesso di avere un’economia fiorente. Un altro motivo, a mio parere, è dovuto al fatto che la Danimarca insieme all’Inghilterra è entrata a far parte dell’Europa ma non ha adottato la moneta unica, rimanendo legata alla corona danese. Inoltre il sistema burocratico danese non ammette la presenza di evasori fiscali dato che, a differenza nostra, loro hanno un’unica tassa che comprende pubblica istruzione, trasporti, sanità ecc. Tutte queste informazioni le ho raccolte parlando con alcuni cittadini danesi, i quali precisavano che le tasse erano molto alte proprio per i motivi elencati precedentemente. Inoltre non ho potuto fare a meno di ascoltare gli evidenti apprezzamenti che erano fatti nei confronti del governo (di destra) e della regina, visto che in Danimarca vige una monarchia parlamentare che ritengo rappresentare uno degli ordinamenti politici più efficaci: è risaputo che il simbolo del monarca è solito incrementare il nazionalismo individuale. »
Passando agli aspetti psico-sociali, Filippo, hai notato delle differenze rilevanti riguardo la sfera relazionale rispetto all’Italia?
«Anche in questo caso, i punti a favore per la Danimarca sono importanti. Prima di rispondere alla domanda vorrei raccontare di un aneddoto accadutomi mentre mi trovavo nella città di Århus; stavo cercando informazioni riguardanti un negozio e, come son solito fare nel mio Paese, mi sono avvicinato in maniera “gesticolante” ad un abitante del posto. Immediatamente si è immobilizzato quasi come spaventato e, dopo aver ascoltato la mia domanda, ha estratto il cellulare per ottenere informazioni riguardati il mio interrogativo.
Sono rimasto molto colpito dalla sua gentilezza ma anche dal suo stupore nel vedermi così “caloroso” nei suoi confronti; mi ha spiegato, infatti, che i danesi sono molto riservati nella loro individualità e che fanno uso del contatto visivo e fisico solo con persone che conoscono da molto tempo, tratti caratteriali assai differenti da quelli dell’italiano medio, il quale si permette di “invadere” lo spazio personale di una persona, aspetto quasi sacro per un danese. Si pensi che è considerato offensivo anche protrarre la propria mano davanti a una persona mentre ci si trova seduti accanto. »
Precedentemente la Danimarca è stata descritta come “il Paese Felice”: aspetto contestabile visto il tasso di suicidi all’anno (11,3) più alto rispetto ad altre nazioni, come l’Italia (6,7). Sai darci una spiegazione?
«Probabilmente il motivo di questa statistica va ricercato direttamente nei tratti caratteriali tipici del
danese medio. Già dopo quattro giorni di permanenza mi ero reso conto di quanto fosse importante il rispetto della propria vita privata e, di conseguenza, anche della propria dignità. L’educazione di questo paese ci insegna l’importanza della disciplina e della sistematicità in ogni ambito della vita quotidiana. Questi sono tutti aspetti lodevoli per una popolazione, purtroppo il più deleterio è la convenzionalità che appartiene alla maggior parte delle persone che abitano questo paese. Quindi mi permetto di criticare questo aspetto troppo rigido ed abitudinario della popolazione, ritenendolo uno dei motivi principali di questo alto tasso di suicidi. »
Un sentito ringraziamento a Francesco Angeli per la collaborazione
Comments